La Bce alza i tassi di interesse dello 0,75%; protestano Codacons e Confartigianato

- di: Redazione
 
La Banca centrale europea ha alzato i tassi d’interesse di 0,75 punti. Il tasso principale sale al 2%, quello sui depositi all’1,5% e quello sui prestiti marginali al 2,25%. L'annuncio è stato commentato negativamente da Codacons e Confcommercio. Secondo l'organismo di tutela dei consumatori, il rialzo dei tassi ''rappresenta una mazzata per le famiglie italiane che hanno acceso un mutuo a tasso variabile''.
Secondo l'organizzazione, la decisione dell'Istituto centrale avrà effetti pesanti sulle famiglie.

La Bce alza i tassi di interesse dello 0,75%

Per il Codacons, ''considerata una fascia media di mutuo a tasso variabile di importo compreso tra i 125 mila e i 150 mila euro, ossia l’importo più richiesto in Italia da chi accende un finanziamento per l’acquisto di una casa, la rata mensile salirà tra i 40 e i 50 euro per effetto del nuovo aumento dei tassi deciso dalla Bce. Se però si considerano tutti gli incrementi imposti dalla Banca Centrale Europea negli ultimi mesi, la rata mensile di un mutuo a tasso variabile salirà complessivamente tra i 120 e i 150 euro rispetto a quanto pagato lo scorso anno, con ripercussioni sulle famiglie comprese tra i +1.440 e +1.800 euro all’anno''. Per il presidente di Codacons, Carlo Rienzi, ''l’incremento del costo dei finanziamenti si aggiunge così al caro-bollette e all’emergenza prezzi, aggravando ulteriormente i conti degli italiani: ciò apre un altro pericoloso fronte, quello dei ritardi nei pagamenti delle rate da parte delle famiglie in difficoltà, schiacciate dall’emergenza energia, da un’inflazione alle stelle e ora anche da mutui sempre più cari e difficili da pagare”.
Non meno duro il giudizio di Confartigianato, che ha sottolineato che la Bce, oltre alla misura odierna, ''prevede di aumentare ulteriormente i tassi di interesse per assicurare il ritorno tempestivo dell’inflazione all’obiettivo del 2% a medio termine”.

Quindi, per Confartigianato ''l'orientamento restrittivo della BCE, in un contesto caratterizzato da inflazione spinta dai costi, aumenta la probabilità di una recessione: le previsioni di ottobre del Fondo monetario internazionale indicano nel 2023 una recessione in Germania e in Italia''.

''Mentre la Germania ha ampi spazi fiscali per una politica di bilancio per la crescita, per l’economia italiana - si legge ancora nella nota - si delinea una pericolosa sincronizzazione pro-ciclica tra una politica fiscale “prudente” e una vigorosa stretta monetaria. In questa prospettiva, e con l’inflazione più elevata dalla sua nascita, la Banca centrale europea potrebbe generare un eccessivo impulso recessivo sull’economia italiana. Sulla politica monetaria europea, nelle ultime settimane si sono registrate le preoccupazioni e un richiamo alla prudenza dei governi di Italia, Francia, Finlandia e Portogallo''.

La Bce, si legge in una nota del Direttivo dell'Istituto centrale europeo, "intende continuare a reinvestire, integralmente, il capitale rimborsato sui titoli in scadenza" del programma di acquisto titoli App "per un prolungato periodo di tempo successivamente alla data in cui ha iniziato a innalzare i tassi di interesse di riferimento".

"I rischi per lo scenario di crescita sono chiaramente al ribasso, specie nel breve termine", ha detto la presidente della Bce, Christine Lagarde, notando che "un rischio significativo è quello che la guerra si trascini" e che "la fiducia potrebbe peggiorare ulteriormente, così come le strozzature all'offerta". "I governi - ha detto ancora Lagarde - devono perseguire politiche di bilancio che portino alla discesa dei debiti elevati, e le politiche strutturali devono aumentare il potenziale di crescita".
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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