BCE, EY-Oxford Economics: entro fine anno atteso taglio dei tassi d’interesse 100 punti base

- di: Barbara Leone
 

La Banca Centrale Europea potrebbe intraprendere una nuova fase di politica monetaria, con l'avvio di una serie di riduzioni dei tassi d'interesse già a partire da giugno. Oxford Economics prevede infatti una diminuzione complessiva dei tassi di 100 punti base (bps) nel corso del 2024. È quanto emerge dai dati presentati nel corso del convegno “Tassi delle banche centrali in discesa, ma quando e con quale ritmo?” promosso da EY e Oxford Economics (all’interno del convegno semestrale di Oxford Economics) e in corso presso l’EY wavespace di Roma.   Nell’Eurozona la solida crescita del primo trimestre, assieme al miglioramento dei dati di fiducia, rappresenta un punto di svolta, dopo la stagnazione dello scorso anno. Oxford Economics stima un tasso di crescita del PIL dello 0,8% nel 2024 con un’accelerazione all’1,8% nel 2025.

BCE, EY-Oxford Economics: entro fine anno atteso taglio dei tassi d’interesse 100 punti base

“Ci aspettiamo che l’inflazione dell’Eurozona si attesti al 2,2% in media annua, e sarà già al di sotto del target della BCE a partire dalla seconda metà dell’anno - dichiara Nicola Nobile, Chief Italy Economist, di Oxford Economics -. Ma se da un lato la BCE ha dichiarato che il primo taglio dei tassi a giugno è quasi certo, dall'altro rimane incertezza su ciò che potrebbe accadere in seguito, anche a causa di fattori di tipo geopolitico. I dati sull'inflazione saranno in ultima istanza la chiave per definire la dinamica dei tassi. Prevediamo una diminuzione complessiva dei tassi di 100 punti base (bps) nel corso del 2024. Il rafforzamento della crescita atteso per il 2025 non dovrebbe compromettere il processo disinflattivo in corso, garantendo alla BCE spazio di manovra per un ulteriore allentamento della politica monetaria”.

In questo contesto, EY e Oxford Economics stimano per l'Italia una crescita del PIL reale intorno allo 0,7% - 0,8% nel 2024 e poco sopra l’1% nel 2025, con una riduzione del tasso di inflazione dal 5,6% nel 2023 al di sotto del target della BCE del 2% per il 2024 e il 2025.

Nel 2024 si attenuerà la spinta degli investimenti privati, per il venir meno di alcuni incentivi, per il costo del denaro e per l’incertezza legata alla situazione geopolitica - sottolinea Mario Rocco, Valuation, Modelling and Economics Leader di EY in Italia -. Tuttavia, la discesa dell’inflazione aiuterà i salari reali e di conseguenza i consumi delle famiglie, che però rimarranno sottotono. La disoccupazione scenderà ancora rimanendo stabilmente sotto l’8% segno di un mercato del lavoro in salute. Resta quindi di importanza strategica per la crescita di medio-lungo periodo il corretto utilizzo delle risorse del PNRR”.

Guardando alle principali economie a livello globale, Oxford Economics stima per gli Stati Uniti una crescita del PIL che dovrebbe mantenersi su tassi relativamente solidi, al 2,6% nel 2024, sostenuto in particolare dalla domanda interna. L’inflazione è prevista al 3,3%, ancora ampiamente al di sopra del target della Fed; inoltre, le dinamiche più recenti sollevano qualche preoccupazione sulla rapidità del processo disinflattivo, che è visto rafforzarsi solo a partire dalla fine di quest’anno. Sebbene questo, assieme alla recente crescita dei prezzi energetici, abbia raffreddato le attese dei mercati sui tagli dei tassi, gli ultimi dati sul mercato del lavoro in rallentamento supportano le aspettative su tagli dei tassi per 50 punti base (bps) entro la fine dell’anno. Nel 2025 il processo di normalizzazione di inflazione e tassi di crescita dovrebbe proseguire, permettendo un ulteriore allentamento della politica monetaria, sebbene le elezioni incombenti aggiungano un elemento di incertezza. Per la Cina, Oxford Economics stima una crescita del PIL del 4,7% nel 2024, al di sotto del target governativo di una crescita “attorno al 5%”. Per quanto riguarda l’inflazione le stime si attestano su un fiacco 0,5%, dopo lo 0,2% dell’anno scorso: i rischi sono speculari rispetto alla situazione europea e statunitense, con il rischio di deflazione in crescita.  Oxford Economics stima un tasso di crescita del PIL dell’Eurozona dello 0,8% nel 2024 con un’accelerazione all’1,8% nel 2025. Dopo un aumento del PIL dello 0,3% nel primo trimestre, le aspettative sono per un tasso di crescita simile anche nel secondo trimestre, mentre dalla seconda parte dell’anno l'attività economica è vista rafforzarsi. Tra i fattori principali che guideranno questa ripresa ci sono la bassa inflazione, il miglioramento dei redditi reali, l'allentamento della politica monetaria e le migliori prospettive di domanda nell'industria.

Il dato sul PIL del primo trimestre (+0,3% sul trimestre precedente) mostra una crescita, seppur contenuta, confermando le previsioni di EY dello scorso marzo. Dopo una contrazione dell’1,4% a gennaio rispetto a dicembre, anche l'indice della produzione industriale in Italia ha sperimentato una crescita modesta pari a 0,1% a febbraio 2024. EY ed Oxford Economics concordano che l’analisi tendenziale continua però a mostrare un comparto industriale in difficoltà, per l’aumento dei costi energetici, la debolezza della domanda globale e in particolare dei principali partner commerciali, come la Germania, e le pressioni sulle catene di fornitura. A questo scenario si aggiunge l'incremento dei tassi di interesse bancari sui prestiti: a titolo di esempio, si consideri che i tassi sui prestiti alle società non finanziarie hanno superato i picchi raggiunti nel 2012, e sono vicini ai livelli sperimentati nel 2008. Ad aprile, l'indice dei prezzi al consumo ha registrato un rallentamento a +0,9%, dopo la breve accelerazione di marzo 2024 (+1,2%), riavvicinandosi così ai valori registrati nei primi due mesi dell’anno. Grazie a un’inflazione più contenuta già dagli ultimi mesi del 2023, vi è stata una parziale ripresa del potere di acquisto dei lavoratori (il monte salari reale è aumentato del 2,9% nel quarto trimestre del 2023 rispetto all'anno precedente), il che potrebbe aver sostenuto in parte i consumi nell’ultima parte dell’anno. A questo si contrappone una riduzione dell’eccesso di risparmio accumulato durante la pandemia, che aveva supportato i consumi precedentemente, riducendo così il suo effetto positivo sull’economia.

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