Bollettino economico di Bankitalia: "Peggiorano le prospettive di crescita in Italia"

- di: Daniele Minuti
 
La Banca d'Italia ha pubblicato il suo bollettino economico trimestrale, in cui ha analizzato il quadro del nostro Paese che a livello estero, concentrandosi in particolare sulle conseguenze dovute al conflitto in Ucraina.

Bankitalia: "Peggiorano le prospettive di crescita in Italia"

L'economia mondiale ha subito l'impatto del rialzo dell'inflazione, delle incertezze causate dalla guerra, dalla debolezza dell'attività cinese e dalle difficoltà di approvvigionamento lungo la catena del valore (seppur in minor misura rispetto a inizio 2022). Scende il prezzo del gas naturale in Europa dopo il raggiungimento degli obiettivi di stoccaggio ma per il 2023 si stimano prezzi molto alti.

In diverse economie si spinge verso la normalizzazione della politica monetaria, come evidenziano gli incrementi del tasso di interesse negli Stati Uniti della Federal Reserve, quello della Banka d'Inghilterra e di diverse altre banche centrali mondiali. Resta accomodante la politica monetaria in Giappone e in Cina. La banca Centrale Europea ha scelto due incrementi di tassi di interesse di riferimento per 1,25 punti percentuali totali, con previsioni di un nuovo aumento nelle prossime riunioni.

Nell'Eurozona, ristagna l'attività e il Prodotto Interno Lordo, con l'inflazione non accenna a frenare la sua corsa portandosi al 9,9% a settembre. Le impese e le famiglie prevedono nuovi rialzi nel breve termine, mentre si stabilizzano le attese a tre anni (quelle tra 5 e 10 anni restano attorno al 2%).

Capitolo Italia, il bollettino spiega: "Secondo il valore centrale delle nostre stime, in Italia il prodotto sarebbe marginalmente diminuito nel trimestre estivo, anche per effetto dei forti aumenti dei costi energetici e dell'incertezza sull'evoluzione della guerra in Ucraina. Al lieve calo della produzione industriale si aggiungono segnali di indebolimento nelle costruzioni. L'attività nel terziario sarebbe per contro rimasta stabile, grazie al contributo ancora positivo dei comparti turistico e ricreativo. Dal lato della domanda, la spesa delle famiglie è frenata dalla perdita di potere d'acquisto dovuta all'elevata inflazione. Le imprese intervistate fra agosto e settembre nell'ambito delle nostre indagini manifestano un maggiore pessimismo sulle condizioni per investire, connesso con la protratta incertezza. Nel secondo trimestre le esportazioni in volume sono aumentate, sostenute sia dalla componente dei beni sia, in misura più intensa, da quella dei servizi; le importazioni totali sono tuttavia cresciute in maniera più pronunciata. Nel bimestre luglio-agosto le vendite estere di beni avrebbero lievemente rallentato. È proseguito il forte peggioramento del saldo di conto corrente, in atto dalla seconda metà del 2021, a causa dell'ulteriore ampliamento del deficit energetico. La posizione creditoria netta sull'estero rimane comunque solida".

Sale l'occupazione anche se in estate si sono visti rallentamenti, con le attese in materia delle imprese che peggiorano e la dinamica delle retribuzioni contrattuali che resta moderata: i recenti rinnovi hanno siglato aumenti salariali per il periodo di vigenza dei contratti in linea con le stime di inflazione (rimane alta la quota di dipendenti in attesa di rinnovo nei settori più colpiti dalla crisi pandemica).

L'inflazione al consumo armonizzata in Italia ha raggiunto il 9,4% a settembre, risentendo del rincaro dei beni energetici e della loro trasmissione, con i provvedimenti governativi che però hanno contenuto tale rialzo di circa 2 punti percentuali.

Ma quali sono le previsioni? Bankitalia spiega: "Le nostre stime più recenti indicano che in uno scenario di base il PIL aumenterebbe del 3,3 per cento nel complesso dell'anno in corso, rallenterebbe allo 0,3 nel 2023 e crescerebbe dell'1,4 nel 2024. Queste proiezioni restano tuttavia soggette a forti rischi al ribasso. L'inflazione al consumo si collocherebbe all'8,5 per cento nella media del 2022, scendendo al 6,5 nel 2023, per poi portarsi poco sopra il 2 per cento l'anno successivo. In uno scenario avverso - in cui si ipotizzano un arresto delle forniture di gas russo dall'ultimo trimestre del 2022, un nuovo rincaro dell'energia e un più marcato rallentamento del commercio mondiale - il prodotto si contrarrebbe di oltre l'1,5 per cento nel 2023 e tornerebbe a crescere moderatamente nel 2024; l'inflazione continuerebbe a salire anche il prossimo anno, superando il 9 per cento, per poi scendere in maniera decisa nel 2024".
Il Magazine
Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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