Bancomat S.p.A: società leader in Italia nei pagamenti che guida la rivoluzione nei big data

- di: Redazione
 
I caratteri distintivi alla base del successo di BANCOMAT S.p.A., la società fintech dei circuiti di pagamento e prelievo più diffusi in Italia, gli obiettivi del Piano industriale a 2027, la ‘rivoluzione’ dei Big Data, la smaterializzazione delle carte, l’evoluzione prevedibile del settore fintech, le proposte per rendere più trasparente il sistema dei prelievi al bancomat. Intervista ad Alessandro Zollo, Amministratore Delegato e Direttore Generale di BANCOMAT S.p.A.

Intervista ad Alessandro Zollo, Amministratore Delegato e Direttore Generale di Bancomat S.p.A.

BANCOMAT, nata nel 1983, conta oggi 109 banche socie e, con 34 milioni di carte, è la società dei circuiti di pagamento e prelievo più conosciuti in Italia. Dottor Zollo, quali sono i caratteri distintivi che hanno permesso un tale successo, tanto che negli anni ‘80 cambiaste in Italia il sistema dei prelievi? Quali i passaggi chiave?
La nostra società rappresenta un punto di riferimento per gli italiani. Lo dico consapevole della storia che “BANCOMAT” porta con sé. L’esperienza che abbiamo sul mercato da oltre 40 anni ci permette oggi di avere la sensibilità giusta per muoverci nell’evoluzione del settore. Siamo stati i primi a guidare gli italiani negli anni ‘80 in quello che forse è stato il più grande cambio di passo del modello di prelievo che, dallo sportello della banca vincolato ad orari di attività, è passato a un servizio ATM disponibile h24. Dietro questo passaggio, da un lato c’è la capacità di un’azienda di ascoltare le esigenze del mercato. Dall’altro, anche la volontà di incidere sul progresso del Paese e di farlo nel pieno rispetto e tutela di un principio che per noi è valore che mobilita ogni iniziativa: la sicurezza. Oggi il contesto ci impone di accelerare su obiettivi di innovazione che sono accolti tanto dagli operatori quanto dai piani di Governo. Per i nostri volumi e il modello unico che ci caratterizza, abbiamo competenze e capacità per farlo mantenendo inalterata l’economicità del servizio e l’indiscussa sicurezza che ormai gli italiani ci riconoscono da anni. Lo stiamo facendo come operatore di mercato privato anche al servizio del sistema Paese, mantenendo un dialogo aperto e costante con le istituzioni.

Su quali direttrici di sviluppo punta il nuovo piano industriale al 2027 di BANCOMAT S.p.A.?

Certamente la digitalizzazione dei pagamenti. Un concetto ormai molto utilizzato ma che porta con sé un ripensamento non solo dell’offerta ma di tutta “l’infrastruttura” che deve muoversi al ritmo giusto, altrimenti risulterebbe un’attività puramente commerciale. Da un lato abbiamo investito e stiamo continuando ad investire molto sulle modalità di pagamento contactless, avviando un percorso duplice che coinvolge sia l’aggiornamento delle carte che dei device di accettazione delle stesse. Dall’altro continuiamo a sviluppare un capitolo portante nel futuro dei pagamenti che guarda alla smaterializzazione delle carte. Parliamo di sistemi che garantiscono pagamenti veloci tramite cellulare. Qui abbiamo avviato partnership con principali player di settore, alcune delle quali si concluderanno entro la fine dell’anno, ma stiamo anche investendo molto sul nostro prodotto digitale, BANCOMAT Pay, che potrà essere peraltro veicolo chiave per un progetto più attivo di BANCOMAT nel mercato europeo. Quando si avvia un percorso così complesso è indispensabile tener conto non solo della buona riuscita dell’ecosistema messo in atto ma che tutti siano partecipi di questo sviluppo. Così stiamo lavorando sull’attivazione di agevolazioni all’uso e accettazione di questi sistemi digitali, al fianco dei consumatori e degli esercenti. Non possiamo infatti pensare di sostenere un cambio di paradigma senza fornire gli strumenti necessari per metterlo in atto.

Dal 2018 BANCOMAT S.p.A. ha potuto raccogliere i dati relativi a circa dieci miliardi di operazioni. Un patrimonio su cui poggiano i nuovi investimenti che avete deciso di effettuare sulla vostra piattaforma di Business Intelligence, puntando sui Big Data. Perché questa decisione e cosa cambierà in concreto? Quale è il nuovo balzo in avanti? Si può parlare di una vera ‘rivoluzione’?
Per i volumi che una società come BANCOMAT sviluppa, i dati costituiscono un patrimonio importante: non solo a livello di disegno delle strategie industriali - che devono essere data-driven - ma anche per offrire nuovi servizi alle nostre banche partner, nonché poter collaborare fattivamente con iniziative di sistema, quali ad esempio il cashback di Stato.
I balzi in avanti sono e saranno molteplici. Il primo è rappresentato dall’attivazione del cashback su BANCOMAT Pay: ogni acquisto e-commerce viene incentivato con un 5% di cashback erogato direttamente da BANCOMAT. L’apparente semplicità del meccanismo ed il suo funzionamento sono resi possibili grazie alla capacità di intercettare in tempo reale tutte le informazioni relative alle transazioni, calcolare lo sconto e accreditarlo all’utente.

Collegandoci alla domanda precedente, lei ha affermato che ‘questa mole di dati potrà essere utile all’intero sistema-Paese e alla pubblica amministrazione’. In riferimento alla P.A., quali altre sinergie, oltre a quelle già esistenti (basti dire che siete stati protagonisti nell’operazione cash-back di Stato) sono immaginabili?

Dall’esperienza del cashback, il dialogo tra BANCOMAT S.p.A. e la Pubblica Amministrazione non si è mai interrotto. I nostri volumi, i nostri dati e la user experience dei nostri servizi ci hanno permesso di partecipare come interlocutori principali nell’erogazione del servizio. Resta ancora molto da fare e stiamo lavorando al fianco della Pubblica Amministrazione per rafforzare l’investimento digitale che è stato messo in campo: a breve il nostro servizio digitale BANCOMAT Pay verrà abilitato al pagamento in App IO, consentendo ai cittadini di pagare in modo facile e veloce.

Un argomento cruciale è il processo di smaterializzazione delle carte, che appare un po’ il presente ma soprattutto il futuro prossimo dei pagamenti. Come sta accelerando questo processo?
Partiamo da un assunto. Oggi in Italia il numero degli smartphone risulta essere superiore a quello degli abitanti: circa 80 milioni di device mobile per 60 milioni di cittadini. I dati parlano chiaro. È evidente che il futuro di molte delle attività commerciali passa attraverso questi dispositivi, e di conseguenza riguarda anche l’attività di pagamento.
In questo terreno BANCOMAT è più che attiva avendo lanciato nel maggio del 2020 SAMSUNG Pay ed è notizia di qualche settimana fa che da Aprile 2022 sarà disponibile Huawei Pay, il wallet di pagamento che consentirà ai titolari di una carta PagoBANCOMAT di utilizzare il proprio smartphone per effettuare pagamenti contactless.

Oltre alla smaterializzazione delle carte quali saranno, a suo parere, le principali novità per i prossimi anni? In un’intervista ha affermato di credere che, ‘più che assistere a un cambiamento strutturale del sistema, vedremo concretizzarsi, con una velocità maggiore, le basi poste sino ad ora’. Può farci qualche esempio di cosa è prevedibile che avvenga?
Di digitalizzazione dei sistemi di pagamento se ne parla da tempo. Non parliamo di per sé di concetti nuovi. La vera novità sta nell’opportunità che oggi il nostro Paese ha, anche per via della situazione che abbiamo vissuto, nel fare finalmente quel cambio di passo tanto discusso.
BANCOMAT ha già messo in campo tutte le azioni necessarie a guidare e favorire questa digital transition: prima con la diffusione del contactless, ora con il presidio dell’ecommerce con BANCOMAT Pay e con la smaterializzazione delle carte PagoBANCOMAT nei wallet digitali (Samsung Pay, Huawei Pay, ecc.), domani con l’Euro Digitale, su cui stiamo avviando un percorso di sperimentazione.

Capitolo e-commerce. Quali sono le possibilità che offrite in questo campo caratterizzato da una crescita forte e continua?
L’e-commerce rappresenta un asse dello sviluppo di BANCOMAT. Stiamo investendo molto in accordi strategici con operatori di settore per lo sviluppo della rete di accettazione online di BANCOMAT Pay. Siamo già presenti su oltre 17 mila siti di e-commerce ed entro la fine dell’anno vedrà la luce una partnership che riteniamo fondamentale per traguardare obiettivi importanti per la diffusione del servizio e per il raggiungimento dei numeri del nostro piano industriale.
Del resto, crediamo che la user experience garantita da BANCOMAT Pay agli utenti sia veramente frictionless: nessun numero carta, data scadenza e/o codice da ricordare o inserire, ma solo il proprio numero di cellulare. Il tutto con la velocità, facilità e soprattutto la sicurezza tipiche dei prodotti BANCOMAT.

Si dice da anni che in Italia manchi una cultura digitale, ma anche che da qualche anno stiamo rapidamente recuperando terreno. È effettivamente così? Da questo punto di vista, qual è stato il comportamento degli italiani durante la pandemia e cosa è cambiato strutturalmente?

Gli italiani hanno cominciato ad utilizzare, anche perché costretti dalla situazione di distanziamento, i sistemi di pagamento digitali. E lo hanno fatto non solo per acquisti extra, ma per operazioni quotidiane, come la spesa. Usando questi sistemi ne hanno compreso la comodità e i dati che leggiamo ci dicono che non vogliono più farne a meno. Ora sta a noi fare in modo che il servizio che richiedono sia presente in ogni occasione. L’investimento più importante per portare avanti una cultura finanziaria è l’abilitazione di questi strumenti per i micropagamenti. Se impareremo a farlo e potremo pagare con la carta il pane che compriamo tutti i giorni, allora questa abitudine si trasformerà in cultura.

Il digitale ha modificato anche il modo di lavorare, creando figure professionali sempre più specializzate anche nel settore fintech. Molte imprese evidenziano che c’è difficoltà a reperire in Italia queste figure professionali. Cosa fare per evitare questa strozzatura? Nello specifico, anche voi trovate difficoltà nel recruiting?
Quello che abbiamo osservato è che non è complicato trovare persone con competenze tecniche, ma è molto difficile individuare risorse con una esperienza significativa nel design di prodotti e servizi digitali, ovvero con una capacità di sviluppo digitale critica e centrata sul mercato e sui customer need.
Stiamo affrontando queste carenze con diverse strategie: in primis facendo crescere le nostre risorse e reperendo sul mercato persone con un alto potenziale da poter inserire in specifici percorsi professionali “tailor-made” orientati soprattutto allo studio dell’evoluzione dell’offerta sul mercato e dei customer need.

Ha proposto, per usare le sue parole, ‘una serie di novità che consentono di rendere per le banche più remunerativo la gestione degli ATM evitandone la chiusura come sta avvenendo in molti piccoli comuni. Chiediamo soprattutto un tetto di 1,5 euro per i clienti su ogni prelievo da una banca diversa da quella dove si detiene un conto corrente e la visualizzazione preliminare della commissione’. La sua proposta è al vaglio è al vaglio dell’Autorità Antitrust. Quali sarebbero i vantaggi, e per chi, se la sua proposta fosse accettata?

Anche qui partiamo da un dato che abbiamo rilevato chiedendo agli italiani se fossero a conoscenza o meno del valore delle commissioni che attualmente paghiamo al momento in cui prelevano denaro da un ATM di una banca diversa dalla loro: il 60% non ne ha idea.
Oggi al momento del prelievo la dicitura che appare sullo schermo dell’ATM è generica, non ci dice effettivamente quanto pagheremo. La nostra proposta vuole intervenire per garantire maggiore trasparenza ai cittadini, permettendo loro di avere visione della commissione al momento del prelievo con un messaggio che dia trasparenza sul costo del servizio.
Il nuovo modello garantisce inoltre per le Banche proprietarie degli ATM il recupero dei costi di gestione necessario per fronteggiare ed arginare il fenomeno di chiusura degli ATM a cui stiamo assistendo su tutto il territorio nazionale.
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