Assemblea UniCredit: il taglio di 450 filiali accoglie il nuovo Ad Orcel

- di: Redazione
 
Il futuro di UniCredit è cosa che, oltre ai suoi azionisti ed ai suoi clienti, deve interessare i suoi dipendenti che si ritrovano costretti a fare i conti le scelte gestionali e strategiche, portate avanti dal vecchio management e, si presuppone, anche dal futuro. Non è una affermazione generica, ma è conseguenza della lettura delle risposte che sono state fornite agli azionisti alla vigilia dell'assemblea che ha ratificato la nomina di Andrea Orcel alla carica di amministratore delegato. Una nomina che si porta dietro accese polemiche in merito alla determinazione della retribuzione del futuro "dominus" di UniCredit, che è stato convinto, con una di quelle offerte impossibili da rifiutare, ad occupare la poltrone che sino a ieri era di Jean Pierre Mustier.

Di certo, l'assemblea ha evidenziato, almeno per quello che hanno mostrato le decine di domande che sono state fatte dagli azionisti, che l'unanimismo cui si mirava è rimasto un obiettivo non raggiunto. Soprattutto per quel che riguarda il capitolo "retribuzione" di Orcel, la cui presa di possesso della carica di ad viene celebrata come capace di risolvere, a colpi di bacchetta magica, tutti i problemi che il vertice dell'istituto sta manifestando nella conduzione quotidiana delle attività. E poco impatta su questo punto la ricostruzione storica di quello al quale Mustier ha rinunciato o non ha fatto valere nel momento in cui ha manifestato la sua intenzione di dimettersi; argomentazioni che meritano considerazione, ma che, valendo per il passato, poco o nulla importano a chi guarda al futuro.

Un futuro che recenti segnali definiscono come difficile. Come conferma la lettera con cui UniCredit ha informato i clienti legati all'istituto con un conto Genius che i relativi canoni subiranno una correzione in rialzo, come conseguenza della situazione generale del comparto bancario, in ordine agli investimenti che ci si augura arrivino e che invece restano vincolati nel portafoglio della clientela più ricca. Ma oggi, a leggere le risposte formulate agli azionisti, viene messo nero su bianco il piano di sottoporre l'Istituto ad una robusta (classico eufemismo) cura di dimagrimento che, con un taglio enorme del numero delle filiali (-450), certo comporterà un sostanziale alleggerimento dei numeri dei dipendenti.

La scelta, che evidentemente la rappresentanza sindacale aziendale e crediamo anche quella nazionale cercheranno di ostacolare, viene collocata all'interno di una "strategia di razionalizzazione delle rete fisica e parallelamente ad una ulteriore spinta verso i canali alternativi/interazioni digitali, così come il piano di efficientamento a livello di Gruppo''. Insomma, un maggiore ricorso alla digitalizzazione per rendere meno pesanti i costi. Fermo restando che il management di UniCredito si lascia mano libera per ulteriori forti misure: "Il piano strategico" - si legge in una delle risposte agli azionisti - "sarà ad ogni modo aggiornato per tenere in considerazione il mutato contesto macro-economico ed eventuali ulteriori azioni strategiche". Comunque ora tutto passa nelle mani di Andrea Orcel che, oltre ad essere considerato un mago nel suo campo, ora dovrà dimostrare di sapere imporre un forte cambio di velocità all'istituto, che negli ultimi anni ha galleggiato in una sorta di dimensione di mezzo, dal momento che tutti si aspettavano da UniCredit chissà cosa ed invece poco o nulla è arrivato, se non un evidente ridimensionamento di speranze e progetti. E il fatto che l'intronizzazione di Orcel non abbia raccolto la tradizionale quasi unanimità la dice lunga sul clima in cui il nuovo ad sarà chiamato a mostrare la sua "valentia"
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