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Asia corre con la Fed: rally da Tokyo a Mumbai

- di: Bruno Coletta
 
Asia corre con la Fed: rally da Tokyo a Mumbai
Listini in festa sui tagli dei tassi Usa, corrono tech e banche.

L’Asia si è svegliata con il “pilota automatico” impostato sul rialzo: tutte le principali Borse della regione hanno chiuso in progresso, con rare eccezioni, agganciandosi all’onda lunga partita da Wall Street sulle scommesse di un taglio dei tassi della Federal Reserve a dicembre. Mentre i futures europei puntano a un avvio brillante, valute, petrolio e oro si muovono come se il nuovo ciclo monetario fosse già iniziato.

Nel dettaglio, il Nikkei 225 a Tokyo è avanzato del 1,90%, l’S&P/ASX 200 di Sydney ha guadagnato lo 0,81%, mentre il DJ New Zealand ha limato lo 0,16%. In Cina, seduta mista: Shanghai ha perso lo 0,15%, ma lo SZSE Component di Shenzhen è salito dell’1,02%, l’indice China A50 dello 0,76% e il DJ Shanghai dello 0,06%. A Hong Kong, l’Hang Seng ha chiuso in rialzo dello 0,44%. A completare il quadro, l’Taiwan Weighted è avanzato dello 0,26%, il thailandese SET ha ceduto lo 0,15%, il KOSPI di Seul è balzato del 2,67%, l’IDX Composite di Jakarta è salito dello 0,54%, l’Nifty 50 indiano dell’1,10%, il BSE Sensex dell’1,01%, il PSEi Composite di Manila dello 0,48%, il Karachi 100 pakistano dello 0,02% e il VN 30 vietnamita dello 0,38%.

Rally diffuso da Tokyo a Sydney

Il cuore del movimento è in Giappone, dove Nikkei e titoli tecnologici hanno guidato la corsa. I listini nipponici restano sospinti dal mix di yen relativamente debole, aspettative sui tassi Usa e narrativa globale sull’intelligenza artificiale, che sostiene semiconduttori, elettronica e colossi dell’hardware.

Anche l’Australia ha beneficiato del clima di risk-on: l’S&P/ASX 200 ha allungato la serie positiva grazie a minerari ed energia, sostenuti da un petrolio in lieve recupero e da un rame tornato sopra quota 5 dollari la libbra sui mercati internazionali.

L’unica grande nota stonata della regione del Pacifico è arrivata dalla Nuova Zelanda, dove il DJ New Zealand ha perso lo 0,16%, zavorrato dai titoli legati al consumo domestico, più sensibili all’orientamento ancora prudente della banca centrale locale.

Cina più cauta, Hong Kong riparte

Sulle piazze cinesi il quadro è appeso a un filo tra speranze di stimolo e timori per il real estate. L’indice Shanghai in lieve calo (-0,15%) segnala la prudenza degli investitori sulla domanda interna e sui conti delle amministrazioni locali, mentre lo SZSE Component e il China A50 hanno beneficiato degli acquisti selettivi su tecnologici e blue chip industriali.

A Hong Kong, l’Hang Seng ha messo a segno un +0,44%, sostenuto da tecnologici, gaming e alcuni titoli finanziari, dopo che nuove indiscrezioni sui dossier immobiliari più delicati hanno lasciato intravedere una gestione meno traumatica dei default. Il listino resta però molto al di sotto dei massimi di inizio anno e continua a scontare la fuga di capitali internazionali iniziata con la stretta regolatoria di Pechino.

Mumbai, Seul e il Sud-Est asiatico

Seul è stata la vera star di giornata: il KOSPI ha guadagnato oltre due punti e mezzo percentuali (+2,67%), in scia al rally globale dei chip e alla prospettiva che un Fed più accomodante allenti la pressione sui mercati emergenti. Gli investitori hanno comprato a piene mani semiconduttori, produttori di batterie e colossi dell’elettronica, riaccendendo il tema “Asia tech”.

In India l’aria è di festa: Nifty 50 (+1,10%) e BSE Sensex (+1,01%) confermano la narrativa di Mumbai come nuovo grande hub dei capitali globali, con afflussi costanti su banche, infrastrutture e società legate al consumo domestico. La prospettiva di tassi Usa più bassi alleggerisce il rischio di fuga di capitali e lascia spazio a una fase di forza prolungata per la rupia e per il mercato azionario locale.

Nel resto del Sud-Est asiatico il quadro è costruttivo: Jakarta (+0,54%), Manila (+0,48%) e Ho Chi Minh City, con il VN 30 in rialzo dello 0,38%, hanno beneficiato di flussi in ingresso su banche, telco e infrastrutture. Bangkok fa eccezione: il SET (-0,15%) continua a scontare incertezze politiche e dati macro più deboli del previsto.

Più marginale, ma pur sempre in verde, il Karachi 100 pakistano, salito appena dello 0,02%, a conferma di un mercato che resta fragile e molto dipendente dai negoziati con il Fondo monetario internazionale.

Valute in scia al nuovo corso della Fed

Sullo sfondo del rally azionario, il mercato valutario rimane agganciato alla narrativa del taglio dei tassi Usa. L’indice del dollaro è descritto dagli operatori come “poco mosso” ma con una tendenza a perdere slancio rispetto ai massimi di inizio anno; l’euro oscilla attorno a 1,15 dollari, mentre lo yen veleggia nella zona dei 156 per dollaro, ancora debole ma lontano dai picchi di tensione visti nei mesi scorsi.

Anche le valute asiatiche mostrano un quadro più disteso: yuan offshore sostanzialmente stabile intorno a 7,08 per dollaro, dollaro australiano attorno a 0,65, con gli operatori che iniziano a ragionare su un possibile ritorno di flussi carry trade dai Treasuries verso gli asset rischiosi della regione.

Secondo diversi strategist, la scommessa è chiara: i mercati prezzano ormai oltre l’80% di probabilità che la Fed riduca i tassi di 25 punti base nella riunione del 9-10 dicembre, dopo una serie di dati macro più deboli del previsto e segnali di raffreddamento del mercato del lavoro.

Petrolio, gas e oro fiutano il taglio dei tassi

Sul fronte delle materie prime, la seduta asiatica ha visto petrolio e metalli preziosi in moderato rialzo. I contratti sul Brent viaggiano intorno a 62-63 dollari al barile, il WTI si mantiene in area 58 dollari, entrambi in lieve progresso rispetto alla vigilia. Il mercato guarda a una possibile distensione sul fronte geopolitico in Ucraina e Medio Oriente, ma resta sensibile a ogni rumour sui negoziati e sulle mosse dell’Opec+.

L’oro resta l’altro grande termometro della fase: i future Comex si aggirano attorno a 4.150 dollari l’oncia, in moderato rialzo, con gli investitori che continuano a bilanciare voglia di rischio su azioni e tecnologia con il bisogno di coperture contro l’incertezza macro e politica.

In Europa il gas naturale TTF si mantiene intorno ai 29-30 euro per megawattora, ai minimi degli ultimi mesi grazie a stoccaggi pieni e temperature ancora miti, anche se gli analisti non escludono nuove fiammate di prezzo in caso di tensioni sulle forniture o di ondate di freddo improvvise.

Futures europei in festa, ma gli analisti invitano alla prudenza

Mentre l’Asia chiude, l’Europa si prepara a un avvio in netto rialzo. I futures sull’Euro Stoxx 50 segnano un progresso intorno allo 0,6%, con contratti su Dax e Cac 40 in territorio positivo e indicazioni di apertura tonica anche per Piazza Affari. Sul fronte americano, i futures su S&P 500 e Nasdaq avanzano fra lo 0,2% e lo 0,3%, confermando la scia del rally della vigilia.

Le scommesse sui tagli della Fed sono ormai il vero motore del mercato: i dati sintetizzati dagli operatori indicano che la probabilità di una riduzione a dicembre ha superato di slancio l’80%, contro poco più del 40% di una settimana fa.

Alcuni strategist avvertono però che il rischio di euforia è concreto: diversi analisti sottolineano come un solo dato macro sorprendentemente forte, o una presa di posizione più aggressiva di qualche membro della Fed, potrebbero riportare in fretta la volatilità su livelli elevati. In altre parole, i mercati stanno già festeggiando un ciclo di tagli che non è ancora stato confermato.

Per ora, però, il verdetto è chiaro: dall’Asia a Mumbai, passando per Seul e Sydney, il mondo dei listini ha deciso di credere alla svolta della banca centrale Usa. Sarà il calendario dei dati – e l’ennesimo discorso dei banchieri centrali – a dire se questo entusiasmo troverà conferma o se questa corsa asiatica resterà l’ennesimo rimbalzo effimero in un 2025 iper-volatile.

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