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Apple sceglie l’Italia dell’energia verde

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Apple sceglie l’Italia dell’energia verde

Per capire la portata dell’accordo tra Engie e Apple bisogna spostare lo sguardo dal dato tecnico al segnale politico-industriale: un gigante globale sceglie l’Italia, e non per una fornitura spot, ma per un contratto di quindici anni. Significa che il Sud – dove sorgeranno tutti i nuovi impianti – smette per un momento di essere luogo di ritardi e diventa piattaforma energetica. È lì che nasceranno i parchi eolici e agrivoltaici destinati a coprire l’80% dei consumi della multinazionale nel Paese.

Apple sceglie l’Italia dell’energia verde

Engie non vende semplicemente energia: la costruisce per conto di chi – come Apple – pretende tracciabilità, continuità di approvvigionamento e identità geografica. Il gruppo realizzerà due nuovi parchi eolici, un repowering eolico e due agrivoltaici autorizzati, per un totale di 173 MW, in funzione tra il 2026 e il 2027. A regime produrranno oltre 400 GWh l’anno. La quota non destinata a Apple – il restante 20% – finirà nella rete nazionale, contribuendo ai consumi di circa 30 mila famiglie. Ogni anno verranno evitate oltre 160 mila tonnellate di CO₂.

Il Sud come frontiera della transizione
Non è solo un contratto energetico: è un’investitura territoriale. È nel Mezzogiorno che la transizione trova lo spazio fisico e ambientale per scalare; è lì che l’Italia può finalmente contare su un vantaggio naturale che per anni è rimasto inutilizzato. L’approdo di un colosso come Apple certifica che la transizione non riguarda più solo i piani regolatori di Bruxelles ma l’identità industriale dei territori.

La corsa verde delle big tech

Per Apple, il PPA è parte della strategia globale verso energia 100% rinnovabile. La novità è il metodo: non si limita a comprare certificati verdi, ma lega l’approvvigionamento alla nascita di nuova capacità produttiva nel Paese ospitante. In questo modo le big tech si trasformano in co-finanziatrici della transizione energetica. È un ruolo che fino a pochi anni fa apparteneva solo alle utility, oggi condiviso da chi ha consumi elevati e reputazione da difendere.

Raddoppio della capacità Engie entro il 2030
Per Engie l’accordo è il tassello più visibile di un piano più ampio: arrivare a 1,6 GW installati entro il 2030, contro gli attuali 773 MW tra asset in esercizio e cantieri aperti. Significa quasi raddoppiare la capacità esistente. E significa farlo con un mercato che non vive più di incentivi ma di contratti di lungo periodo: l’unico strumento che convince banche e fondi a sostenere gli investimenti.

La transizione che diventa geopolitica industriale
L’intesa Engie-Apple racconta anche un’altra storia: quella di un’Europa che, tra regole e vincoli, cerca investitori solidi per evitare di dipendere da energia importata o da tecnologie estranee alla propria base produttiva. I PPA di lungo periodo servono a questo: costruire dentro i confini ciò che servirà nei prossimi vent’anni. E il fatto che a farlo sia una big tech americana dice che la transizione, più che verde, sta diventando un campo di posizionamento industriale.

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