Gruppo giovane che vede chiaro e sa fare svolte
Il Presidente Antonio Barani illustra le nuove sfide
Nel 2019 il Gruppo AnkorGaz (il cui primo nucleo nacque appena nel 2011 per poi svilupparsi rapidamente) ha impresso una svolta importante al proprio business: siete usciti dal trasporto stradale cedendo la vostra partecipazione del 49% in Sitragas a Mrz Group (già titolare della quota di maggioranza di Sitragas) e avete ceduto a Liquigas il ramo d’azienda avente per oggetto la distribuzione di Gpl sfuso in serbatoietti, consistente in 315 utenze nelle regioni Lombardia, Piemonte ed Emilia-Romagna. Tutto ciò per concentrarvi su infrastrutture di produzione e trasformazione di Gas naturale da fonti rinnovabili, biometano e bioGnl.
Presidente può illustrarci più in dettaglio lo scenario strategico alla base di questo riposizionamento del Gruppo AnkorGaz? Conferma di prevedere di centrare l’obiettivo del vostro riposizionamento nel settore dei carburanti da fonti rinnovabili entro l’anno corrente?
La strategia parte da una lettura razionale del settore in cui operiamo. È vero che controllare la filiera permette di attingere margine da tutti i passaggi di creazione di valore ma allo stesso tempo espone a rischi che è necessario mitigare. Una volta creata la catena del valore abbiamo individuato le parti di questa che non aveva senso tenere in quanto ci esponevano ai rischi più costosi da gestire, ovvero il credito e la compressione dei margini. Una volta individuate le criticità bisogna avere il coraggio di vendere e realizzare cassa da destinare alle parti della filiera che si presidiano e su cui si è deciso di investire.
L’infrastruttura contestualizzata in questo momento storico e vista da operatore italiano paga. Paga perché, per diverse ragioni, c’è carenza di infrastrutture in Italia. Ed è proprio la carenza di infrastrutture ad aumentarne il valore, generando una redditività maggiore derivante dalla loro gestione.
L’attività principale del Gruppo AnkorGaz è la realizzazione e la gestione di impianti per la produzione e movimentazione all’ingrosso di gas e gas liquidi. Le attività svolte dal Gruppo sono presidiate da due società di controllo, la Biomet Srl che investe in attività di produzione di biometano da rifiuti urbani e industriali, e la Storgaz Srl che investe in depositi e logistica di gas naturali liquidi. Alla luce del riposizionamento del Gruppo ci sono state o ci saranno cambiamenti in Biomet Srl e Storgaz Srl?
Ankorgaz rimane la capogruppo, una holding di partecipazioni industriali. In Storgaz e Biomet ci saranno cambiamenti solo nella misura in cui questi creeranno valore per Ankorgaz.
Spiegando la cessione della partecipazione del 49% di AnkorGaz in Sitragas a Mrz Group, lei ha affermato: “Con questa cessione abbiamo raggiunto tutti gli obiettivi finanziari che ci eravamo prefissati per il 2019, facendo cassa ed aumentando la nostra ‘borrowing-capacity’ in modo da finanziare autonomamente investimenti in infrastrutture di produzione e stoccaggio di biometano e gas liquidi, cominciando col valorizzare gli asset di nostra proprietà, la Biomet (impianto di trattamento rifiuti di San Rocco al Porto) e Storgaz (deposito gas di Belgioioso)”. Può illustrare più in dettaglio come si concreta la valorizzazione di questi asset?
I nostri sono assets produttivi, quindi valorizzarli significa renderli operativi in maniera che producano reddito. Per renderli operativi abbiamo pianificato investimenti per 35 milioni di Euro. Per farlo, nei tempi prestabiliti e senza l’ingresso di soci in una fase green-field abbiamo dovuto provvedere a finanziarli in autonomia, anche cedendo partecipazioni ed utilizzando questa cassa come equity.
Nel febbraio 2019 vi siete proposti, con la vostra start-up agricola Agrigaz, come investitori e sviluppatori di impianti nel comparto agricolo. In altre parole, una start-up ad hoc per puntare sul promettente settore del biometano da scarti e sottoprodotti agricoli. Qual è oggi lo stato dell’arte dell’operazione Agrigaz?
La società riceve settimanalmente proposte di investimento da parte di società agricole che vorrebbero produrre biometano. La realtà è che non ci sono le condizioni di mercato affinché questo avvenga, e quindi, visto che la nostra filosofia è tagliare i rami secchi da subito, probabilmente la chiuderemo.
Collegandoci alla domanda precedente, siete partiti con Agrigaz mentre si avviavano i lavori di Biomet, l’impianto di produzione di bioGNL da Forsu (Frazione organica del rifiuto solido urbano) a San Rocco al Porto nel Lodigiano. Obiettivo dichiarato è raggiungere, guardando all’agricoltura, 10mila tonnellate di bioGnl prodotte da impianti di AnkorGaz. Lei, sempre nel febbraio 2019, aveva affermato: “Siamo alla ricerca di un primo impianto biogas esistente con almeno 150 ettari di terreno a disposizione per la sua alimentazione e spandimento del digestato. Lo convertiremo con l’implementazione di un sistema di ‘upgrading’ e micro-liquefazione e produrremo bioGnl”. Avete trovato questo impianto e resta convinto che l’agricoltura potrà permettervi di centrare l’obiettivo di 10mila tonnellate di bioGnl prodotte?
Ne abbiamo trovati a dozzine, ma i numeri positivi prospettati all’inizio sono diventati catastrofici una volta analizzati seriamente. La produzione di bio-GNL da biomasse agricole o reflui zootecnici non può prescindere dal prezzo di vendita della molecola al mercato finale. Non ha senso economico produrre metano liquido da vendere in perdita per il gusto di dire che è “bio”.
Lei ha affermato: “Non crediamo nella scalabilità del settore rifiuti, in quanto non ci sono le condizioni di serenità che permettono ad investitori istituzionali di finanziare progetti”. Da qui, per raggiungere l’obiettivo di produzione, la necessità di guardare all’agricoltura. Perché nel settore rifiuti non ci sono le “condizioni di serenità”?
Perché è un business che nessuno vuole. In Italia, soprattutto in questo momento politico, non si fanno impianti e ci si lamenta dell’emergenza rifiuti. E quelli che ci sono, come il nostro, fanno fatica ad essere finanziati dagli istituti di credito. Se lei “Fund Manager” deve valutare l’investimento in questo settore dai suoi uffici di Londra, scarta i dossier Italiani e si focalizza su altri paesi.
A dimostrazione della qualità della capacità strategica e operativa di Ankoraz, il Gruppo ha ottenuto un prestigioso riconoscimento al secondo Convegno europeo di Gnl (Gas naturale liquido). AnkorGaz ha, infatti, vinto il premio di miglior fornitore italiano per il suo contributo ad alto contenuto innovativo alla crescita del settore. E nella motivazione si afferma anche che AnkorGaz sta sviluppando la filiera del biometano liquido, un carburante rispettoso dell’ambiente prodotto dai rifiuti. Un Premio doppio, quindi. È più orgoglioso della capacità operativa che dimostrate o della visione strategica che sapete mettere in campo?
La mia visione ce l’hanno in tanti, metterla in pratica è stata la cosa più difficile, quindi sono più orgoglioso della capacità del mio team nel quotidiano di far sì che le mie idee diventino realtà.
AnkorGaz è un Gruppo giovane, ma ha già ottenuto, nel novembre scorso, il “rating di legalità” da parte dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato. Una tappa davvero significativa e ambita. Cosa rappresenta per voi questo riconoscimento?
È sempre importante che qualcuno, qualificato, valuti il tuo operato. Perché da dentro l’organizzazione conosciamo l’impegno che ci stiamo mettendo, ma il fatto che questo venga riconosciuto, in questo caso dalle istituzioni ci appaga molto. Inoltre in qualsiasi settore è molto importante la percezione che gli altri hanno di te nei pochi secondi che ti dedicano inizialmente, magari guardando il tuo sito. Questi sono tasselli fondamentali della nostra corporate reputation a cui teniamo molto.
Lei ha affermato che “il Gnl è un prodotto di transizione, mentre il Bio-Gnl è la destinazione. Arriverà un punto in cui tutti i prodotti energetici dovranno essere al 100% da fonte rinnovabile, ed il biometano da rifiuti sarà sicuramente in questo mix del futuro al pari di eolico e fotovoltaico. AnkorGaz è una società giovane ed ha il tempo dalla sua parte, quindi ci sembra doveroso investire in business che abbiano una visione di lungo periodo e con tassi di crescita a doppia cifra, come appunto quello del biometano liquido”. A che punto siamo in Italia e in Europa, sulla strada per cui tutti i prodotti energetici dovranno essere al 100% da fonte rinnovabile, rispetto a questa svolta epocale? In altre parole, a suo parere parliamo di anni, quinquenni o decenni?
Dipende quanto la sensibilità del mondo verso i temi del cambiamento climatico, dell’inquinamento e dell’impatto delle nostre scelte sul pianeta cresca nei prossimi anni. Se me lo avesse chiesto nel 2010 le avrei risposto: secoli. Ma ultimamente ho una grande fiducia nella volontà delle istituzioni ad aiutare iniziative private a favore dell’ambiente e scoraggiare quelle contro, quindi le direi che da qui al 2050 il paradigma del settore energetico sarà cambiato radicalmente eliminando (in Occidente) combustibili fossili a favore di energia da fonti rinnovabili.
Lei è Presidente dell’area ‘Waste to Methane’ di Cisambiente, l’associazione degli operatori ambientali di Confindustria. Cosa chiede l’Associazione al Governo italiano e alle Autorità europee? Quali sono i nodi irrisolti di questo importante settore?
Più attenzione verso gli imprenditori come me che vogliono cambiare le cose. L’iniziativa privata ha da sempre colmato i buchi lasciati dai Governi che, oltre alle buone intenzioni, non vanno da nessuna parte. Soprattutto se in situazioni finanziarie critiche come quello Italiano. Quindi non abbiamo bisogno di chissà quale aiuto, ma ogni tanto una pacca sulla spalla a chi si è rimboccato le maniche e spinge il carro anche per loro sarebbe quantomeno dovuta.