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Un debito europeo o il tramonto dell’Europa che vogliamo

- di: Marta Giannoni
 
Un debito europeo o il tramonto dell’Europa che vogliamo
Debito europeo o declino: l’allarme di Mario Draghi
Draghi suona l’allarme: senza debito comune, riforme rapide e coesione, l’Unione rischia di perdere sovranità e competitività.

L’Europa è a un bivio. A un anno dalle grandi proposte per rilanciare la competitività, Mario Draghi torna a Bruxelles e scatta una fotografia senza filtri: “non esiste un percorso chiaro per finanziare gli investimenti di cui abbiamo bisogno”, afferma — Mario Draghi —, mettendo al centro il nodo del debito comune e della velocità decisionale.

L’Europa al bivio: crescita che si affievolisce

Il messaggio è netto: il modello di crescita europeo è sotto pressione, la produttività ristagna e le catene del valore si spostano altrove. Cittadini e imprese mostrano sfiducia nella lentezza burocratica, mentre Stati Uniti e Cina corrono. Senza un cambio di passo, l’Unione rischia di perdere trazione competitiva proprio nella fase in cui il mondo riallinea investimenti, energia e tecnologia.

Debito comune: strumento controverso ma necessario

Draghi rilancia l’emissione di un debito congiunto europeo per finanziare progetti strategici comuni: ricerca e sviluppo, energia, tecnologie su larga scala, difesa. Non una bacchetta magica, ma il modo più efficiente per convogliare risorse dove i bilanci nazionali, da soli, non bastano più. “L’inazione minaccia la nostra stessa sovranità”, insiste — Mario Draghi —, indicando una via che può convivere con coalizioni di Paesi pronti ad avanzare più rapidamente.

Dove si inceppa la macchina: energia, auto, intelligenza artificiale

Sul tavolo ci sono nodi industriali concreti. I costi dell’energia rimangono più alti rispetto agli Stati Uniti e frenano l’industria ad alta intensità di capitale. Nell’automotive, gli obiettivi a zero emissioni rischiano di appoggiarsi su presupposti superati se non arrivano infrastrutture, batterie e capacità produttiva in tempi rapidi. Sull’intelligenza artificiale, l’Europa ha compiuto passi avanti ma sconta incertezze regolatorie che possono trasformarsi in freno, soprattutto per i sistemi “ad alto rischio”.

Numeri che impongono urgenza

Gli investimenti necessari nel periodo 2025-2031 sono cresciuti in modo significativo e la quota pubblica nel finanziamento è aumentata, trainata anche dalle nuove esigenze di sicurezza e difesa. Anche in scenari favorevoli, il debito pubblico dell’Ue è destinato a salire nei prossimi anni: un fardello gestibile solo se collegato a crescita potenziale più alta grazie a progetti comuni ad alto impatto.

Cosa fare subito: decisioni rapide e regole più semplici

Per Draghi, la ricetta è chiara: ottenere risultati in mesi, non in anni; semplificare le regole, soprattutto dove l’eterogeneità nazionale frammenta il mercato; concentrare gli sforzi su energia e difesa come pilastri della competitività; attivare un debito congiunto per finanziare infrastrutture, innovazione e resilienza industriale, con governance rigorosa e valutazioni d’impatto misurabili.

Gli ostacoli interni e come superarli

Il percorso non è privo di resistenze: i Paesi più rigoristi temono trasferimenti permanenti e azzardo morale; la frammentazione normativa rallenta ogni passo avanti; restano questioni da sciogliere su garanzie, ripartizione dei costi e controllo della spesa. Ma senza un salto politico verso una capacità fiscale europea — anche costruita per gradi — il rischio è di rimanere spettatori.

Un’agenda per rifondare l’Unione

L’Europa ha ancora margini per cambiare traiettoria. Servono coraggio politico, esecuzione rapida e la disponibilità a condividere rischi dove i benefici sono comuni. In caso contrario, la combinazione di bassa crescita, alti costi energetici e ritardi tecnologici può trasformarsi in un declino strutturale. L’alternativa è un’Unione capace di investire insieme e di decidere davvero.

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