Sullo smart working, Allianz alza il muro del ''no''

- di: Redazione
 
L'acqua, quando il mare contiene la sua forza, è sempre un elemento che rassicura, rilassa, tranquillizza. Quindi, cosa meglio dell'immagine dell'acqua per sostenere una campagna pubblicitaria di una grossa compagnia di assicurazioni che mira a fidelizzare i clienti agendo sulla loro sfera emozionale e su come percepiscono il rapporto con gli altri?
È l'acqua, quindi, l'elemento che unisce i punti della campagna pubblicitaria di Allianz.

Allianz alza un muro sulla questione smart working per i dipendenti

Acqua, dicono da Allianz, evidentemente soddisfatti del lavoro della agenzia olandese cui hanno affidato la campagna, che diventa ''metafora di una vita da vivere con gioia e fiducia, da godere al meglio, se ben preparati ad affrontarla nelle situazioni più complesse che la vita talvolta ci porta ad affrontare''.

Belle parole, forse anche un po' scontate, ma d'effetto.
E in ogni caso bisogna rispettare l'impegno di Allianz che, quando hanno scelto l'acqua come sfondo della loro campagna pubblicitaria, hanno pensato di replicarla nei rapporti con i loro dipendenti che, sulla questione dello smart working, si sono trovati davanti il muro invalicabile eretto dalla società, che ha appunto inondato i sindacati con un fiume di note e noterelle, glosse, chiose, che però non hanno travolto le rappresentanze dei lavoratori nella loro volontà di vincere il braccio di ferro. I sindacati sono compatti sperando, come è giusto che sia, alla fine di vedere accettate le loro istanze.
Il punto è il diniego di Allianz di recepire la lettera e lo spirito della legge 52 del 19 maggio che prevede il lavoro da remoto (lo smart working) al 100 per cento dell'orario per coloro che hanno figli non ancora quattordicenni. La legge non sembra prestarsi ad interpretazioni.

Ma c'é sempre un ''però'' perché Allianz, dicono i sindacati, con il suo responsabile delle relazioni industriali ha dapprima magnificato quanto fatto dalla assicurazione nel periodo della pandemia, e quindi dell'emergenza, per aggiungere che non ritiene necessaria l'applicazione del comma. Quando i rappresentanti sindacali hanno chiesto su quali basi si ponesse il diniego, si sono sentiti dire che era questa la linea decisa dai consulenti di Allianz. Insomma, la legge è legge, a patto che lo dicano i consulenti.

È, con tutta evidenza, il caso che, su un problema del genere, si pronunci il giudice di merito, il solo che, solo sentendo le parti e le loro argomentazioni, può decidere chi ha ragione.
Ma la vicenda legata alla smart working, a leggere comunicati e repliche, sembra essere solo la conferma di un clima di contrapposizione tra sindacati e Allianz, ma anche tra due diversi modi di intendere le relazioni industriali, nelle quali l'assicurazione cerca di fare valere la sua posizione di evidente vantaggio. A dirlo, con rammarico evidente, sono i sindacati che dicono che ''a prescindere dalle diverse interpretazioni, un'azienda come la nostra, che ha nel suo spirito temi quali la genitorialità, il work-life balance, ha volutamente perso un'altra occasione per mettere in pratica i buoni proposti che tanto vanta''.
Parole chiare, ma vuoi mettere la poesia dell'acqua?

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