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Addio a James Senese, il sax che ha dato voce all’anima di Napoli

- di: Bruno Chiavazzo, giornalista e scrittore
 
Addio a James Senese, il sax che ha dato voce all’anima di Napoli

(Foto di Augusto De Luca: James Senese).

Era il 1975 quando uscì il primo album dei “Napoli Centrale”, il gruppo fondato da James Senese e Franco Del Prete. Mi ero appena trasferito da Napoli a Prato con la mia famiglia e la nostalgia di Napoli si faceva sentire. In quegli anni, forse i più importanti del rock & roll, ascoltavo i Led Zeppelin, i Pink Floyd, i Rolling Stones: erano gli anni della contestazione e del mito della rivoluzione proletaria. La musica napoletana era ancora quella della tradizione classica, ma qualcosa stava cambiando.

C’era stato il successo degli Showmen con “Un’ora sola ti vorrei”, che avevano vinto il Cantagiro con la splendida voce di Mario Musella, che insieme a James Senese avevano fondato il gruppo alla fine degli anni ’60. Entrambi figli di ignoti soldati americani che, nella Napoli del dopoguerra, si erano accompagnati a donne napoletane in cambio di qualche dollaro e di cibo. James, figlio di un afroamericano, e Mario, di un nativo americano di sangue cherokee.

Il gruppo si scioglie dopo pochi anni, anche per la morte, a soli 34 anni, di Mario Musella. Pur avendo raggiunto un discreto successo, gli Showmen a Napoli non avevano sfondato. Il rhythm & blues che caratterizzava la loro musica non “acchiappava” negli strati popolari di Napoli, anche perché non cantavano in “lingua” ma in italiano. Ma qualcosa stava cambiando.

Nasce nei primi anni ’70 il cosiddetto “Neapolitan Power”, una rivoluzione nella musica e nella società. Muovono i primi passi Edoardo Bennato, Alan Sorrenti, gli Osanna e soprattutto Roberto De Simone con la sua Nuova Compagnia di Canto Popolare. Ma è Napoli Centrale che catalizza l’attenzione di tutti. James Senese che canta in napoletano, la base ritmica di Franco Del Prete — che era anche un parente di mia madre (avevano lo stesso cognome) —, le tastiere di Mark Harris, uno statunitense naturalizzato napoletano, trasformano il sound partenopeo associando alla tradizione melodica il blues e il rock.

Nella prima formazione dei Napoli Centrale c’è anche Pino Daniele, che si era presentato a James Senese come chitarrista ma gli dissero che loro cercavano un bassista. Pino si fece prestare un basso e suonò qualcosa. James lo prese, con l’accordo che avrebbe dato una mano anche ad allestire i palchi dei concerti, trasportando a spalla le casse e gli amplificatori. Ovviamente comprai subito l’album e ricordo che lo consumai sullo stereo.

L’ultima volta che ho visto James Senese è stato pochi anni fa a un concerto a Roma. Era chiaramente invecchiato, la voce non era quella di una volta, ma il sax era il suo, quello che mi era entrato nel sangue e nella mente tanti anni prima. All’anagrafe era stato registrato come Gaetano Senese, il nome del padre della madre, ma nel quartiere lo chiamavano tutti James, dal nome del padre biologico. Non se ne è mai andato da Napoli, pur avendone avuto la possibilità. Ha suonato con i grandi, da Gil Evans a Bob Marley, Wayne Shorter, Lester Bowie e Ornette Coleman.

Riposa in pace, James.

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