Ufficio studi Confcommercio: consumi “assediati” da inflazione e caro energia

- di: Barbara Leone
 
Uno dei riflessi più duri dell’attuale, difficile, congiuntura, sarà la crescita della quota di spesa per carburanti, energia e gas. Nella media del 2022 raggiungerà il 9,7%, un valore mai registrato prima. Con riferimento all’intero comparto delle spese obbligate, nel 2022 si sfiorerebbe il 43%, anche in questo caso un valore del tutto nuovo nella storia economica del Paese. Ciò avrà l’effetto di comprimere la spesa su molte aree delle spese libere, svuotando i consumi di una rilevante frazione di benessere economico, con la conseguenza, a sua volta, di mettere in discussione il clima di fiducia attuale e prospettico. Sta già accadendo. Ad evidenziarlo è l'Ufficio studi di Confcommercio, secondo cui su un totale consumi all’anno di oltre 19 mila euro pro capite, per le spese obbligate se ne vanno 8.154 euro (+152 euro rispetto all'anno scorso). Tra queste spese, la quota principale è rappresentata dall’abitazione (4.713 euro), ma il contributo maggiore all'incremento complessivo viene dall'aggregato energia, gas e carburanti (1.854 euro) che, nella media del 2022, raggiunge un'incidenza sul totale consumi del 9,7%, valore mai registrato prima. L’analisi sottolinea anche che, in generale, i consumi, misurati nella metrica dell’Icc (Camera di commercio internazionale), sono in crescita sospinti dall’incremento tendenziale della propensione al consumo dovuto alla fortissima voglia di ritorno alla normalità da parte delle famiglie dopo la fase acuta della pandemia e nonostante la guerra alle porte dell’Europa. La domanda si orienta principalmente verso il recupero della componente relativa ai servizi soprattutto quelli legati al turismo e al tempo libero, che comincia a beneficiare anche del ritorno degli stranieri. Sotto questo aspetto, i mesi primaverili hanno mostrato performance un po’ migliori delle attese e, per l’estate, si confermano aspettative molto favorevoli.

Per i beni la situazione appare più complessa, con settori in piena crisi, come l’automotive, ed altri, come l’abbigliamento e le calzature e alcuni durevoli per la casa, in cui la ripresa è alterna e 3 stentata. Per gli alimentari la riduzione è da ricollegarsi sia ad un effetto sostituzione con i consumi fuori casa, sia a comportamenti più prudenti delle famiglie, soprattutto di quelle a basso reddito, in considerazione dell’accentuarsi delle tensioni inflazionistiche su alcuni beni. Queste ultime non accennano ad attenuarsi e dovrebbero portare, nella migliore delle ipotesi, a una variazione dei prezzi al consumo nella media del 2022 attorno al 6,5% e nella peggiore ad un valore superiore al 7%. Purtroppo, l’ipotesi “migliore” è ormai poco probabile. Un quadro che però rischia un forte rallentamento, soprattutto dopo l'estate, a causa dell'impatto sul potere di acquisto delle famiglie dell'inflazione (prevista intorno al 7% nel 2022), degli aumenti dell'energia e appunto delle spese obbligate. Fino a maggio, infatti, i comportamenti delle famiglie non sembravano risentire in pieno della fiammata inflazionistica. Presto però l’effetto dei maggiori prezzi sul reddito reale e sul potere d’acquisto della ricchezza detenuta in forma liquida si farà vedere. A giugno, infatti, la fiducia delle famiglie, in tutte le sue componenti, ha mostrato un forte calo, dopo la riduzione di quasi 50mila occupati osservata a maggio. Come detto, le spese obbligate sono destinate ad incrementare la loro quota dentro il budget delle famiglie; ne soffriranno, di conseguenza, i consumi liberi che in molti casi sono ben lontani dall’avere recuperato i livelli pre-pandemici. Vi è il rischio che quanto si temeva per la prima parte del 2022 sia solo rimandato alla seconda parte, in particolare dal prossimo mese di settembre quando, finito l’effetto delle vacanze estive, si tornerà a fare i conti con i costi dell’inflazione.

Nonostante il positivo andamento registrato nel 2021 (+5,4%) e il permanere anche nel 2022 di un’evoluzione positiva (+2,6%) i consumi delle famiglie, in termini aggregati, sono ancora distanti dai livelli di spesa e dalle abitudini di consumo precedenti la pandemia. Ancora oggi si confermano differenziali importanti per le spese per il tempo libero, la socialità e la convivialità, i viaggi, le vacanze e la mobilità. Per il 2022 si stima un incremento, rispetto all’anno precedente, della spesa per residente (ai prezzi del 2022) di 539 euro che però è insufficiente e mantiene l’anno in corso ancora inferiore al 2019 per 587 euro (tab. 2). La dinamica delle quote di spesa restituisce plasticamente le fibrillazioni registrate durante la pandemia, i recuperi del 2021 e le prospettive per il prossimo futuro. Per la prima volta nella storia economica dell’Italia sia il fatturato del terziario di mercato sia la spesa delle famiglie per la fruizione di servizi hanno mostrato riduzioni nelle rispettive quote (tab. 2, panel in basso). Ma, allo stesso tempo, i trend di recupero appaiono ben tracciati, anche se il percorso di riequilibrio è lento, e in salita, stanti le recenti tensioni inflazionistiche che ostacolano la normalizzazione dei consumi. “La crescita a dismisura del costo dell'energia - ha commentato il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli - incide pesantemente anche sulle spese obbligate, come quelle per la casa, che toccano livelli record. Per evitare di deprimere i consumi e congelare la ripresa è necessario che l'Europa metta un tetto al prezzo del gas e il Governo agisca più incisivamente su caro energia e cuneo fiscale”. Ad oggi lo scenario più verosimile per il futuro prossimo è quello che indica un’inflazione superiore al 7% per l’anno in corso e al 5,4% per l’anno prossimo. Ecco perché è auspicabile, anche nell’attuazione del Pnrr, che si possa dar vita alla realizzazione di un ampio programma di riforme volte a riportare l’inflazione dei beni e servizi obbligati più in linea con le dinamiche osservate per i commercializzabili dopo il riassorbimento dello shock sui costi dell’energia.
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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