Renato Brunetta: “Sogno uno Stato che prenda per mano cittadini e imprenditori”

 
Una Pubblica amministrazione nuova, agile, giovane, tecnologica. Che cambierà molto nei prossimi anni, caratterizzati da un approccio “del fare in tempi brevi”, diverso da quanto accaduto in passato. Nell’ambito della lezione “Il cambiamento della Pa”, il ministro per la Pubblica amministrazione Renato Brunetta ha spiegato a 800 studenti del corso di Economia e management delle amministrazioni pubbliche dell’Università Bocconi di Milano come cambierà l’apparato pubblico.

L’incontro, promosso dal Dipartimento di scienze sociali e politiche, dopo i saluti del rettore Gianmario Verona, è stato introdotto dal direttore del corso, Francesco Longo, prima di lasciare spazio al dibattito tra lo stesso ministro Brunetta e Giovanni Valotti, professore ordinario di Economia delle aziende e delle amministrazioni pubbliche alla Bocconi.
 
Abbiamo fatto ingresso nella modernità con il digitale, semplificando i concorsi
“Da ieri i concorsi per entrare nella Pa non sono più quelli di prima: i processi, le metodologie, le regole sono cambiate. Siamo planati nella modernità e abbiamo abbandonato carta e penna. Non c'è più il concorso ottocentesco” ha detto il ministro Brunetta durante il suo intervento. “La pandemia - ha aggiunto - aveva bloccato tutte le selezioni. Ci siamo trovati nella condizione di sbloccarle, semplificarle e digitalizzarle. Questo consentirà d'ora in poi la celebrazione dei concorsi in cento giorni dalla presentazione delle domande alla pubblicazione delle graduatorie. È una piccola grande rivoluzione che cambierà la cultura del reclutamento. L'articolo 10 del decreto legge 44/2021 sui concorsi è ora in discussione al Senato. La scelta che abbiamo fatto - ha continuato il ministro - sarà sottoposta a un processo di affinamento man mano che si svolgeranno le prove concorsuali nei prossimi mesi. Ma la riforma è da considerarsi uno dei tanti strappi che voglio realizzare nel mondo della Pubblica amministrazione".
 
La riforma dei concorsi è dalla parte dei giovani e del valore della formazione
"Abbiamo avuto finora concorsi pubblici lenti, che duravano fino a quattro anni. L'inefficienza ha prodotto l'accumulazione di quantità enormi di concorrenti. Per filtrare, le amministrazioni hanno dovuto introdurre quiz selettivi, di tipo logico-matematico. I nostri giovani hanno dovuto dedicare il loro tempo non a migliorare il loro percorso di formazione, ma a mandare a memoria le banche dati di quiz. Una devianza spaventosa, che ha generato intere generazioni di 'concorsisti'. Ho voluto eliminarla, perché il mio obiettivo è di fare i concorsi in 100 giorni, semplificati, blindati rispetto alle manipolazioni e nell'ambito dei quali valorizzare i titoli legalmente riconosciuti, quelli di studio. Tutto in funzione dei posti messi a concorso e del livello di specializzazione delle figure che si cercano. Torniamo dunque a dare i segnali giusti: ci saranno più concorsi l'anno, ci saranno modelli diversi di selezione che le amministrazioni potranno utilizzare, ci saranno tantissime occasioni per chi ha titoli basici. E lo chiarisco una volta per tutte: l'esperienza potrà solo concorrere, insieme ai titoli di studio, alla formazione del punteggio finale. Non agirà da filtro. È una riforma dalla parte dei giovani e del valore della formazione".
 
Smart working nella Pa: fine del vincolo del 50% e massima autonomia organizzativa agli uffici
"Sempre da ieri ho tolto il vincolo dell'obbligatorietà della soglia minima del 50% dello smart working nella Pubblica amministrazione, che era stata introdotta nel passaggio dal lockdown all'emergenza. Con il processo di riapertura, con le vaccinazioni e con la pandemia che si spera calante, si è ritenuto in sede di governo di dare un segnale alle amministrazioni per accompagnare il percorso di riapertura. Come? Togliendo il vincolo del 50%. Saranno le amministrazioni a decidere in progress fino a fine anno come organizzare il lavoro negli uffici stabilendo il numero di dipendenti da collocare in smart working in ragione di tre parametri: produttività, efficienza e customer satisfaction". "Non si uccide affatto lo smart working", ha chiarito il ministro. "Lo si libera e si lascia il massimo dell'autonomia organizzativa agli uffici. Ricordando sempre che la Pa non esiste in sé per dare uno stipendio a 3,2 milioni di dipendenti pubblici, ma esiste per fornire servizi a 60 milioni di italiani. La risposta è finora molto positiva. Gli uffici intelligentemente si stanno riorganizzando avendo come faro la soddisfazione di cittadini e imprese".
 
Una Pubblica amministrazione che risponda a richieste e bisogni di cittadini e imprenditori
"Sogno una Pubblica amministrazione che stia dalla parte di 60 milioni di italiani, sogno uno Stato che prenda per mano i cittadini e gli imprenditori, che non li vessi, che risponda alle loro richieste e ai loro bisogni. Sogno di tornare a vedere i 'volti della Repubblica', come li ha chiamati il presidente Mattarella, finalmente sorridenti: medici, insegnanti, forze dell'ordine, impiegati. Si può realizzare? Io sono convinto di sì. C'è l'Europa che ha prodotto il Next Generation Eu, c'è il Piano nazionale di ripresa e resilienza, c'è un presidente del Consiglio come Mario Draghi, che ha messo la sua enorme credibilità a disposizione di tutti. Questa è la bellezza della politica, di essere un civil servant. È il momento Italia".
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