Più alcol e meno cervello

- di: Barbara Leone
 
Se succede qualcosa di brutto si beve per dimenticare; se succede qualcosa di bello si beve per festeggiare; e se non succede niente si beve per far succedere qualcosa. Parola di Bukowski, uno che beveva tutto il bevibile possibile con i pochi soldi che c’aveva in saccoccia. Bohemien, geniale e un tantinello avvinazzato. E difatti è decisamente raro trovare nei suoi racconti o romanzi più di un paio di pagine dove non compare il vino, fedele compagno della sua vita sregolata. 

Però non siamo tutti Bukowski, che se si scolava mezza boccia di vino partoriva dei capolavori. Nella migliore delle ipotesi noi comuni mortali con un bicchiere di troppo sfarfalliamo, nella peggiore combiniamo dei guai inenarrabili che molto, troppo spesso finiscono in tragedia. E dunque vade retro alcol. Anche perché, secondo una recente ricerca condotta da un team di ricercatori dell’Università della Pennsylvania e pubblicata su Nature Communications, il consumo di alcol, quand’anche leggero o moderato, comporta una riduzione del volume cerebrale generale. Tradotto: chi beve ce l’ha piccolo. Il cervello, s’intende. 

E crolla il mito del bicchiere di vino rosso che farebbe bene alla salute

Secondo questo studio effettuato su oltre 36.000 adulti l’alcool agisce sui neuroni rimuovendo i fosfolipidi di membrana e quindi li uccide. Quindi più alcol bevi, meno neuroni hai. A questa erosione di cellule nervose, che comporta una riduzione del volume cerebrale, corrisponde una modificazione funzionale del cervello, tanto è vero che la demenza è legata alla rarefazione dei neuroni. Inevitabile con l’andare degli anni, ma che con l’alcol accelera vertiginosamente. Le conclusioni della suddetta ricerca sono un colpo allo stomaco (o forse al fegato, visto l’argomento), e fanno decisamente venir voglia di metter giù il fiasco: passare da un’unità alcolica quotidiana a due equivale ad un invecchiamento cerebrale di due anni. In pratica due bicchieri di alcol al giorno (vino, birra o grappa che sia) corrispondono a due anni in meno di cervello. Ma c’è dell’altro: pare che il rapporto tra invecchiamento cerebrale precoce e alcol non sia lineare. Insomma, quanto più si beve tanto più velocemente la condizione del cervello peggiora. Come se questa sciagura non bastasse, a consumi più elevati l’alcol porterebbe anche ad un più rapido declino nella conoscenza della propria lingua. E questo, effettivamente, spiegherebbe molte cose!

Non solo, il danno cerebrale prosegue per un mese anche se si smette di bere. Insomma, non c’è ombra di buona notizia per gli amanti delle bollicine. E crolla finanche il mito del bicchiere di vino rosso che farebbe bene alla salute. Perché nel vino la quantità di resveratrolo, la famosa molecola dalle proprietà benefiche per la circolazione sanguigna, è di molto inferiore a quella dell’alcol che, come abbiamo visto, fa solo danni. Ergo: le controindicazioni sono maggiori dei benefici, fine della storia. Resta una sola, flebilissima speranza: che tra qualche tempo esca una nuova, ennesima ricerca che ribalti i risultati di quest’odierno studio. Perché è veramente difficile confidarsi tra amiche, raccontarsi scemenze, dimenticare qualcuno o partorire poesie davanti a un’orzata. Che da quando esiste non ha mai ispirato nemmeno uno straccio di canzone. Al contrario… Barbera e champagne stasera beviam! Sempre con moderazione, ça va sans dire.
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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