Payden & Rygel - Debito high yield: il bond picking è fondamentale

- di: Tim Crawmer, Global Credit strategist di Payden & Rygel
 
Nel 2023 il debito high yield ha registrato performance eccezionali a livello globale, con rendimenti intorno al 12-13% che sarà difficile replicare nel 2024. Tuttavia, nello scenario attuale non mancano fattori positivi a sostegno del comparto high yield: le aziende vantano fondamentali solidi, supportati da condizioni macroeconomiche favorevoli, e la domanda per questo tipo di emissioni è superiore all’offerta disponibile sul mercato, il che determina un movimento al rialzo delle valutazioni. Per questo riteniamo che nel corso dell’anno i rendimenti dell’asset class si aggireranno intorno al 5-7%.

Nell’universo high yield il bond picking è fondamentale: per questo in Payden abbiamo un team dedicato che svolge un’accurata analisi bottom-up dei fondamentali a livello globale, esaminando gli emittenti high yield statunitensi, europei ed emergenti in ciascun settore e riuscendo così ad individuare le migliori opportunità di investimento. Ad oggi vediamo valore soprattutto nel sistema bancario e, in particolare, nei titoli con rating subordinato di alcuni degli istituti più solidi a livello sistemico che offrono valutazioni interessanti rispetto ad altri emittenti high yield non bancari. A tenere basse le valutazioni del settore bancario hanno contribuito senza dubbio i timori scatenati dalla crisi e dalla conseguente operazione di salvataggio del colosso Credit Suisse nel 2023.

Al momento, i principali rischi che individuiamo nel comparto high yield sono legati al fatto che le attuali valutazioni riflettono già i dati fortemente positivi dal punto di vista dell’analisi tecnica e dei fondamentali. Dunque, il sentiment è già positivo e la dispersione è relativamente bassa. Allo stesso tempo, però, gli emittenti high yield devono fare i conti con un costo del debito più elevato, che pensiamo avrà un impatto negativo soprattutto per i titoli di qualità inferiore e per le aziende più indebitate, che magari hanno aumentato la leva finanziaria confidando nel fatto che i tassi d’interesse sarebbero rimasti bassi e che ora potrebbero trovarsi in serie difficoltà. 
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