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Morgan, uno contro tutti

- di: Barbara Bizzarri
 
Morgan è stato cacciato da Sky a due settimane dalla chiusura del programma, magari per risollevare ascolti un po’ fiacchi, magari perché davvero il network crede a quello che scrive nel suo comunicato in cui sembra di sentire in sottofondo le trombe dell’Apocalisse, dato che ciancia di comportamenti gravissimi. Come si scampa dalla dicotomia di un cantante che, in una trasmissione tv, si altera con altri cantanti nella stessa trasmissione tv ed è reo di “comportamenti gravissimi” mentre assassini, criminali e stupratori stanno a spasso? Non si scampa, infatti per questo ci danno il bonus psicologo. 

Comunque, dicevamo. Morgan. Con tanto di tapiro conferito dall’immarcescibile Striscia, si è svegliato e ha constatato che l’industria discografica segue regole simili a una cupola mafiosa: da biasimare, la cupola, non tanto o non solo per l’accezione mafiosa, ma perché è evidente che, con quello che spaccia come musica, vuole rincretinire il prossimo a colpi di autotune e basterebbe questo per spedire tutti all’inferno.  Non che Morgan stupisca più di Sky che lo assume pur sapendo quello che è e lo licenzia perché è stato quello che è, e giustamente si incazza a sentire la conduttrice pigolare a Colapesce e Dimartino come è stato lavorare con Ivan Graziani perché, anche se il genio e le opere sono sempre immortali, Graziani è comunque deceduto da quasi trent'anni e insomma non è che se non eri nato puoi ignorare le guerre puniche, l’Unità d’Italia, la morte di Moana né quella di Graziani, santiddio. 

Ma nel suo cupio dissolvi in cui, appena gli danno l'occasione di riscattare casa dalle ipoteche la butta subito al vento, Morgan ha perfino ragione: chi avrebbe potuto reggere più di 15 minuti con la sua colleganza da talent? Eppure, fa talmente tenerezza che mi verrebbe voglia di citargli Sabrina Ferilli, ahò, ma che te pagheno pe' ddì 'a verità? Come dire, il giro lo conosci, e al netto dell'egocentrismo e con tre bocche da sfamare pensaci prima, mica dopo. Anche se probabilmente chiunque, al posto suo (e anche al posto mio) ne avrebbe le palle piene di raccomandati da tessera piddina o altre giocolerie, soprattutto quando si sa fare il proprio mestiere. Anzi: secondo me aveva ragione pure quando ha sbottato al concerto. Perché per essere un artista vero devi affinare l’arte, e ti fai un mazzo come una campana. Di conseguenza, a questo punto l’ultimo baluardo del vero artista è il vaffanculo, con buona pace di Masini: altro che l’ex bandido cangaceiro che si fa fotografare in ambulatorio o quello la cui vita spericolata si è infranta alle terme (pecunia non olet) o su una mascherina. Altrimenti, ve lo meritate Fedez.
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