Le imprese e la transizione demografica: i numeri nel report di Confartigianato
L’economia e le imprese italiane stanno affrontando una complessa transizione demografica, caratterizzata da un calo della popolazione residente a cui si associa una crescita della sopravvivenza e un marcato calo della natalità, con un conseguente invecchiamento della popolazione. Sulla demografia, inoltre, influiscono fattori quali i flussi migratori, l’offerta di opportunità lavorative che riducono l’emigrazione del capitale umano, i cambiamenti sociali e culturali che influiscono sugli stili di vita e sulla composizione delle famiglie, oltre che i miglioramenti del servizio sanitario. Il cambiamento demografico ha implicazioni significative per il mercato del lavoro, la crescita economica e la domanda di servizi di welfare, pubblici e privati.
Gli effetti dell’andamento demografico sul mercato del lavoro sono stati evidenziati nella presentazione del rapporto dell’Ufficio Studi “La ricerca del lavoro perduto” all’Assemblea di Confartigianato in cui è intervenuta Marina Calderone, Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali. Il lavoro analizza la crescita del gap tra domanda ed offerta di lavoro, soprattutto se qualificato, ed è stato rilanciato dai media, e in particolare l’argomento è stato approfondito dal Presidente Granelli con interviste a Tgcom24 e a Radio 24. Qui per scaricare il rapporto e le slides della presentazione di Enrico Quintavalle, Responsabile dell’Ufficio Studi.
La transizione demografica delinea una rilevante riduzione della popolazione che richiederà una crescita del tasso di occupazione associata ad una robusta crescita della produttività, sostenuta da una elevata propensione ad investire delle imprese, fattore chiave per garantire sostenibilità e la digitalizzazione dei processi produttivi. Le previsioni di medio e lungo periodo del sistema di welfare elaborate dalla Ragioneria Generale dello Stato indicano tra il 2020 e il 2030 un aumento di 6,5 punti del tasso di occupazione, più marcato (+7,2 punti) per le donne, e un tasso di crescita annuo della produttività dell’1,0%.
L’analisi delle previsioni fino al 2080 dell’Istat sulla popolazione residente, secondo lo scenario mediano relativo ai parametri demografici di fecondità, mortalità e migrazioni, indica che la quota di individui di 65 anni e più nel 2050 salirà al 34,5%, oltre dieci punti superiore al 23,8% nel 2022. Nella prospettiva di lungo termine di delinea una vera e propria “glaciazione” demografica. la popolazione passerà dai 59 milioni al 1° gennaio 2022 a 58,1 milioni nel 2030, con un tasso di variazione medio annuo pari al -2‰. Nel medio termine la diminuzione della popolazione si accentua, passando da 58,1 milioni a 54,4 milioni tra il 2030 e il 2050 (tasso di variazione medio annuo pari al -3,3‰), mentre tra il 2050 e il 2080 diminuirebbe di ulteriori 8,5 milioni (-5,7‰ in media annua), arrivando a 45,8 milioni nel 2080. L’Italia in cinquant’anni, tra il 2030 e il 2080, perderà in media annua 245mila abitanti: come se al passare di ogni anno sparisse una città come Venezia (comune con 251mila abitanti).
Con la progressiva uscita dei lavoratori nati nel baby boom degli anni Sessante del secolo scorso, dal 2024 al 2050 si registrerà una accelerazione del calo dell’offerta di lavoro: dal 2024 al 2050 la popolazione in età di lavoro, tra 20 e 64 anni, scenderà di 7 milioni (-20,4%), esattamente equivalente all’attuale occupazione di tutto il Nord Ovest (Lombardia, Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta).