LGIM: le conseguenze dell'escalation dei conflitti sui mercati globali

- di: Sonja Laud, CIO di LGIM
 
L’ultima escalation delle ostilità in Medio Oriente, la guerra in corso in Ucraina e le tensioni che ribollono in altre parti del mondo hanno messo la geopolitica direttamente al centro delle preoccupazioni degli investitori.

Questi conflitti, assieme a quelli che rischiano di scoppiare in futuro, comportano in primis un’enorme sofferenza umana, e possono anche andare a intaccare le performance degli assets che gestiamo. Per questo, ora più che mai, il nostro focus principale è sulla gestione dei rischi, così da riuscire comunque a centrare gli obiettivi di lungo periodo dei nostri clienti.

Il nostro approccio verso il rischio geopolitico in generale si riassume sostanzialmente con il motto: “prepararsi, non prevedere!” e si basa su analisi rigose e approfondite dei possibili scenari futuri, piuttosto che cercare di immaginare esiti imponderabili.

I mercati potrebbero non aspettarsi un aumento della volatilità

La prima cosa che si osserva da queste analisi è che gli investitori non sembrano essere stati particolarmente turbati dagli ultimi risvolti del conflitto in Medio Oriente, dopo che Israele e Iran hanno ingaggiato uno scontro diretto che non era mai stato osservato prima.

Infatti, sebbene i mercati abbiano iniziato a scontare un minor numero di tagli dei tassi d’interesse nel corso dell’anno, le valutazioni indicano ancora uno scenario “Goldilocks”, caratterizzato da una crescita solida e da un’inflazione che continua a convergere verso i target prefissati.

È probabile che questo sia dovuto al fatto che, anche se il conflitto in Medio Oriente dovesse ulteriormente deteriorarsi, le dimensioni relativamente contenute dei paesi coinvolti non avrebbero un grande impatto sulla crescita globale.

Tuttavia, noi di LGIM riteniamo anche che non si stia dando la dovuta importanza a evenienze quali lo scoppio di nuove ostilità, che potrebbero avere effetti a catena sull’inflazione e sulla politica monetaria. Ciò avrebbe probabilmente un impatto sulle aziende, sui consumatori e sugli asset più rischiosi di tutto il mondo, a causa di prezzi dell’energia più elevati e del costo del debito.

In questo senso, l’ottimismo diffuso suoi mercati potrebbe sottovalutare il contesto difficile in cui si sta muovendo l’economia globale, in cui l’interconnessione tra questi e l’ampia gamma di rischi sullo sfondo, porteranno probabilmente a un aumento della volatilità in tutti i settori. Poco importa si si è poco esposti verso gli asset israeliani e se le sanzioni rendono essenzialmente non investibili quelli iraniani.

Quali provvedimenti prendere

Se si osservano le azioni che hanno intrapreso i governi e gli appuntamenti politici che ci attendono nella restante parte di quest’anno, riteniamo che l’incertezza e il cambiamento siano probabilmente le uniche due costanti che gli investitori possono aspettarsi. Questo perché ci stiamo tutti adattando ad un mondo multipolare, in un periodo di frenetici progressi tecnologici.

Pertanto, in un tale scenario, riteniamo di dover adottare un posizionamento difensivo all’interno dei nostri portafogli multi-asset, andando anche a ridurre il rischio di credito all’interno delle nostre strategie attive e a reddito fisso. Inoltre, è più importante che mai dare importanza alla diversificazione, la quale, sebbene non significa non sostenere delle perdite, consente di resistere meglio a una serie di scenari economici negativi e di mitigare l’impatto di ogni singolo evento di mercato.
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