LGIM: Elezioni USA, perché stavolta è diverso?

- di: Sonja Laud, CIO di LGIM
 
Le elezioni negli Stati Uniti in programma per novembre stanno già attirando l’attenzione dei media internazionali per la recente condanna del candidato repubblicano Donald Trump. Infatti, nonostante questa possa portare anche all’incarcerazione dell’ex presidente, non c’è niente nella costituzione statunitense che impedisca a Trump di correre nuovamente per la Casa Bianca e in molti si stanno chiedendo se vedremo veramente un Capo di Stato esercitare le sue funzioni da dentro una cella e, in caso di vittoria, se e come riformerà la giustizia.

Tuttavia, la tornata elettorale negli Usa sarà un evento da monitorare molto attentamente anche per ragioni economiche e finanziarie, in quanto potrebbe avere un impatto considerevole sulla volatilità dei mercati; molto maggiore di quello che si è osservato in passato.

La divergenza di opinioni tra lo stesso Trump e il presidente uscente e candidato democratico, Joe Biden, su una serie di temi chiave quali l’immigrazione e, in minor misura, sulle tariffe doganali, indica che il 2025 sarà un anno cruciale per l’economia degli Stati Uniti negli anni a venire. Ad oggi, purtroppo, è molto difficile, se non impossibile, prevedere quale scenario si verificherà, e per questo noi di LGIM abbiamo sviluppato delle previsioni attorno ai 4 possibili risultati delle urne, dando un punteggio da -3 a +3 sull’impatto che questi potrebbero avere sull’inflazione, il grande osservato speciale dell’economia globale, dove -3 è la contrazione più ampia e +3 è l’aumento più ampio. Inoltre, è bene specificare che queste sono le alternative che riteniamo più probabili, ma non possiamo escludere che alla fine se ne possano verificare altre ancora diverse.

1) Il primo scenario è un “clean sweep” dei democratici, con il Partito dell’Asinello che controlla entrambe le camere del Congresso. In questo caso, ci aspettiamo un aumento della spesa pubblica, controbilanciato da un aumento delle tasse, risultante, però, in uno stimolo fiscale netto positivo. Impatto sull’inflazione: +1.

2) Il secondo scenario possibile è, al contrario del primo, un clean sweep dei repubblicani, a cui farebbe verosimilmente seguito l’estensione del taglio delle tasse tanto voluto da Trump, un aumento della spesa militare e un brusco calo dell’immigrazione. Riteniamo anche che l’aumento delle tariffe doganali andrebbe comunque a finanziare ulteriori tagli delle tasse. Impatto sull’inflazione: +2.
 
3) Il terzo scenario è quello in cui Biden viene rieletto, ma ha la maggioranza solo in una delle camere; ciò lo obbligherebbe a sottostare a molte delle richieste dei repubblicani, che verosimilmente prevedono una riduzione della spesa pubblica e anche l’interruzione di alcune agevolazioni fiscali che non sarebbero prolungate. Impatto sull’inflazione: -1.
 
4) Il quarto e ultimo scenario è una vittoria di Trump con maggioranza repubblicana in solo una delle camere. Come nel caso precedente, l’ipotetico neopresidente porterebbe avanti i punti che sono, almeno parzialmente, condivisi con i democratici; in primis l’aumento delle tariffe doganali. Al tempo stesso, tuttavia, è lecito aspettarsi un forte contrasto all’immigrazione, un aumento contenuto della spesa pubblica e lo stop ad alcune agevolazioni fiscali. Impatto sull’inflazione: +1.
 
Nei punti elencati sopra, si è fatto spesso riferimento al tema dell’immigrazione e questo perché, secondo i sondaggi più recenti diffusi da Gallop e dal Wall Street Journal, questo tema sta diventando rapidamente l’ago della bilancia per molti elettori, con almeno tre quarti dei votanti degli stati in bilico che ritengono che i provvedimenti presi da Biden in materia vadano nella “direzione sbagliata”. Infatti, la politica del presidente uscente sul controllo alle frontiere è stata percepita come molto blanda e a questo è stato associato un forte aumento degli immigrati durante il suo mandato, dopo che, invece, con Trump si era verificato l’opposto.

Tuttavia, le nostre ricerche interne hanno evidenziato come l’aumento degli stranieri abbia avuto un ruolo fondamentale nella recente crescita economica degli Stati Uniti, tanto che alcuni pensano (anche se è molto difficile da dimostrare) che il paese sia riuscito a evitare la recessione lo scorso anno proprio grazie a questi. Viene quindi da chiedersi cosa ne sarà dei brillanti risultati osservati finora e, a cascata, dei mercati finanziari globali, se il flusso di arrivi si dovesse arrestare a seguito di una vittoria repubblicana.
 
Come accennato in precedenza, anche le tariffe rappresentano un jolly importante per una seconda presidenza Trump e troverebbero sostegno dal percorso deflattivo che gli Usa sembrano aver avviato. Tuttavia, applicare dazi doganali in un momento in cui la Cina sembra aver finalmente imboccato la strada della ripresa potrebbe generare nuovi aumenti dei prezzi e, quindi, un ritorno dell’inflazione.

Capire quando il risultato di un’elezione inizia a manifestare i suoi effetti sui mercati è sempre una sfida, anche perché molto dipende da chi sono i vincitori e gli sconfitti, anche se il recente aumento dei rendimenti dei Treasury a più lunga scadenza potrebbe essere un segnale di come gli investitori stiano iniziando a scontare il rischio legato alle elezioni. In ogni caso, indipendentemente da chi sarà il prossimo inquilino della Casa Bianca, il recente mix di crescita robusta e deflazione sembra essere frutto degli stimoli fiscali e dell’aumento dell’immigrazione e, purtroppo, la politica sembra stia facendo di tutto affinché questa combinazione di fattori non sopravviva al prossimo novembre e i mercati ne prenderanno nota.
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