IG Italia: conflitto Hamas-Israele e possibili conseguenze sui mercati

- di: Filippo Diodovich, Senior Market Strategist di IG Italia
 
L’attacco a sorpresa di sabato mattina del gruppo terroristico Hamas nei confronti di Israele ha mosso notevolmente i mercati finanziari sulla scia dei timori degli investitori su una possibile escalation degli scontri in Medio Oriente con il possibile coinvolgimento di più Stati (Libano e Iran in primis). Secondo le indiscrezioni riportate dal Wall Street Journal l’attacco potrebbe essere stato pianificato con la connivenza dell’Iran.

Crediamo che la volatilità rimarrà molto elevata nei prossimi giorni e che l’impatto sui mercati sarà sempre più profondo se dovessero essere coinvolti altri Stati, portando ad un’avversione al rischio e ad un sentiment di risk-off che potrebbero protrarsi a lungo. La destabilizzazione del Medio Oriente porta pressioni fortemente rialziste sulle quotazioni del petrolio e spinge gli investitori a guardare verso beni rifugio (bond, usd, chf, jpy, oro). Nonostante la delicata e complessa situazione non riteniamo che si possa ripetere l’embargo petrolifero del 1973 in seguito alla guerra dello Yom Kippur. È importante infatti notare che da allora l’influenza dell’Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio (OPEC) sulla produzione globale è diminuita notevolmente. Inoltre, i colloqui in corso tra Arabia Saudita e Israele per normalizzare le relazioni tra i due Paesi gettano le basi per una situazione diversa rispetto a quella vista nel 1973.

Sul fronte azionario segnaliamo i forti acquisti sul settore della difesa (Leonardo +5,25%, Rheinmetall +5%, Thales +4,50%, Bae Systems +4%) sulla scia di una potenziale aumento della domanda di armamenti.

Sul fronte obbligazionario acquisti su Treasuries e Bund. Salgono gli spread europei rispetto alla Germania, quello italiano è pari a 207. I rendimenti del decennale italiano sono in leggera crescita al 4,92%.

Sul fronte valutario ottime le performance delle valute rifugio: dollaro statunitense, franco svizzero e yen giapponese. La valuta più debole è stata lo shekel israeliano che ha toccato nuovi minimi contro dollaro a 3,98. E’ dovuta intervenire la Banca Centrale di Tel Aviv per vendere dollari e stabilizzare la propria valuta (al momento coppia valutaria a USD/ILS a 3,92).

Sul fronte commodities vi è stata una super performance del petrolio. Il Wti Light Crude sale di 3 punti percentuali a 84,30 dollari al barile, il Brent mostra un rialzo del 2,70% a 86,50 dollari al barile. Molto bene anche la performance del bene rifugio per eccellenza, l’oro, che evidenzia un aumento di 1 punto percentuale a $1850 l’oncia.
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