Guerra: a marzo -37 punti fiducia imprese su economia, gli effetti più diffusi in Emilia-Romagna, Veneto e Toscana

 
L’analisi dei dati pubblicati venerdì scorso dall’Istat evidenzia che a marzo l’indice di fiducia delle imprese torna a diminuire, dopo il recupero registrato lo scorso mese. In particolare, crollano le attese delle imprese sull’economia, con il saldo delle imprese manifatturiere e dei servizi che cede mediamente  36,6 punti, con un calo di 31,1 punti per la manifattura e una flessione più severa, di 37,4 punti percentuali, per le imprese dei servizi.

La guerra fa peggio della pandemia sulla fiducia dei consumatori, il cui indice a marzo 2022 perde 11,6 punti rispetto al mese precedente, un calo più ampio del -10,1 punti di marzo 2020, mese dello scoppio della pandemia e dell’inizio del lockdown sanitario; analoga differenza anche nella valutazione in punti percentuali.

Le imprese in prima linea – L’analisi condotta nel 18° report di Confartigianato mostra come gli effetti della guerra siano già diffusi su una ampia platea di imprese. Nel complesso si tratta del 30,7% dell’occupazione dell’intero sistema imprenditoriale italiano, coinvolgendo quasi un milione di imprese (946 mila unità), con 5 milioni 353 mila addetti, più della metà di questi (57,3%) occupati in micro e piccole imprese. Sono coinvolti i settori con un più intenso uso dell’energia, quelli interessati dalle mancate importazioni di materie prime dal teatro di guerra e dal caro-gasolio. Si aggiungono le imprese dei macchinari e della moda – un settore colpito dalle sanzioni sui prodotti di lusso varate il 15 marzo – in sei regioni maggiormente esposte sul mercato russo: Veneto, Emilia-Romagna e Lombardia (in entrambi i settori), Marche e Umbria (moda) e Friuli-Venezia Giulia  (macchinari). Infine, viene coinvolta l’offerta di alberghi e ristoranti nelle sette regioni dove è più elevata incidenza delle presenze di turisti russi: si tratta di Emilia-Romagna, Veneto, Valle d’Aosta, Sardegna, Trentino-Alto Adige, Toscana e Lazio.

I territori con la maggiore diffusione di imprese in prima linea – L’analisi territoriale svolta in collaborazione con l’Osservatorio MPI Confartigianato Lombardia, evidenzia che tra le maggiori regioni si osserva un più alto coinvolgimento del sistema produttivo nei settori maggiormente sotto stress a causa del conflitto in corso in Emilia-Romagna, con il 41,5% di occupati coinvolti nelle imprese in prima linea, seguita da Veneto con il 40,5%, Toscana con il 38,9% e Lazio con il 34,3%.

Nel dettaglio l’Emilia Romagna è maggiormente colpita del calo dell’export di macchinari, del turismo e della carenza di materie prime, così come il Veneto, il quale però è più coinvolto anche per una maggior presenza sul territorio di realtà produttive energy intensive. Il Lazio risulta più sotto stress a causa della riduzione di turisti e del caro carburanti, mentre la Toscana, oltre alla flessione di turisti e di materie prime da Russia e Ucraina, è esposta al calo dell’export di prodotti moda.

Tra le altre regioni si registrano quote più elevate in Valle d’Aosta con il 45,5%, Trentino-Alto Adige con il 39,4% e Sardegna con il 37,6%. Nel dettaglio, Valle d’Aosta e Trentino-Alto Adige risentiranno in modo più accentuato del crollo del turismo proveniente dalla Russia, mentre la Sardegna, oltre a risentire del calo di turisti russi, è più esposta alla riduzione dell’import di alcune materie prime provenienti dai luoghi in cui è in corso il conflitto.

Le dieci province dove si osserva un più alto coinvolgimento del sistema produttivo nei settori maggiormente sotto stress sono: Prato (55,7%), Vicenza (48,7%), Modena (47,9%), Piacenza (46,0%), Fermo (45,6%), Aosta (45,5%), Parma (45,2%), Reggio nell’Emilia (44,7%), Rimini (43,2%) e Rovigo (43,0%).
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