Giannola (Svimez), rischi e limiti della ZES unica

 
Adriano Giannola, presidente della SVIMEZ, intervenuto al Forum Nazionale Sostenibilità e Sviluppo Aree Industriali” promosso da FICEI, la Federazione Italiana Consorzi Enti Industrializzazione, ha manifestato alcune perplessità sull’efficacia della Zes unica per il Mezzogiorno. “Occorre fare chiarezza – spiega Giannola - per le Zes, nel mondo, è fondamentale disporre di un’area esente dalle dogane in entrata e in uscita: difficile che ciò possa valere in tutto il Mezzogiorno: il Sud diventerebbe un soggetto terzo con regole totalmente diverse da quelle europee.” Il Presidente Svimez teme che l’Unione Europea non lo consenta in modo strutturale perché sarebbe una palese violazione delle regole sulla concorrenza. “Quanto alla decontribuzione al 30% prevista per la ZES unica – osserva l’economista - ricordo che fino al primo governo Berlusconi il Sud godeva di una fiscalizzazione integrale o quasi degli oneri sociali e l’Ue ci impose di cancellarla (accordo Van Miert-Pagliarini); su questo fronte oggi abbiamo un regime transitorio del 30% sottoposto a periodici rinnovi. Quanto alla sua efficacia, i risultati della decontribuzione, non sono stati -allora ed ora- particolarmente significativi per l’occupazione e i salari sono oggi bassissimi”. In definitiva, chiamare ZES un’area indistinta a fiscalità differenziata è altra cosa da ciò che nel mondo si intende per Zone Economiche Speciali: aree a ridosso di porti, attrezzate con retroporti, interporti. Una entità territoriale ben definita attrezzata per diventare attrattiva per particolari motivi tra i quali spicca proprio quello legato all’esistenza di un porto. E' il caso di Tangeri in Marocco. Puntare sulla fiscalità di vantaggio per tutto il Mezzogiorno espone al rischio di far rivivere lo spirito della vecchia politica assistenzialista”, conclude il Presidente Svimez.
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