FIM-CISL: Stellantis, positiva spinta su elettrico, ma riconvertite fabbriche per salvare occupazione e prospettive

 
E’ certamente importante la spinta verso l’elettrico nei prossimi 24 mesi con il lancio di 21 veicoli elettrici e ibridi annunciata oggi da Ceo Carlos Tavares durante la presentazione dei dati semestrali, ma è altrettanto necessario avere risposte concrete sulle prospettive future per gli oltre 7.000 lavoratori in Italia del Gruppo che operano sui motori tradizionali, a cui bisogna aggiungerne altrettanti nella componentistica dell’indotto.

L’arco temporale che abbiamo di fronte è molto stretto, servono risposte che rassicurino nel breve periodo, sia i lavoratori, che il Paese. Gli obiettivi annunciati entro il 2030 da Stellantis nell’Electrification Day guardano a un obiettivo del 70% di elettrico nelle produzioni per Europa e il 40% delle produzioni per gli USA. Obiettivi quest’ultimi, che diventano ancor più stringenti  con le direttive “Fit For 55” annunciate dall’Europa: stop alle produzioni di motori a benzina e diesel entro il 2035. 

Un arco di tempo molto stretto che espone tutto il settore a preoccupanti ripercussioni sul piano  occupazionale, in particolare per le fabbriche di motori e cambi presenti in Italia, a cui si aggiungono poi tutte le imprese della componentistica dell’indotto e della manutenzione. 

Come FIM-CISL riteniamo non si possa attendere ulteriore tempo senza sapere quale scelte Stellantis vuole intraprendere su questo versante. Le pressioni degli ultimi mesi che abbiamo attuato verso il Governo e verso Stellantis, hanno consentito di definire un impegno preciso sulla costruzione della terza gigafactory del gruppo in Italia, vincendo la competizione di altri paesi. Questo ci ha consentito di mettere in sicurezza per il futuro la fabbrica di motori di Termoli, con i suoi 2400 lavoratori. Rimane ancora aperta però la partita per gli altri due stabilimenti di motori, quello VM di Cento (Ferrara)  e quello di Pratola Serra (Avellino), a cui si aggiungono  i due stabilimenti che lavorano sui cambi, Mirafiori e Verrone (Vercelli). La situazione più critica è certamente quella dello stabilimento di Cento di Ferrara, dove gran parte delle produzioni sono sul motore diesel V6, che motorizza molte vetture del mercato nord americano. Lo stabilimento di Cento ha assistito ad un crollo occupazionale e nei volumi, che negli ultimi 5 anni è stato pari al 

-25% della forza occupazionale e del -21% dei volumi. Il calo occupazionale non ha evitato l’uso degli ammortizzatori sociali che si è continuato ad utilizzare, coinvolgendo circa il 35% degli attuali occupati. 

Nonostante gran parte delle produzioni sono destinate al mercato americano, dove gli obiettivi per elettrico sono meno stringenti (40% nel 2030), si sono riscontrati alcuni blocchi nei progetti di sviluppo del V6, che ci preoccupano fortemente. 

La situazione invece dello stabilimento di Pratola Serra, con l’arrivo delle nuove produzione del motore diesel per il veicolo commerciale Ducato, prima prodotto nello stabilimento CNHI di Foggia, andrà sicuramente a migliorare nel breve periodo la situazione. Dopo l’annuncio di Tavares di equipaggiare già dal 2021 i furgoni commerciali con motorizzazioni elettriche e a idrogeno, non mette al sicuro nemmeno lo stabilimento Irpino nel medio periodo. Anche gli stabilimenti piemontesi del Powertrain di Verrone e Mirafiori, dove operano 1.700 lavoratori, dove si producono i cambi sono strettamente collegati al tema delle motorizzazioni, come del resto anche una parte dei lavoratori degli Enti Centrali di Torino. E’ indispensabile e urgente anche per queste realtà, comprendere quale strategia di garanzia e sviluppo si intende mettere in atto. 

Già da settembre, per noi è fondamentale aprire un confronto a 360° sul tema delle “motorizzazioni” con i vertici di Stellantis Europa e con il Ministero dello Sviluppo Economico. Dobbiamo costruire le garanzie necessarie per governare questo processo, che vedrà una erosione nei volumi sui motori endotermici, definendo quali sono gli interventi di “reindustrializzazione”, sia sul fronte della componentistica elettrica che ruoterà intorno alle nuove motorizzazioni, ma anche al tema dei semiconduttori. Quale strategie il gruppo vuole attuare per spostare la catena delle forniture nel nostro Paese ed evitare i fermi di produzioni che hanno inciso pesantemente su lavoratori e azienda. Anche la nuova componentistica che la guida autonoma e la rivoluzione digitale sta portando dentro le future autovetture, sono ambiti che possono essere oggetto di un processo di reindustrializzazione su cui costruire soluzioni positive. Ci sono poi aspetti di cambiamento delle competenze professionali che dovranno investire i lavoratori sia negli ambiti della ricerca, della progettazione ma anche della fabbricazione. Ci aspettiamo che anche le istituzioni, da quelle locali a quelle nazionali, facciano fronte comune con le organizzazioni sindacali per accompagnare e mettere sotto tutela sociale ed economica queste importanti realtà industriali del nostro territorio, a partire da come orientiamo i fondi del PNRR.

 Gli importanti risultati finanziari e i risparmi ottenuti nelle sinergie sono stati raggiunti grazie al contributo dei lavoratori, oggi Carlos Tavares lo ha riconosciuto e queste risorse per la FIM-CISL, devono essere orientate a governare il cambiamento mettendo in sicurezza le fabbriche e l’occupazione. 
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