Nuovi orizzonti per un’Europa a trazione femminile

- di: Leonardo Dini
 
Da pochi mesi la Francia e da pochi giorni la Gran Bretagna hanno un nuovo premier e una leadership inaspettatamente affidata a una donna. Tutto questo accade mentre la Svezia, Paese della emancipazione femminile per eccellenza, perde dopo pochissimi mesi, il suo premier donna, a causa della sconfitta elettorale recente. Un giorno un celebre attore italiano teatrale disse la frase: la democrazia significa che il mio voto, il voto di un cittadino qualsiasi, e quello di Isaac Newton valgono e hanno lo stesso valore e peso. Ebbene si è ampiamente superato, proprio nella logica delle donne, il tema delle quote rosa, perché le donne stesse vogliono essere realmente alla pari, resta il tema del declinare la politica internazionale al femminile secondo un nuovo modo di ragionare sulle questioni internazionali meno bellicoso, più ragionevole e razionale. La Francia e l’Inghilterra sono indubbiamente nazioni evolute sui diritti femminili, più del Paese Nordico scandinavo  addirittura, perché l’emancipazione politica delle donne comincia proprio storicamente in Inghilterra, Stati Uniti e Francia, con le intellettuali scienziate e scrittrici del 1800 come Colette in Francia e Jane Austen in Inghilterra, con l'avvento del voto egualitario, che arriva in Italia solo nel 1947 con la Repubblica nascente.

Ricordo per esperienza diretta, ad esempio, che mia madre Lia a 21 anni fu la prima della mia famiglia a votare nel 1948 e mia nonna Vittoria solo a 64 anni ottenne il diritto di voto sempre nel 1948. Oggi in un mondo più egualitario ed evoluto dopo un secolo, la premier francese Borne difende i diritti femminili e femministi ma è soltanto la seconda donna premier in Francia dopo Edith Cresson, peraltro scelta da un uomo, da Mitterand. Legittimo chiedersi dunque: a quando un premier donna scelto da un capo dello Stato donna in Francia? In Inghilterra siamo solo alla terza donna leader dopo Meg Margareth Thatcher, detta la lady di ferro e dopo la May, in un Paese governato per 70 anni da una donna, la Regina Elisabetta II e con regine storiche come Maria Stuart e Elisabetta I. In Europa, tuttavia, il women empowerment oggi funziona: lo dimostrano gli esempi delle donne premiers: in Finlandia, Sanna Marin, in Danimarca, Mette Frederiksen, in Islanda Katrin Jakobsdittir, Kaja Kallas in Estonia la Andersson in Svezia citata prima e Ingrida Simonyte in Lituania. Paradossalmente anche questo: il potere democratico delle donne in ascesa è un pericolo incombente per le autocrazie maschiliste di Cina e Russia e Iran. Pensiamo per ipotesi a Iran Russia e Cina pacifiche, in una democrazia con un presidente donna quanto sarebbero più evolute!

Ma l'Inghilterra della Truss è emblematica di un ulteriore paradosso. E’ importante infatti non solo la leadership femminile ma anche la politica che fa il governo cosi nominato. I governi Borne e Truss sono dunque chiamati a creare una linea politica concretamente innovativa. Provenendo da esperienze di carriera totalmente divergenti, Truss e Borne hanno in comune la istanza di rinnovamento che attraversa, in parallelo, tanto la politica inglese quanto quella francese. La Thatcher in Inghilterra ha cambiato molte cose ma non dalla parte delle donne. Cresson, May, hanno svolto governi che non sono passati alla Storia in modo significativo, anzi sono stati caratterizzati più dalle polemiche e dalle crisi che dai successi. Difficile dire fino a dove potranno spingersi le due nuove leader inglese e francese e se potranno come la Merkel fare Storia. Di fatto il potere inglese trova ora un nuovo bilanciamento un check and balance che vede un Re apolitico come Charles III abbinarsi a un governo politico nuovo e determinato. In Francia un Macron indebolito politicamente, vede in Borne la sponda per una prosecuzione con altri mezzi della linea iniziale di Macron e di En Marche.

Temo tuttavia che il tentativo riformista moderato di Borne e Truss risulti incompiuto e breve. Certo sarebbe essenziale, tanto più livello europeo una sinergia fra Borne e Truss. E l'Italia? Ancora non ha infranto il tabù del potere femminile e non si è riusciti ad eleggere un capo di Stato donna, ancora oggi nel 2022. E nemmeno una Presidente del Consiglio. Ancora l'Italia non è mai stata guidata politicamente da una donna, tranne le presidenti di Camera e Senato, Iotti, Pivetti, e ora Alberti Casellati. La Francia a sua volta vive il tabù di non avere ancora avuto un presidente donna. Il governo Borne intende sviluppare una linea centrista ecologista, in linea con gli accordi sul climate change della conferenza di Parigi. Si trova di fronte a difficili sfide per la crisi del mercato del lavoro e per il rilancio della economia francese. Il governo Truss a sua volta è governo di svolta rispetto a Johnson ma di svolta moderata. Meno radicale e più aperto in politica estera, essendo la Truss ex ministro degli Esteri. La rete dei governi guidati da donne in Europa, di vario orientamento ideologico politico, costituisce quindi l’orizzonte possibile per una nuova politica internazionale, meno basata sulle guerre e più sul dialogo e sulla cooperazione multilaterale, un auspicio e una speranza per il futuro della Europa attuale.
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