Confindustria Venezia: per gli alberghi un anno ancora in salita

 
Nel 2021 le grandi città hanno registrato le maggiori perdite a livello di presenze turistiche. I centri storici, secondo un’indagine dell’Istat sui primi nove mesi dell’anno scorso, hanno subìto la più significativa riduzione della domanda rispetto allo stesso periodo del 2019 (-71% contro -38,4% della media nazionale), recuperando leggermente in comparazione al 2020 (+3,0%).

Per quanto riguarda l’ospitalità, come attesta l’osservatorio di Confindustria Alberghi, a Venezia l’indice di occupazione degli hotel nel 2021 è sceso al -57% rispetto al 2019. Un dato in linea con le altre città d’arte: Napoli (-43%), Firenze (-56,1%), Roma (-58%). “Dopo un Natale in calo e un Capodanno sotto le aspettative – commenta il Presidente della Sezione Turismo di Confindustria Venezia Salvatore Pisani – guardiamo con fiducia alle festività pasquali. Del resto, come ha rilevato l’Istat, nei primi nove mesi del 2021 l’Italia è stata la prima in Europa per numero di presenze turistiche e il Veneto tra le regioni più scelte dai clienti residenti. Questo ci fa ben sperare”.

La ripartenza, sempre secondo Pisani, passa anche da una più equa distribuzione degli aiuti stanziati dal Governo per il settore alberghiero. “I ristori, fino a ieri, erano previsti soltanto per le aziende con un fatturato inferiore ai 5 milioni – sottolinea –. Un criterio che non solo penalizza gli hotel di maggiori dimensioni, ma pone l’Italia in una condizione di svantaggio rispetto agli altri Paesi che hanno sostenuto anche le strutture più grandi. In questa fase, ad esempio, si potrebbe calcolare il contributo in base alla perdita del fatturato mensile sulla media degli ultimi tre anni – propone Pisani –. Questo sistema permetterebbe di affrontare il periodo di bassa stagione con la possibilità di programmare gli investimenti e di sviluppare nuovi segmenti di mercato”.

Nel frattempo, la cassa integrazione Covid è agli sgoccioli: “Ancora non abbiamo ricevuto indicazioni su come procedere in futuro” aggiunge Pisani. “Nei prossimi mesi gli ammortizzatori sociali continueranno ad essere indispensabili per salvaguardare l’occupazione. Intanto – conclude – dobbiamo approfittare di questa fase per adeguare i profili professionali dei nostri dipendenti alle mutate esigenze del mercato. Per farlo, però, servono strumenti innovativi, più agili rispetto agli attuali e immediatamente disponibili da qui ai prossimi tre anni, ai quali attingere per riqualificare il personale”.
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