Confcommercio: “dai dati Istat un quadro incoraggiante”

 
“Il quadro che ci restituisce la lettura dei dati diffusi dall’Istat e dall’Eurostat, i più importanti per valutare lo stato di salute dell’economia, è indubbiamente incoraggiante. Il nostro Paese sembra aver agganciato la ripresa in modo più dinamico rispetto ad altri grandi partner europei quali Francia e Germania. A questo dato si accompagna anche una ripresa dell’inflazione meno accentuata, in Germania si è ormai superato il 3%”: è  il commento dell’Ufficio Studi Confcommercio ai dati diffusi dall’Istat venerdì 30 luglio su mercato del lavoro, Pil e inflazione.

Per quanto riguarda il Pil, la crescita congiunturale del 2,7% nel secondo trimestre, “consolida le attese di un recupero nel 2021 prossimo, se non superiore, al 5%”. Si tratta di un “andamento positivo a cui hanno finalmente contribuito anche i servizi e la domanda per consumi, che si confermano, ancora una volte, un motore indispensabile per la crescita”.

E anche dal mercato del lavoro “provengono segnali positivi: in termini di persone occupate, a giugno si è registrato il recupero più importante degli ultimi mesi, che va letto con cautela in quanto sconta anche alcuni effetti derivanti dalle diverse modalità in cui vengono catalogati gli attivi e gli inattivi”. Si tratta di modalità che “in questo periodo pandemico hanno determinato spostamenti, tra le due posizioni, di rilevo dato il consistente ricorso alla Cig e la sospensione forzata di attività”.

Quanto all’inflazione, “seppure in ripresa, appare ancora sotto controllo. L’inflazione di fondo permane, infatti, ancora su valori molto contenuti (+0,6% nel confronto annuo)”.

L’Ufficio Studi invita comunque alla prudenza “nel valutare le prospettive per i prossimi mesi”, in quanto la ripresa “necessita di un reale consolidamento che vada al di là dei rimbalzi statistici”. In quest’ottica, “un ruolo cruciale è rappresentato, oltre che dall’efficacia PNRR e del programma di riforme, dalla domanda per consumi che, anche se in ripresa, è ben lontana dai livelli pre-crisi”. E sul fronte del lavoro “la crisi di quello autonomo, il più penalizzato, è un elemento che potrebbe limitare pesantemente la domanda di lavoro”. Infine, l’Ufficio Studi ammonisce che “divergenze di rilievo nelle dinamiche inflazionistiche dei diversi paesi europei potrebbero creare qualche tensione nella gestione della politica monetaria da parte della Bce. Per il nostro Paese un rientro prematuro di una politica accomodante non agevolerebbe né la ripresa né il processo di rientro del debito”.
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