Confartigianato Studi: la bolletta per il caro energia al massimo storico del 4,6 pil pesa sulla crescita

- di: Barbara Bizzarri
 
Il 20 ottobre è l’ultimo termine per la presentazione in Parlamento della manovra di bilancio per il biennio 2023-2025 e si prospetta essere una scadenza critica per le imprese, a quanto rileva uno studio di Confartigianato, poiché i tempi stretti di avvio della XIX legislatura e del varo del nuovo Governo si intrecciano con uno scenario di finanza pubblica reso complicato dai rischi di recessione. Secondo il quadro programmatico indicato nel DEF 2022 il deficit, nel 2022 al 5,6% del Pil, si ridurrebbe al 3,9% nel 2023, con il saldo primario che passerebbe dal -2,0% del Pil al -0,8%. Il rapporto tra debito e Pil è in discesa, passando dal 147,0% al 145,2%. Sulla tenuta degli indicatori del bilancio pubblico pesa la frenata dell’economia: la crescita del Pil prevista nel DEF per il 2022 è del 2,4%, mentre le ultime previsioni di luglio del Fondo monetario internazionale si fermano al +0,7%; con l’interruzione del gas dalla Russia, nel 2023 il Pil potrebbe scendere dell’1,9%

L’intervento di politica fiscale è reso più complesso dalla politica monetaria restrittiva per riportare la stabilità dei prezzi: ad agosto l’inflazione è arrivata al 9,1% sia nell’Eurozona che in Italia; supera il 20% nelle tre repubbliche baltiche, Estonia, Lettonia e Lituania, e si colloca sopra il 10% in altri dodici Paesi dell’UE. La crescita dei prezzi è spinta dall’energia: l’inflazione energetica in Italia è al 45,4%, 6,9 punti superiore al 38,6% dell’Eurozona; il maggiore dinamismo in Estonia, dove si registra un aumento del 100,1%, seguita da Paesi Bassi con 88,4%, Lettonia con 67%, Lituania con 65,9%, Belgio con 55,3% e Grecia con 50,4%.

Il dato più allarmante resta tuttavia il rincaro delle bollette energetiche, che costituisce un freno drammatico per l’economia, e a seguire il marcato impulso recessivo che arriva dalla discesa in territorio negativo della domanda estera netta, un fenomeno che non si riscontrava dal 2012, come emerso nel 21° report di Confartigianato, “Imprese in trincea nella guerra dell’energia”, presentato durante un webinar introdotto dal Segretario Generale Vincenzo Mamoli.

Secondo i dati già resi noti in precedenza, a luglio 2022 il saldo del commercio estero su base annua è sceso in territorio negativo con -6,8 miliardi di euro, peggiorando di 75,2 miliardi nell’arco di dodici mesi. A fronte di un surplus di 78,7 milioni di euro del saldo no-energy, il differenziale tra import ed export di energia sale a 85,5 miliardi di euro, toccando il massimo del 4,6% del Pil. La bolletta energetica, aumentando di 57,2 miliardi in dodici mesi ovvero 3 punti di Pil, determina i tre quarti, quindi il 76%, del peggioramento del saldo complessivo. Nel dettaglio, il saldo del commercio estero di energia è dato da 109,8 miliardi di importazioni e 24,3 miliardi di esportazioni; l’import di energia in dodici mesi si è dilatato di 70,7 miliardi di euro, quasi triplicato (+180,8%) rispetto ai dodici mesi precedenti. Tale aumento si compone di un incremento del 5,3% dei volumi e di una forte dilatazione dei valori medi unitari, saliti del 151,3%. Si ricordi infine che il rafforzamento del dollaro rispetto all’euro, pur sostenendo l’export, impatta negativamente sul valore degli acquisti di energia.

Sul fronte dei prodotti no energy, entra in territorio negativo anche il saldo dei prodotti intermedi, voce aggravata dal caro commodities, che peggiora di 21,1 miliardi di euro. Mostrano una maggiore tenuta i raggruppamenti dei prodotti tipici del Made in Italy, con il saldo complessivo dei beni di consumo e di quelli strumentali in aumento di 3,1 miliardi di euro.
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