Cerved Industry Forecast: imprese italiane, fatturati 2024 in lieve aumento (+0,5%)

 
Nonostante il perdurare di un contesto geopolitico profondamente incerto e di tassi di interesse elevati, i fatturati 2024 delle imprese italiane sono previsti in lieve crescita. In uno scenario base, che permane simile all’attuale, la variazione positiva è dello 0,5% in termini reali (deflazionati pari al 2,3%).

Pur con delle differenze, alcuni settori, come i servizi impattati dalla digitalizzazione o legati al turismo e alla ristorazione, continueranno a trainare l’economia anche nel 2024. Produzione industriale ed esportazioni soffrono invece la debolezza della domanda sia interna sia estera. I risultati delle diverse performance fra settori sono da ricercare nelle diverse esposizioni agli shock economici, alla fine degli incentivi, al calo dei redditi disponibili, dai tassi di interesse, alle tensioni geopolitiche.

Nel 2025 i dati sono stimati in ulteriore miglioramento (+1,2%), portando a +2,58% la variazione positiva dei ricavi del 2025 rispetto al 2022, con andamenti però molto differenziati a livello di comparti. Fra i più positivi: beni di largo consumo, alimentari e per la cura della persona e della casa, logistica e i trasporti continuano e i servizi non finanziari.

Sono queste le principali evidenze del Cerved Industry Forecast 2024-25, lo studio che analizza, con dati aggiornati ad agosto ‘24, l’evoluzione dei ricavi delle imprese italiane nel prossimo biennio.

Il modello di previsione è stato costruito considerando l’andamento di variabili macroeconomiche e geo-settoriali, mentre l’evoluzione della congiuntura è stata sintetizzata in due possibili scenari. Lo scenario base, quello più probabile, caratterizzato da una perdurante incertezza del contesto geopolitico mitigata però da una stabilizzazione della spinta inflazionistica, da un impulso positivo dei fondi pubblici del PNRR destinati alle infrastrutture e da un lieve allentamento della politica restrittiva della BCE; e lo scenario peggiore, in cui si osserverebbero un’escalation dei conflitti in corso, la ripresa della spinta inflazionistica e il permanere della politica restrittiva delle autorità monetarie, con ulteriore effetto depressivo su investimenti e consumi.
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