Cancro, report Ue: inquinamento ed esposizione a sostanze cancerogene causa oltre il 10% dei casi in Europa
- di: Barbara Leone
L’esposizione all’inquinamento atmosferico, alle sostanze chimiche cancerogene, al radon (ovvero il gas radioattivo naturale che si forma nella crosta terrestre), ai raggi UV e al fumo passivo è causa di cancro per oltre il 10% della popolazione europea. E’ quanto emerge dal report “Battere il cancro - il ruolo dell’ambiente europeo” realizzato dall’Agenzia per l’ambiente dell’Unione europea. E’ noto che in Europa il cancro è la malattia più diffusa tra la popolazione, nonché seconda causa di morte più comune dopo le malattie cardiocircolatorie. Detto brutalmente tutti noi, direttamente o indirettamente, siamo destinati a fare i conti con questa terribile malattia. Secondo lo studio Ue la sua alta diffusione in Europa può essere spiegata da vari fattori. A partire dallo stile di vita (in particolare fumo, consumo di alcol e dieta) sino ad arrivare all’esposizione cronica e continuativa ad una serie di sostanze inquinanti e cancerogene. A livello ambientale ma anche sul posto di lavoro. Basti pensare che l’inquinamento dell’aria, all’esterno ma anche negli edifici, è collegato all’1% di tutti i casi di cancro in Europa, e causa circa il 2% di tutte le morti per tumore. Solo per il cancro ai polmoni, la percentuale sale invece addirittura al 9% delle morti. Mentre l’esposizione al radon è legata al 2% di tutti i casi di tumore, e la radiazione ultravioletta naturale al 4%, specie per il melanoma.
Il fumo passivo può aumentare il rischio di cancro fino al 16% in persone che non hanno mai fumato. Ma anche alcune sostanze chimiche usate nei luoghi di lavoro in Europa e rilasciate nell’ambiente sono altamente cancerogene. Come il piombo, l’arsenico, il cromo, il cadmio, l’acrylamide, i pesticidi, il Bisfenolo A e le sostanze Pfas. L’amianto, infine, provoca dal 55 all’88% dei casi di tumore al polmone sul posti di lavoro, oltre a colpire laringe e ovaie. Ma cosa sono e dove si trovano queste sostanze? E soprattutto: come possiamo difenderci? In poche parole si tratta di elementi chimici presenti nell’ambiente, ormai altamente inquinato, dei Paesi europei. Sono i gas di scarico dei motori diesel, i contaminanti dell’acqua e del cibo come l’arsenico e le diossine, le radiazioni del sole e il radon, che entra nelle nostre abitazioni attraverso il suolo. In alcune zone, come quelle caratterizzate da rocce e terreni ricchi di uranio naturale, se ne rileva nelle abitazioni un’alta concentrazione. Peraltro non rilevabile dagli esseri umani in quanto incolore e inodore. Tracce di radon poi possono anche essere presenti nei materiali da costruzione e nell’acqua potabile, ma nella maggior parte dei casi causano un’esposizione alle radiazioni molto inferiore rispetto al radon proveniente dal suolo.
Mentre il radon è di per sé un gas, i prodotti del suo decadimento radioattivo non lo sono e quindi si attaccano alle particelle di polvere nell’aria che una volta respirate possono danneggiare gravemente i nostri polmoni. Poi c’è ovviamente il fumo, attivo e passivo, che non necessita di spiegazioni ma che forse dovrebbe esser preso di petto una volta per tutte dallo Stato. Che da una parte giustamente terrorizza i fumatori, ma dall’altro ne intasca lautamente i soldi. Insomma, una contraddizione senza capo né coda visto che oramai lo sanno pure i sassi che il fumo è letale. Allora tanto varrebbe metterlo fuori commercio una volta per tutte. Ma questo è un altro discorso, e pure un altro articolo. Il report Ue, però, pone l’accento su una questione di fondo. Che se vogliamo è anche molto banale. Appurato che i rischi ambientali e nei luoghi di lavoro sono altamente collegati al rischio cancro nella popolazione va da sé che sono anche prevedibili. E che è fondamentale, ed anche urgente, ridurli. Non foss’altro che per motivi terra terra. E cioè i soldi. Dal momento che i costi economici legati al cancro sono enormi, stimati in circa 178 miliardi di euro nel 2018. Ecco perché, sottolinea ancora il report, è indispensabile attuare una serie di interventi normativi e politiche volte a ridurre l’inquinamento e ridurre l’esposizione (anche nei posti di lavoro) agli agenti cancerogeni.