CIA: Consumi, 2021 con spesa alimentare invariata

 
Rapporto annuale Istat. Previsto rialzo Pil del 4,7% dopo caduta (-8,9%) del 2020

Restano sostanzialmente invariate la spesa per alimentari e per altre categorie difficilmente comprimibili e solo marginalmente toccate dalle restrizioni agli acquisti. I cali maggiori nei consumi delle famiglie italiane, riguardano quei capitoli di spesa sui quali le misure di contenimento hanno inciso di più e, quindi, servizi ricettivi e di ristorazione (-38,9%). Ancora, dunque, molto colpiti anche quelli più penalizzati dalle limitazioni alla circolazione e alla socialità, con i trasporti scesi al -24,6%. Sono questi alcuni dei dati che coinvolgono il settore agricolo e agroalimentare, emersi dal Rapporto annuale 2021 dell’Istat, presentato questa mattina a Palazzo Montecitorio e che vedono, in questa metà d’anno, le conseguenze dell’emergenza sanitaria ancora caratterizzanti il quadro economico e sociale nazionale. 

La recessione globale è stata violenta e di breve durata -spiega la nota Istat- con un rimbalzo favorito dalle misure di sostegno e una ripresa dell’attività economica in tutte le principali economie. Il Pil italiano, dopo la caduta dell’anno passato (-8,9%) dovuta essenzialmente al crollo della domanda interna, è previsto in rialzo del 4,7% nel 2021. Nel primo trimestre 2021 si registrano forti miglioramenti nella manifattura, nelle costruzioni e in alcuni comparti del terziario e anche le prospettive di brevissimo periodo sono decisamente positive (in base ai risultati dell’indagine sui climi di fiducia di imprese e consumatori). Nonostante un moderato recupero occupazionale nei mesi recenti, a maggio ci sono 735 mila occupati in meno rispetto a prima dell’emergenza. Sul fronte dei prezzi, la dinamica è stata quasi nulla nel 2020, ma nei primi mesi del 2021 la risalita del prezzo del petrolio e il recupero dell’attività hanno alimentato moderate spinte inflazionistiche. Per rendere possibili le misure di contrasto all’emergenza sono stati sospesi i vincoli del Patto di stabilità e crescita e il deficit pubblico è salito in Italia al 9,5% del Pil. I trasferimenti alle famiglie hanno limitato la caduta del reddito disponibile (-2,8%). Il calo dei consumi è stato ben più ampio di quello del reddito, di conseguenza il tasso di risparmio è quasi raddoppiato. La spesa media mensile familiare è di 2.328 euro mensili, in calo del 9,0% rispetto al 2019.

Il dato medio in valori correnti ritorna al livello del 2000. Il 2020 costituisce un episodio unico, in cui l’andamento dei consumi, dal punto di vista temporale, territoriale e di categoria merceologica, è stato determinato dall’evoluzione della crisi sanitaria e dalle misure di contrasto alla pandemia.  I consumi sono scesi più nel Nord che nel Centro e nel Mezzogiorno. Il reddito primario delle famiglie è sceso di 92,8 miliardi di euro (-7,3%). I massicci interventi pubblici di redistribuzione hanno fornito un contributo positivo di circa 61 miliardi di euro, compensando due terzi della caduta e sostenendo il potere d’acquisto delle famiglie. A fronte della discesa molto più ampia della spesa, la propensione al risparmio è salita dall’8,1 al 15,8%. Le prestazioni sociali sono aumentate di 37,6 miliardi di euro (+9,6%): tra le misure di sostegno al reddito, 13,7 miliardi sono andati alla copertura della cassa integrazione guadagni e 14 miliardi ad altri assegni e sussidi. L’incidenza della povertà assoluta, misurata sui consumi, è in forte crescita, soprattutto nel Nord. Le misure di contenimento dell’emergenza sanitaria hanno modificato l’organizzazione dei tempi della popolazione, ma si osserva un graduale ritorno verso una quotidianità più vicina a quella pre-crisi. Oltre 7 miliardi sono stati erogati nel corso del 2020 attraverso Reddito e Pensione di Cittadinanza, con 1,6 milioni di nuclei familiari percettori, per un totale di 3,7 milioni di persone coinvolte. Il Reddito di Emergenza ha invece interessato 425 mila nuclei familiari.
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