Burioni, l’onnipresente e onnisciente che ci illumina d’immenso pure sui morti in mare
- di: Barbara Leone
Non ci arrivo. Scusate, ma non ci arrivo proprio. Qual è il nesso tra l’esimio professor Burioni e quei poveri disperati morti in mare al largo di Cutro? Oramai è pacifico, si fa per dire, che dal covid in avanti Fazio lo abbia arruolato in pianta stabile nel suo talk-show. Non si sa bene a quale titolo, dal momento che se all’epoca ci illuminava d’immenso con le sue perle scientifiche sulla pandemia, ora in tivù ci va giusto per sfizio. O per un lauto gettone. Ieri, però, si è davvero toccato il fondo. Quello del mare, appunto. Perché il buon Fabione, che con quell’aria da chierichetto svagato e innovente una ne pensa e cento ne fa, lo ha invitato per raccontarci nei minimi dettagli che cosa succede a una persona che cade in mare. Da un punto di vista fisico, meccanico, oggettivo. Anzi, scientifico. Perché tramite Burioni è la scienzahhh che parla! Anche se questa volta l’immunologo non era solo. Per dargli manforte, o magari perché non sapeva più di tanto che cavolo dire, il patron di “Che tempo che fa” ha chiamato in trasmissione anche un’anestesista. Così, giusto per gradire ed entrare ancor di più nel particolare. Da subito ci viene fatta una acutissima rivelazione: per la legge del mare, dice Burioni, se cadi da un panfilo o da un barcone scientificamente non cambia nulla. Ma va? Quasi quasi pensavamo che se uno accidentalmente casca in mare da un lussuosissimo yacht sia bomboladotato in automatico. E sapete cosa è uguale per tutti? L’acqua gelata. Uao, questa sì che è una scoperta! Che, assicura Burioni, provoca gravissime conseguenze. Ed è a questo punto che interviene l’anestesista, la dottoressa Sonia Tancredi. Perché, testuali parole, non è il mio campo. Chissà perché, ma lo avevamo intuito. Da qui in avanti è un mare, perdonate la spietata metafora, di inutili ovvietà. Non ci voleva l’anestesista di turno per capire che con le attuali temperature un corpo che cade in acqua va in ipotermia. E poi, incalza sadicamente Fazio? Ci sono due possibilità: se va bene si può avere un arresto cardiaco dovuto allo shock o, in alternativa, schiattare lentamente. Come? Respirazione eccessiva, con disorientamento, paura, disagio (guarda un po’), brividi (sicuramente non molto piacevoli, dice la dottoressa, e anche a questo ci arrivavamo da soli) e centralizzazione del circolo. Ovvero si manda, per automatica protezione, il sangue all’interno degli organi.
E quanto si può resistere, chiede sempre più sadicamente Fabio? E’ una lotta contro il tempo, sentenzia Burioni. Chi poi non sa nuotare annega. Ma no, davvero? E in questo caso, spiega l’anestesista, si attraversano varie fasi: sorpresa, resistenza sott’acqua e quando non ce la si fa più l’acqua entra nelle vie aeree che si chiudono per non far entrare l’acqua ma nemmeno l’aria. Tradotto: si muore in una maniera atroce e consapevole. Questo è quello che accade, sia che si cada da un panfilo che da un barcone. E’ scienza, dice Burioni. Ed è una corsa contro il tempo. Fine della spiegazione. E fine della decenza. Cambio scena, cambio registro, perché the show must go on. Signore e signori ecco a voi Claudio Baglioni! Applausi e smancerie varie. Che ci sta, è la tivvù baby. Quella di Fazio, che ci vuole a tutti i costi intossicare la domenica sera facendoci sentire tutti in colpa perché noi siamo vivi e siamo qui, parafrasando proprio una canzone di Baglioni, e loro sono morti nelle gelide italiche acque. E sì, ci sentiamo per un istante immenso, sempre parafrasando il Claudione nazionale, delle persone brutte, bruttissime. Ma come glielo diciamo a questo mezzo santone della tv che noi da una settimana, pur senza sapere tutti questi macabri dettagli peraltro abbondantemente immaginabili, abbiamo negli occhi le immagini di quei bambini, di quelle tutine sulla battigia, e nelle orecchie le urla di disperazione di quelle madri davanti alle bare bianche? No, caro Fazio. Questo didascalico indottrinamento su come si muore quando si cade in acqua ce lo potevi pure risparmiare. Magari il bersaglio non era tanto il pubblico, quanto certi personaggi e/o politici che prima di proferir parola non attaccano bene il cervello. Perché evidentemente certi tweet tipo “Agli extracomunitari ricordo un vecchio detto italiano: partire è un po’ morire. State a casa vostra” sono a dir poco indegni. Ma lo sono a prescindere. E comunque la modalità utilizzata da Fazio scade quasi allo stesso livello. Quegli otto minuti di ieri sera, macabro e inutilissimo siparietto col borioso onnipresente e onnisciente Burioni, non mettono e non tolgono nulla alle nostre coscienze, già abbondantemente provate da questa immane, ennesima tragedia. Il messaggio è arrivato forte e chiaro dalle onde. E forse l’unico modo per onorarli davvero quei morti è il silenzio. E la giustizia giusta, da qualunque parte arrivi.