Assemblee degli azionisti, il Parlamento pronto a mettere la pietra tombale sull’azionariato critico?

 
ReCommon, ISDE Italia, Greenpeace Italia, The Good Lobby e Fondazione Finanza Etica denunciano il tentativo in atto in Parlamento di cancellare definitivamente la pratica dell’azionariato critico in Italia. Si tratta di uno strumento che le organizzazioni ritengono fondamentale per far sentire la propria voce su temi socio-ambientali legati alle attività delle grandi entità finanziarie e delle grandi aziende italiane, spesso partecipate in maniera significativa dallo Stato.

Se approvato, il disegno di legge n. 674 “Interventi a sostegno della competitività dei capitali”, attualmente in discussione al Senato, permetterebbe di apportare modifiche statutarie che potranno introdurre delle limitazioni molto significative all’accesso in assemblea, di fatto impedendo agli azionisti critici di portare le istanze delle società civile nei consessi annuali delle più grandi tra multinazionali e banche italiane. Una disposizione che ha fatto storcere il naso anche a soggetti al di fuori della società civile, compresa la CONSOB, che in audizione al Senato aveva espresso il suo parere negativo in merito. 

Secondo quanto denunciano le associazioni, oltre al danno ci sarebbe però anche la beffa. Nell’ultimo testo del disegno di legge n. 674, infatti, è stato inserito un emendamento che reitera quanto disposto nel Decreto legge “Cura Italia” del 17 marzo 2020 e quindi tenere anche nel 2024, per il quinto anno consecutivo, le assemblee degli azionisti a porte chiuse. 

Così si chiuderebbe il cerchio, di fatto procedendo ad apportare importanti e sostanziali modifiche statutarie durante assemblee straordinarie senza la presenza degli azionisti critici, e impedendo poi in forma definitiva un reale confronto su questioni di vitale importanza, a partire dalle prossime assemblee ordinarie del 2024.

«Nelle assemblee delle società si decide anche del nostro futuro, in un presente precario di crisi climatica, guerre, povertà energetica ed economica che le stesse hanno contribuito ad alimentare. Permettere all’azionariato critico di esprimersi in questi consessi è una questione di trasparenza e democrazia», ha dichiarato Simone Ogno di ReCommon.

«Il legislatore ha ignorato non solo le voci degli azionisti critici, ma anche quella, autorevole, del presidente di Consob, che ha ritenuto lesiva dei diritti degli azionisti la modalità di svolgimento delle assemblee a porte chiuse. Si tratta di interessi legittimi degli azionisti lesi, che dovranno essere difesi in tutte le sedi se, malauguratamente, la norma verrà approvata in questa versione», dichiara Simone Siliani, direttore di Fondazione Finanza Etica.
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