Acciaio: margini compressi, materie prime scese meno dei prodotti finiti

 
«I costi di produzione dell’acciaio sono in discesa dal picco di marzo 2022, ma restano relativamente alti se comparati con le quotazioni dei prezzi finiti, con uno schiacciamento dei margini per i siderurgici». Inoltre, «i prezzi delle materie prime hanno mostrato una resistenza maggiore alla discesa rispetto ai prodotti finiti», con il valore medio degli input produttivi che resta più alto rispetto alle attese di inizio anno. Si registra una certa volatilità, ma i prezzi restano relativamente forti.  È l’analisi che Emanuele Norsa, coordinatore dei contenuti di siderweb, ha presentato questa mattina nel webinar MERCATO & DINTORNI, dedicato alle materie prime siderurgiche.

Nel breve periodo, ci si attende stabilità sul mercato del minerale di ferro e del coking coal, materie prime per il ciclo produttivo dell’acciaio con altoforno, i cui prezzi restano superiori alle medie storiche. 

Per il rottame, usato nei forni elettrici, «è in corso una ripresa che sa più di stabilizzazione – ha illustrato Norsa –, con le quotazioni della materia prima turca che sono intorno ai 385 $/t. Valori medi in linea, se non più alti, rispetto a quelli del 2023, dopo la discesa vertiginosa di inizio anno». 
Sul mercato nazionale, i prezzi del rottame restano sopra la media degli ultimi 4 anni. Lo Scrap Index (l’indice di siderweb rappresentativo dell'andamento del complesso dei rottami in acciaio al carbonio sul mercato italiano) oggi è a 124 punti, il 6% in più rispetto a fine 2023. «Il prezzo è superiore del 25% rispetto alla media del 2018, l’anno più significativo pre-Covid», dopo i cali registrati dall’indice nel 2022 e 2023, ha sottolineato il responsabile dell’Ufficio Studi siderweb, Stefano Ferrari. 

PAROLA AGLI OPERATORI – Andrea Beltrame, scrap purchasing manager di AFV Beltrame Group (Vicenza), ha spiegato che il prezzo del rottame «ha compiuto un grosso balzo la scorsa settimana, dopo 6 mesi in cui era rimasto stabile oppure era sceso in maniera più contenuta rispetto a quello del prodotto finito». Ora «dobbiamo capire se questi aumenti si consolideranno, ma resta il fatto che il prezzo del finito ha raggiunto il livello minimo. È necessaria una forte spinta al rialzo». 

Quanto al minerale di ferro, Gianpietro Gisimundo, senior trader iron ore di Duferco (Svizzera) ha detto che «l’aspettativa è per un assestamento verso il basso, attorno ai 100 $/t. Molto dipenderà, ovviamente, da ciò che accadrà in Cina», il principale mercato mondiale per questa materia prima. «I principali gruppi siderurgici europei – ha spiegato poi - stanno avviando molti progetti per la costruzione di impianti di riduzione diretta e l’installazione di forni elettrici. Questo porterà a un cambio della carica: il minerale di ferro rimarrà, ma in forma di pellet».
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