ASSINDUSTRIA VENETOCENTRO: Relazione del Presidente Leopoldo Destro

 
Autorità, Signore e Signori, Colleghe e Colleghi,

più di due anni ci separano dalla nostra ultima assemblea in presenza.

Oltre ventiquattro mesi nel corso dei quali il mondo intero ha conosciuto non solo la più grave pandemia da un secolo a questa parte, ma anche la più grande discontinuità dopo quella imposta ottant’anni fa dal secondo conflitto mondiale.

Siamo tutti “reduci” da due anni di lotta senza quartiere a un virus che oltre 130.000 italiani, di cui più di 12.000 veneti, non sono riusciti, purtroppo, a sconfiggere. 

Il nostro pensiero va a loro, ai loro familiari e a quanti si sono prodigati non solo per curare e prevenire, ma anche per garantire il funzionamento dell’intero Paese. 

Vi chiedo di ricordarli tutti con un grande applauso.

Il modo migliore di onorarli è prevenire e contrastare le ulteriori, pericolose insidie, dei nuovi contagi. Il tempo della responsabilità non è ancora finito.


Grazie.

--oo—

Oggi, a seguito di questa catastrofe mondiale, abbiamo il dovere di ripartire per impegnarci nella ricostruzione di un mondo che sarà necessariamente diverso, ma che per nostra volontà dovrà essere certamente migliore.

In questo impegno dovranno guidarci non solo i “bisogni”, come quelli legati alla salute, alla cura della persona e al contrasto delle troppe fragilità sociali, ma anche e soprattutto i “sogni” che come singoli e come comunità riusciremo a esprimere. 
Quegli stessi sogni che hanno guidato i nostri padri a far grande il nostro territorio.

Nella consapevolezza di ciò inizio proprio dal verbo carico di suggestioni che abbiamo voluto nel titolo di questo incontro.

Ripartire. 

In una prospettiva come questa, il nostro domani – il domani di tutti – ha un grande protagonista plurale: il Capitale Umano di cui oggi ci occuperemo.

Sono le persone e le loro organizzazioni, infatti, a doversi misurare con la continuità e la discontinuità che il post Covid-19 porta con sé.

Per Assindustria Venetocentro, continuità significa costante attenzione nei confronti delle imprese e di un territorio ampio e differenziato.

Quanto alla discontinuità, credo di poter serenamente affermare che rappresenta l’ambito naturale della Cultura d’impresa di cui tutti noi ci sentiamo portatori e interpreti. 

Una cultura diffusa che non presidia solo ciò che c’è, ma che spinge costantemente a guardare avanti.

Tutto ciò coinvolge anche una capacità generativa che non appartiene solo agli imprenditori, ma anche a migliaia di collaboratrici e collaboratori che in questa occasione voglio pubblicamente salutare e ringraziare per il loro contributo.

In questi mesi ho avuto occasione di visitare molte fabbriche, ciascuna si presentava come un cantiere aperto caratterizzato dall’uso di nuove tecnologie e da un dato sempre più emergente: la persona al centro.

Il Capitale Umano, in altri termini, è esattamente il protagonista di tutto ciò: l’attore principale di una grande trasformazione che in ogni impresa è in continuo divenire.

Oggi, infatti, le nostre aziende, le città e il territorio hanno davanti a loro una “nuova normalità” destinata ad essere digitale e sostenibile.

Come si presenta l’industria padovana e trevigiana a questo duplice e sfidante appuntamento con la storia?
In questo quarto trimestre 2021 la ripresa, qui come nel Paese, si avvia verso, e forse oltre, il +6% del PIL. 

La tenuta economica e sociale si deve in larghissima parte alla manifattura e al nostro export.

L’industria e i servizi innovativi, dunque, sono oggi uno dei fattori principali di traino del Paese. 
Un dato di fatto che deve riempire d’orgoglio ciascuno di noi.

A questo nostro impegno deve ora però affiancarsi anche lo Stato attraverso il miglior utilizzo possibile del PNRR, i cui interventi, con le riforme che ne costituiscono la pre-condizione, concorreranno finalmente sia a far crescere la domanda interna, depressa da oltre un decennio, sia a favorire la modernizzazione del Paese.

Dunque, l’attuale 6% di recupero va considerato con soddisfazione, ma senza enfasi e illusioni.

È vero, la nostra manifattura è in ripresa a tassi superiori addirittura a quella tedesca e francese. 

Ma il vero punto non è il “rimbalzo” in corso oggi.

La vera sfida che abbiamo di fronte è il tasso di crescita dal 2022, che dovrà essere solido e duraturo.

Ci attende un grande sforzo corale. (Partita da giocare insieme)

Un cammino che sarà irto di difficoltà come, solo per fare qualche esempio, il drammatico rincaro delle materie prime, dell’energia e della logistica e la carenza di risorse umane con le competenze richieste dal mercato. 

È questo il contesto che caratterizza e condiziona il nostro ripartire.

Le realtà di Padova e Treviso, dunque, così come il Veneto e il Paese, sono chiamate ad affrontare almeno cinque sfide impegnative. 

--oo--

La prima è quella demografica, le cui componenti sono l’invecchiamento della popolazione e la bassa natalità. 

È ufficiale: da anni siamo in “recessione” demografica. 

Il saldo naturale negativo, ovvero, la differenza tra nati e deceduti, cresce in Italia a ritmi sempre più rapidi.

Era -25.000 nel 2010 e nel 2019 aveva già raggiunto quota -214.000.

Ciò significa che ogni anno perdiamo l’equivalente di una città come Padova!

Con un tasso di fecondità di 1,3 per ciascuna coppia –dato di molto inferiore al tasso di sostituzione demografica che è pari a 2,1 – siamo condannati a un futuro di decrescita, all’insostenibilità sia del nostro sistema previdenziale e di welfare, sia del debito pubblico. 

Invecchiamento e crisi della natalità sono due elementi che nel lungo periodo pregiudicheranno la sostenibilità del nostro sistema economico, del nostro stile di vita e della nostra coesione sociale.  

Dobbiamo quindi insieme, pubblico e privato, ciascuno per la propria parte, costruire risposte e assumere impegni in grado di invertire nel medio-lungo periodo questa tendenza.

Allo stesso tempo, dobbiamo pensare anche a dare risposte e soluzioni nel breve.

Sono ben consapevole di affrontare un tema spinoso e politicamente sensibile, come l’immigrazione e le sue molte implicazioni.

Da decenni l’immigrazione rappresenta una questione divisiva nel Paese e conviviamo con una rappresentazione del Veneto come terra incapace di confrontarsi con la diversità.

Su questo punto voglio essere chiaro, rivendicando con orgoglio uno dei primati della nostra regione: la sua capacità di inclusione sociale.

È per questo che non ho remore nel dichiarare che questo sarà un tema da affrontare con serenità, senza barriere e senza pregiudizi.

La seconda sfida è (quella del) l’emergenza climatica, che rende la transizione ecologica un imperativo indifferibile.  

L’intensità dei cambiamenti di clima, così come l’affermarsi della questione ambientale nell’opinione pubblica, impongono una visione condivisa e una gestione della transizione che accompagni istituzioni, comunità e imprese, con investimenti pubblici e privati senza precedenti, così come previsto dal PNRR. 

Gli industriali sono convinti che la sostenibilità debba essere un’accelerazione positiva capace di coniugare qualità del lavoro e rispetto dell’ambiente, produttività e valore aggiunto, pari opportunità e inclusione.

Naturalmente dovremo fare attenzione ai tempi e ai modi con cui vogliamo portare avanti questo processo.

Tempi troppo affrettati, scollegati dal contesto globale, e modi viziati da pregiudizi ideologici, possono, infatti, mettere a rischio il nostro intero sistema industriale e con esso l’occupazione e la tenuta sociale.

La terza sfida è quella (della trasformazione) digitale. 
Internet delle cose è il nuovo paradigma che impatta su tutti i settori e che impone tanto la ridefinizione dei modelli di business di ogni impresa, quanto la riorganizzazione delle stesse città e dei territori. 

Dunque, la cultura digitale e la sua diffusione si avviano a diventare le caratteristiche distintive delle imprese e dei “luoghi” capaci di competere nel nuovo mondo della Quarta Rivoluzione Industriale. 

Lo sviluppo digitale, infatti, è oggi la precondizione per la competitività e l’internazionalizzazione del sistema economico-produttivo, per la sostenibilità ambientale e sociale, per la semplificazione della burocrazia e infine per la riqualificazione della Pubblica Amministrazione. 

La quarta sfida è la modernizzazione del nostro sistema territoriale.

Penso, in particolare, alla necessità di individuare e praticare forme di collaborazione progressiva tra le diverse realtà del nostro territorio.
Un obiettivo ambizioso e impegnativo che richiede la paziente definizione e condivisione di una nuova identità territoriale, una visione comune e una simbiosi delle diverse parti in gioco che deve coinvolgere non solo il governo regionale e locale, ma anche tutti gli attori della rappresentanza e della società civile.

Coerente con questo disegno è stata la candidatura dell’area vasta che comprende i territori di Padova, Rovigo, Treviso e Venezia a “Capitale della Cultura d’Impresa 2022” che ha trovato proprio nelle settimane scorse il meritato riconoscimento da parte di Confindustria.

Un riconoscimento che ci riempie di soddisfazione e orgoglio che oggi voglio condividere con tutti voi.

È per questo che Assindustria Venetocentro intende contribuire a questo disegno evolutivo (con progetti e idee concrete), anche attraverso il percorso avviato di integrazione con Confindustria Venezia Metropolitana.

La quinta sfida – trasversale e intrecciata con tutte le altre – è quella riguardante il Capitale Umano. 

La posta in gioco è riuscire a creare, formare, trattenere e attrarre sul nostro territorio le risorse umane indispensabili per costruire il futuro non solo della nostra economia ma, ancor prima e ancor più, della nostra intera società.

Il Presidente Draghi nel suo discorso di fiducia al Senato ha ricordato che “la scuola deve diventare la priorità numero uno dell’agenda politica italiana perché è possibile conseguire un futuro buono e prospero solo investendo sull’educazione delle nuove generazioni”.

Una sfida che comincia dalle scuole primarie, dove poter iniziare a toccare con mano la tecnologia, ma anche essere educati alla sostenibilità e allo sport che rimane una grande scuola di formazione e di vita.

Che continua con il percorso delle scuole secondarie per poi proseguire con l’indispensabile potenziamento e valorizzazione della già molto qualificata offerta formativa degli ITS.

Su questo da parte nostra cercheremo di sostenere e diffondere il sistema duale e il contratto di Alto Apprendistato.
Educare attraverso il lavoro per il lavoro, un approccio nuovo alla formazione che consentirà agli studenti e alle studentesse di frequentare gli ITS e avere fin dal primo giorno di scuola un contratto a tempo indeterminato.

Infine l’importante collaborazione e sinergia con le nostre università.

Da una parte dobbiamo cogliere l’opportunità costituita dal PNRR, che può aiutarci ad abbattere gli ultimi e antistorici diaframmi che ancora separano il mondo dell’istruzione universitaria da quello delle imprese, accompagnandolo anche con un orientamento più mirato.

Dall’altra è indispensabile l’avvio di una politica che ricomprenda, tra le altre cose, il potenziamento delle borse di studio, i prestiti agevolati garantiti dallo Stato e le residenze universitarie a tariffe agevolate.

È questa la via da percorrere per far sì che le nostre già qualificate università risultino ancora più attrattive nei confronti delle nuove generazioni e dei talenti, anche dall’estero.

Da questo punto di vista credo – Caro Ministro – che sia indispensabile investire molto nella realizzazione di infrastrutture scolastiche accoglienti, innovative e tecnologicamente adeguate.

È questa una precondizione indispensabile per stimolare lo sviluppo di saperi e talenti, promuovere la sostenibilità e favorire l’inclusione.

Voglio, peraltro, cogliere questa occasione per riconoscere pubblicamente che la nostra scuola, le nostre università e le nostre istituzioni locali – seppur con i vincoli determinati dai limitati mezzi a loro disposizione – hanno espresso ed esprimono il loro massimo impegno nella formazione dei nostri giovani.

Giovani che, sempre più spesso, sono molto ambìti e contesi dalle università e dalle imprese di tutto il mondo.

Ed è anche per questa evidenza, che esprimo il mio sincero apprezzamento ai dirigenti, agli insegnanti e agli educatori di ogni livello che animano il nostro sistema formativo territoriale. 

In una partita come questa però, anche le imprese sono chiamate ad un impegno sempre maggiore.

Per questo dobbiamo non solo far sì che le aziende diventino più attrattive nei confronti dei giovani, tanto sul piano tecnico, quanto su quello economico, ma anche predisporci per garantire un’ulteriore formazione coerente con l’evoluzione dei nostri stabilimenti, dei nostri prodotti e dei nostri mercati.

È pertanto indispensabile un forte impegno anche delle imprese nei confronti del cosiddetto lifelong learning: l’aggiornamento e lo sviluppo continuo delle competenze, diventato ormai indispensabile per vivere e lavorare in un mondo che cambia a grande velocità.

All’interno di tutto ciò, voglio dirlo con chiarezza, c’è anche il fatto di investire nella tutela e nella sicurezza delle persone nei luoghi di lavoro.

Non ultimo, dobbiamo incoraggiare e sostenere il desiderio dei giovani di fare impresa, di fare gli imprenditori.

--oo--

I temi proposti alla vostra attenzione sono l’esito di un articolato percorso di consultazione e confronto, avviato nella primavera scorsa, che ha coinvolto centinaia e centinaia di imprenditori che oggi voglio pubblicamente ringraziare.

Tesi elaborate coralmente, che nel giugno scorso sono state formalmente approvate dall’Assemblea Privata di Assindustria Venetocentro.
Un incontro, quest’ultimo, che ha confermato la nostra mission associativa: trasformare approcci frammentati in soluzioni condivise. 

Un messaggio che poche settimane fa ha lanciato anche l’Assemblea di Confindustria Nazionale, nel corso della quale il Presidente Bonomi ha proposto di avviare una nuova stagione di relazioni industriali attraverso un “patto economico, produttivo e sociale del Paese”.

--oo--

Ringraziandoli per la loro presenza, oggi mi rivolgo al Presidente Zaia e al Ministro Bianchi per chiedere loro un grande impegno.

Caro Presidente Zaia,

in questi anni il Veneto è chiamato a ridefinire il proprio posizionamento competitivo in Europa e nel mondo.

La consapevolezza di ciò ci deve spingere ad elaborare un’aggiornata strategia di sviluppo indispensabile per investire bene le risorse del PNRR e quelle che si libereranno grazie ad esse.

Abbiamo bisogno di infrastrutture moderne, a supporto della mobilità delle persone e delle merci, che siano digitalizzate, green ed efficienti.

Arterie di rilevanza strategica, come la Pedemontana Veneta non possono prescindere da collegamenti “a pettine” con le aree interne per massimizzarne i benefici. 
Il Veneto deve essere dunque tra i protagonisti della Quarta Rivoluzione Industriale.

Lo dobbiamo fare per trattenere qui le nostre imprese e le nostre risorse umane. 

Ma dobbiamo anche creare le premesse economiche, sociali e culturali per attrarne di nuove. 

Signor Ministro Bianchi,

sappiamo quanto sia profonda la sua conoscenza della scuola italiana, avendo lei ricoperto ruoli importanti a livello dirigenziale ed istituzionale tanto nel territorio, quanto negli organismi nazionali. 

E la sua esperienza è senz'altro fondamentale per la realizzazione di tre obiettivi per noi prioritari:

- Cercare di colmare il perdurante gap (mis-match) tra
offerta di lavoro e preparazione scolastica.

- Una difesa dell’attuale impianto della riforma degli ITS che poggia su un modello di smart accademy snello e autonomo in cui i crediti formativi sono equiparabili a quelli del percorso triennale universitario.

- Sviluppare forme di co-progettazione e coordinamento fra Ministeri dell’Istruzione, Università e Ricerca, Sviluppo Economico, Innovazione e Transizione Ecologica.

Tutto ciò, con l’obiettivo di integrare in modo strategico la complessa filiera istituzionale che si occupa dell’istruzione, dell’innovazione, del digitale e della sostenibilità.

Care Colleghe e Colleghi, 

Autorità tutte, mi avvio verso la conclusione…

ripartire significa riprendere il cammino di un lungo viaggio che coinvolge l’intero Paese.

Oggi ciascuno di noi per la propria parte è responsabile di questa attraversata che ci porterà in una nuova fase della nostra storia.

Le prossime generazioni ci giudicheranno per i modi e l’impegno con cui affronteremo la ricostruzione post Covid-19 e la progressiva riduzione dell’ingentissimo debito pubblico nazionale.

I giovani e il mondo ci guardano.

Da noi attendono impegno, collaborazione tra pubblico e privato, tra generazioni, tra generi diversi, tra economia, società e scienza.

Ma proprio per questo, ripartire significa anche creare valore da condividere.

Oggi abbiamo la responsabilità di far sì che questo percorso di universale transizione possa avvenire senza lasciare indietro nessuno.

Per riuscirci è indispensabile condividere un valore di fondo, costitutivo e irrinunciabile: il valore della Persona e del Capitale Umano.
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