A tutta dieta… Atkins!
- di: Barbara Leone
È la dieta iperproteica più famosa del mondo. E tutti, prima o poi, l’hanno provata almeno una volta nella vita. Signore e signore ecco a voi lei: la regina delle low carb. E la regina per eccellenza delle diete targate anni Settanta: la dieta Atkins. Un regime alimentare che, all’epoca, rivoluzionò non poco il mondo delle diete e che non troppo tempo fa è tornata in auge dopo esser stata rispolverata con un certo successo da alcune star hollywoodiane. Jenifer Aniston su tutte. Ma perché fu rivoluzionaria? La dieta ideata nel 1972 dal dottor Atkins, cardiologo, si allontanava dalle teorie metaboliche del suo tempo, e per la prima volta introdusse la regola del no carbow. Atkins dichiarava, infatti, che c'erano fattori importanti non riconosciuti nell'alimentazione occidentale che portavano al sovrappeso. Egli credeva che questa derivasse principalmente dall'assunzione di carboidrati raffinati, come zucchero, farina, e sciroppo di mais ad alto tenore di fruttosio. La dieta si basa quindi su un semplice principio: togliendogli i carboidrati, il corpo ottiene l'energia necessaria per il suo funzionamento dai grassi, assumibili, insieme alle proteine, senza alcun limite. Da un certo punto di vista possiamo dunque dire che è la prima dieta iperproteica della storia. Anche se, all’origine, era rivolta soprattutto ai pazienti con diabete, una malattia cronica che proprio allora, dagli Usa, stava iniziando la sua diffusione planetaria. La dieta Atkins, pertanto, nasceva come regime a basso contenuto glucidico, iperproteico e iperlipidico, con i carboidrati (di qualsiasi genere) fortemente penalizzati. In un giorno medio era prevista la colazione tipicamente americana con uova fritte e pancetta, uno spuntino di formaggio e pranzo con secondo (soprattutto carne) accompagnato da verdure. Naturalmente le attuali linee guida internazionali per il diabete prevedono un menù completamente diverso. Ma all’epoca questo regime alimentare ebbe moltissimo successo e, come abbiamo detto, ogni tanto riciccia fuori. C’è poi da dire che, a onor del vero, tutte le diete iperproteiche (quelle più talebane, che considerano i carboidrati il male assoluto) si sono più o meno ispirate a lei. Basti pensare alla Scarsdale, giusto per citarne una della stessa epoca. Guarda caso, quelle proteiche sono diete nate quasi tutte negli Stati Uniti (tranne la Dukan, forse).
Dieta Atkins, tutti i segreti della regina delle low carb
Probabilmente la ragione sta nel fatto che lì i prodotti a base di cereali integrali sono riservati alle élites ed un piatto di verdura costa parecchio di più rispetto ad un panino da fast-food. Idem per le bevande zuccherate, che sono molto più economiche dell’acqua. Ragion per cui zuccheri e carboidrati vengono percepiti molto più pericolosi della carne degli allevamenti intensivi. Ma, in pratica, come funziona? Come abbiamo detto, la dieta Atkins è un regime alimentare che punta a soddisfare le richieste energetiche soprattutto con grassi e proteine. Quattro le fasi da seguire. Durante la prima, chiamata di induzione e che dura un paio di settimane, sono concessi 20 grammi di carboidrati al giorno. E’ una fase che serve ad abituare l’organismo a trarre energia dai grassi e, a detta dell’ideatore, aiuterebbe anche a stabilizzare la glicemia. Durante queste due settimane il consumo principale riguarderà alimenti ricchi di proteine: carni, frutti di mare, pesce, formaggi, uova. Inoltre, è consentito il consumo di grassi: burro, maionese, olio di oliva e altri oli vegetali. La dieta consiglia di effettuare tre pasti belli abbondanti. A partire dalla prima colazione, che vedrà nel nostro piatto due uova strapazzate con pancetta. A pranzo mangeremo bistecca ai ferri con spinaci e per cena filetti si salmone ai forno con contorno di fagiolini. Sono comunque consentiti due spuntini al giorno, ovviamente a base proteica, per esempio 50 grammi di parmigiano o dieci olive. La seconda fase, detta di continuazione della perdita di peso, aumenta lievemente i carboidrati: ben cinque grammi a settimana in più. Se prima erano 20, adesso sono 25. La settimana dopo 30, quella dopo ancora 35 e così via. di cinque in cinque. Inoltre consente pure il consumo di frutta fresca (ma non tutta, perché la frutta pure contiene carboidrati eh) e secca.
Per il resto, è sempre la solita solfa, con l’aggiunta di fragole, mirtilli, lamponi, mandorle o noci. Anche nella preparazione dei piatti, il che vuol dire che a pranzo possiamo mangiare ad esempio pollo alle mandorle. O semplicemente aggiungere la frutta a colazione. Che con le uova, a dire il vero, non è il massimo. De gustibus non est sputazzellam, direbbe Totò. Terza fase: di pre-mantenimento. Siamo oramai arrivati quasi a dama, perché secondo i calcoli di Atkins dovrebbero mancare quattro o cinque chili al peso forma. Il che vuol dire che dobbiamo tener duro che almeno altri due mesi. Durante questa fase possiamo aumentare la quota giornaliera di carboidrati, sempre a step settimanali, di 10g per volta. Possiamo mangiare la frutta che più ci piace, lo yogurt e anche i cereali, come il riso integrale e i fiocchi d’avena, sempre ovviamente stando attenti alle quantità (100 grammi al massimo di riso integrale e 50 di fiocchi d’avena). Una volta raggiunto il peso forma siamo arrivati alla quarta ed ultima fase. Che, siccome i guai non vengono mai da soli, durerà tutta la vita. In questa fase abbiamo finalmente trovato il livello di carboidrati che ci permetterà di mantenere il nuovo peso. Un livello, mettiamoci l’anima in pace, basso. Per esempio è altamente consigliato di mangiare i carboidrati a catena lunga, come le patate o la pasta, solo di rado. Insomma, un cavolo e tutt’uno. Nel senso che alla fine della fiera vivremo perennemente a dieta, o quasi. E questo è uno dei grandi limiti di questa dieta, che vale poi un po’ per tutte le iperproteiche. Perché appena ci allarghiamo, nel senso che mangiamo più liberamente, riprendiamo tutti i chili persi. Pure con gli interessi. Sicuramente la dieta Atkins fa perder peso. E vorrei benvedere! Ma, come sempre, prima di intraprendere un qualsivoglia regime alimentare ci raccomandiamo di sentire il parere di un medico. Nella fattispecie, poi, le controindicazioni sono veramente troppe: il consumo restrittivo di carboidrati, soprattutto nella prima fase, può portare a effetti secondari come svenimento, debolezza, mal di testa, affaticamento fisico. Inoltre la restrizione di fibre e altri nutrienti può portare a costipazione, nausea o diarrea. Può avvenire chetosi, con effetti indesiderati come: alitosi, affaticamento mentale, nausea. Ed infine l’eccessivo consumo di proteine può generare sovraccarico funzionale di fegato e reni. La domanda è sempre la stessa: ne vale la pena.