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Business: 5 consigli per investire in start up

- di: Barbara Bizzarri
 
Business: 5 consigli per investire in start up
La piattaforma di investimenti Investing.com ha analizzato le startup: perché accanto agli investimenti finanziari e immobiliari, nel proprio portafoglio ogni investitore dovrebbe riservare una percentuale alle startup: ma ci sono alcuni aspetti a cui badare per scegliere le realtà in cui investire. Con la giusta attenzione, ovviamente, ai cosiddetti “red flag”: business plan incompleto, mancata conoscenza della competizione e malagestione delle finanze.

Business: 5 consigli per investire in start up

Nel 2013, un imprenditore statunitense diede vita a un blog su Tumblr dal titolo: La mia startup morirà tra 30 giorni. Un presagio funesto, che risuona oggi più attuale che mai, se si fa caso all’elevato tasso di fallimento che interessa questo settore. Si stima, infatti, che la percentuale si aggiri tra il 70% e il 90%, sebbene l’Italia rappresenti un esempio virtuoso rispetto al resto del mondo, con investimenti che, anziché diminuire, nell’ultimo anno sono aumentati del 68% e hanno superato i 2 miliardi di euro.

Secondo le analisi, a guidare questo sistema sono i venture capital indipendenti e corporate, ma soprattutto quelli internazionali, che hanno incrementato del doppio i propri investimenti nel Belpaese, da 400 milioni a 1 miliardo ed è proprio in questo scenario che si inserisce il commento di Francesco Casarella, responsabile per l’Italia della piattaforma di investimenti Investing.com, autore del libro “Da Zero a 100.000 Euro”, che sottolinea l’importanza di diversificare il portafoglio, affiancando agli investimenti finanziari e immobiliari quelli nelle startup, tenendo però in considerazione alcuni aspetti e potenziali criticità: “Non esiste una regola che valga per tutti, perché ci sono troppe variabili in gioco, eppure ritengo che diversificare il portafoglio sia una strategia sempre vincente non soltanto rispetto ai risultati, ma anche per quanto concerne l’emotività. Io, per esempio, ho diversificato tra mercati finanziari, mercato immobiliare, imprese (quindi partecipazione in startup) e trading e dall’investimento in startup ho imparato molto, soprattutto per quanto riguarda gli aspetti da non trascurare quando si sta selezionando una realtà. In particolare, quello a cui faccio sempre molta attenzione è la preparazione dei founder, la loro conoscenza del settore e, non da ultimo, la coesione del team, insieme, naturalmente, ai capitali”.

I 5 aspetti da ricordare, se si è un potenziale investitore, sono dunque i seguenti: conoscenza del settore approfondita: da investitore, non bisogna limitarsi al nome attraente, bensì prima dell’idea, del prodotto e dei fondi non può mancare uno studio dimostrato del mercato di riferimento, che permette di conoscere il business, le prospettive e i trend futuri, ma anche le principali esigenze del potenziale cliente della startup e le altre realtà che si muovono in questo campo; prendere coscienza della competizione: conoscere il mercato significa anche essere consapevoli dei propri competitor, analizzarne l’attività, i risultati e il business model. In questo modo l’investitore avrà sicurezza e potrà verificare lo studio del mercato fatto dal fondatore, un aspetto imprescindibile soprattutto nelle prime fasi di vita di una realtà; una buona gestione dei fondi, conseguenza di verifiche preliminari: soprattutto nei primi momenti, ma in generale durante l’intera attività, la gestione delle spese è un tassello fondamentale (si pensi a: costituzione della società, notaio e commercialista) e bisogna evitare un eccessivo dispendio di denaro che non risulti poi in un effettivo riscontro da parte del cliente, cioè dal target della startup; execution e business plan completi e dettagliati con previsioni a lungo termine: trovarsi ad analizzare un lavoro, e le attività svolte in precedenza dai founder, corredato da numeri a sostegno della tesi, darà autorevolezza all’idea e semplificherà la decisione degli investitori, aumentando quindi le possibilità di una partecipazione; ultimo, ma non per importanza, il team: una squadra che non crede nel progetto o lo considera un’attività secondaria rischia di rallentare i tempi e di produrre risultati non in linea con il business plan, tra cui mancate consegne e malfunzionamenti. Servirà invece accertarsi che ci siano professionisti del settore affiatati e appassionati, non soltanto sviluppatori ed esperti di tecnologia, ma anche risorse competenti nell’ambito SEO e con esperienze commerciali pregresse.

Il rischio di fallimento o di perdita non è secondario, quando si decide di investire in una startup, eppure il rovescio della medaglia è composto dai potenziali rendimenti, che possono in alcuni casi superare le aspettative ma che, come per ogni attività finanziaria, richiedono tempo, pazienza e gestione delle emozioni.

Infine, a chi sta cercando un’azienda in cui investire, Francesco Casarella dedica un consiglio: “È sempre un gioco di numeri: più mani stringete, più contatti e relazioni costruite, più incrementeranno le possibilità di trovare una buona azienda in cui investire il vostro denaro. Ma tra le qualità che dovrete avere c’è anche quella di saper dire di no. Non è bello sentirsi negare un investimento, ma se un progetto non vi convince, se risulta troppo oneroso e fuori dalle vostre corde o se i founder non vi trasmettono fiducia, passate oltre. Ricordatevi che ci sarà sempre una nuova opportunità”.

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