Una strategia energica e immediata, tra tavoli istituzionali e la voce dura di Imparato: serve flessibilità subito, non promesse future.
Un’alleanza ad alta tensione tra industria e istituzioni
In una mossa carica di determinazione, Stellantis e il governo italiano – con il ministro Adolfo Urso – puntano dritti su Bruxelles: basta tavoli interlocutori, servono azioni strategiche. Il nuovo amministratore delegato Antonio Filosa, affiancato dal presidente Anfia Roberto Vavassori, chiede una revisione delle regole europee più rigide, giudicate irrealistiche e dannose per la filiera.
Il perimetro è chiaro: neutralità tecnologica, più elasticità nelle norme CO₂ per veicoli leggeri e pesanti, tutela dei veicoli commerciali e rilancio delle utilitarie, ossatura del mercato italiano. In questo passaggio, l’obiettivo è allineare l’Europa a una transizione che sia insieme ambientale e industrialmente sostenibile.
Obiettivi elettrici fuori portata
Al Salone di Monaco, il responsabile Europa del gruppo, Jean-Philippe Imparato, ha fissato un punto: gli obiettivi UE su 2030 e 2035 risultano irraggiungibili senza mettere a rischio la tenuta del sistema produttivo. “Penso che sia il momento di agire, e di farlo rapidamente”, afferma Imparato, invocando un cronoprogramma stringente.
Per questo Stellantis accantona l’idea del 100% elettrico al 2030. L’azienda punta a una traiettoria più flessibile, concentrandosi sul rinnovo del parco circolante e sull’accelerazione delle soluzioni a più basso impatto già disponibili, senza forzare l’adozione esclusiva dei BEV nelle immatricolazioni.
“Oggi in Europa circolano centinaia di milioni di auto: molte hanno più di dieci anni”, osserva Imparato, suggerendo che il guadagno ambientale più rapido passi dall’uscita di scena dei veicoli più obsoleti.
Il piano industriale cambia pelle
La revisione del piano Dare Forward 2030 è già sul tavolo. Filosa lavora a un aggiornamento che mantenga ciò che funziona e ricalibri il resto: elettrificazione sì, ma con obiettivi aderenti al mercato, investimenti graduati sulla domanda reale e sulle necessità degli stabilimenti italiani, attenzione al lavoro e alla competitività.
Molti contenuti restano validi, ma l’obiettivo dell’elettrico integrale non è più il faro unico. L’impostazione si sposta verso un mix tecnologico: elettrico dove crea valore, ibrido per accelerare la riduzione delle emissioni nel breve, e spinta all’innovazione su software, piattaforme e supply chain.
Che cosa cambia davvero
Gli annunci hanno un tono perentorio. “Non c’è più tempo da perdere”, ribadisce Urso. La domanda decisiva, però, è operativa: quali impegni, con quali tempi e risorse? Se l’UE riconoscerà la neutralità tecnologica e una flessibilità regolatoria ragionevole, l’industria potrà pianificare con meno incertezza, accelerando investimenti su segmenti chiave come utilitarie e veicoli commerciali.
Per l’Italia, la posta in gioco è alta: riconversioni produttive più sostenibili, una filiera che rimane in Europa e il sostegno a un parco circolante più giovane e meno inquinante. Senza un percorso esecutivo, la frattura tra obiettivi climatici e realtà industriale rischia di allargarsi.
Il punto di commento
La scelta di Stellantis è pragmatica: allineare ambizione ambientale e sopravvivenza competitiva. Ma perché la svolta non resti uno slogan, serviranno milestone verificabili su produzione, occupazione e investimenti. Solo così l’alleanza tra Palazzo Piacentini e il gruppo potrà tradursi in cambiamento reale, misurabile e duraturo.