Berlusconi: un testamento, molte eredità, forse anche troppe

- di: Redazione
 
Fa testamento chi ha qualcosa da lasciare agli altri. Perché i poveracci hanno ben altre cose a cui pensare. Ci sarebbero anche i testamenti morali, ma questa è cosa per colti, una categoria alla quale non apparteniamo.
Oggi, dopo giorni e giorni di attesa mediatica, l'arcano che aleggiava sulle ultime volontà terrene di Silvio Berlusconi è stato svelato e con esso anche come l'ex presidente del Consiglio ha deciso di ripartire le sue non poche proprietà, per un valore che non sapremmo quantificare, ma che è sicuramente ingentissimo.

Berlusconi: un testamento, molte eredità, forse anche troppe

Se è vero che, tra le disposizioni e i legati che compongono e arricchiscono i documenti, Berlusconi ha potuto riservare un tesoretto per la sua (ultima) compagna, Marta Fascina, e l'amico di sempre (ma non era Fedele Confalonieri?), Marcello Dell'Utri.
Quanto Berlusconi ha lasciato ai figli, oltre alla cosiddetta eredità morale, sono tanti soldi e questo non deve sorprendere, perché la maggior parte dei genitori fa così.
Certamente, lui ha dovuto fare delle scelte di testa e non di cuore, volendo che Marina e Pier Silvio proseguano la sua opera, ma anche questo era nell'ordine delle cose. Il testamento però si presta a qualche considerazione, che non vorremmo suonasse a dileggio di Berlusconi, ma solo essere un punto di vista.

Come quella che pone degli interrogativi sull'esempio che l'ex premier può dare in chi lo ha visto come qualcuno che ce l'ha fatta. Su questo, nessun problema. Ma come non pensare all'interpretazione che si sta dando ovunque (i social, in queste ore, sono un ribollente calderone di battute e anche di peggio) al lascito di cento milioni a Marta Fascina?
Cento milioni per tre anni d'amore (o come si voglia comunque chiamare il forte legame che si era creato) non sono malaccio. Fanno, ad occhio e croce, più di novantamila euro al giorno.
A volerla buttare sul ridere, un buon investimento o la controprova che l'amore non ha barriere di età o sesso.
Perché è solo questo che la maggior parte della gente vede, un uomo anziano (lo possiamo dire ora, che non ci sente lui, che si riteneva immortale) che aveva accanto una ragazza più giovane di lui di oltre cinquant'anni.
Ci sono eredità ed eredità. Questa, forse, non appartiene a quella fatta di valori che ci si attendeva da un uomo che dalla vita aveva avuto tutto, fuorché la capacità di fermarsi. Non lo ha fatto in politica, nella sua attività imprenditoriale e nella vita privata.

Il fatto che ancora oggi se ne celebri il ricordo come se la sua vita pubblica non entrasse anche tra le mura delle sue tante magioni, dandogli degli obblighi ai quali non sempre ha sottostato, è la conferma di come si sia circondato da una coorte di laudatori e non invece anche di chi potesse dirgli: basta, chiudi e ricomincia. Ma al cuore, così come ai soldi degli altri non si comanda.
Però c'è un'altra voce del testamento di Berlusconi che muove a qualche pensiero, che non vuole essere altro che la traduzione di una evidenza: trenta milioni di euro sono tanti (anche se non i cento di Marta Fascina), anche per un grande, seppure semplice amico.

Il lascito a favore di Marcello Dell'Utri è qualcosa che solo un uomo come Silvio Berlusconi poteva decidere di fare, ben sapendo che quando sarebbe stata nota la sua decisione lui non avrebbe fatto più parte del consesso umano, ma ormai solo di quello dello spirito. Dell'Utri, condannato in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa (accusa per la quale ha scontato quattro anni di reclusione), è un personaggio mediaticamente ingombrante perché su di lui pesano sospetti pesantissimi, tutti respinti, ma che difficilmente si possono cancellare dalla memoria collettiva, che non ricorda, ma emette sentenza.
Una amicizia vecchia di sessant'anni poco giustificherebbe un lascito così ingente, lasciando pensare che Berlusconi ha voluto ''pagare'' all'amico - tassello fondamentale della nascita di Forza Italia - un debito di riconoscenza, evidentemente enorme. Per cosa non spetta a noi dirlo.
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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