Gas: l’Olanda spadroneggia e l’UE corre ai ripari con le piattaforme galleggianti

- di: Barbara Bizzarri
 
Altro che Pattini d’Argento e l’eroismo di Hans Brinker. La nuova Olanda brinda sulle macerie europee: grazie al Ttf la cui sede europea è a Amsterdam, nei Paesi Bassi si festeggia l’arricchimento spropositato grazie alle fluttuazioni di Borsa che determinano il costo del gas. Il boom dei prezzi sul Ttf permette all’Olanda di registrare crescenti guadagni a fronte della drammatica emergenza del resto d’Europa, mentre il governo dell’Aia non vuole saperne di un tetto al prezzo. Eni, libero dagli accordi russi fa il resto ed è pronto a ridistribuire nel 2024 i profitti cresciuti del 600% fra i suoi investitori che annoverano le banche a cui gli italiani saranno costretti a ricorrere per elemosinare prestiti e pagare le bollette. In alternativa, schiattare di gelo. Era questo il senso di tirare le cuoia per Maastricht?

Lo vedremo a breve. Intanto, l’inverno si avvicina e le nazioni europee, alla disperata ricerca di sostituire il gas naturale che una volta acquistavano dalla Russia, hanno adottato una soluzione teoricamente a breve termine: venti terminali galleggianti che riceverebbero gas naturale liquefatto da altri Paesi e lo convertirebbero in combustibile per riscaldamento. I primi terminali galleggianti sarebbero pronti a fornire gas naturale entro la fine dell'anno, però il progetto ha sollevato allarmi tra gli scienziati che temono le conseguenze a lungo termine per l'ambiente: il gas naturale rilascia metano e anidride carbonica che riscaldano il clima quando viene prodotto, trasportato e bruciato. Alcuni scienziati sostengono addirittura che i terminali galleggianti potrebbero diventare una soluzione a lungo termine, con la conseguenza di annullare gli sforzi di riduzione delle emissioni, già avviate troppo lentamente, secondo gli esperti. Gran parte del gas naturale liquefatto che l'Europa spera di ricevere dovrebbe provenire dagli Stati Uniti: lungo la costa del Golfo i terminal di esportazione si stanno espandendo e molti residenti sono allarmati per l'aumento delle trivellazioni e la conseguente perdita di terra, nonché per i cambiamenti meteorologici estremi associati alla combustione di energie fossili. 

Molti scienziati ambientali sostengono che il denaro stanziato per le navi, pari a circa 500 milioni di dollari ciascuna, sarebbe speso meglio in aggiornamenti di efficienza che potrebbero ridurre il consumo di energia. "La costruzione di questa immensa infrastruttura GNL bloccherà il mondo nella continua dipendenza dai combustibili fossili e continuerà a danneggiare il clima per i decenni a venire - ha affermato John Sterman, scienziato del clima presso il Massachusetts Institute of Technology – invece, con finanziamenti adeguati, maggiore efficienza energetica e diffusione di tecnologie eoliche, solari e di altro tipo, si potrebbe ridurre notevolmente la necessità dell'Europa di sostituire tutto il gas che ha perso”. Data la contingenza, però, le nazioni europee hanno proposto di portare più di venti terminali di GNL galleggianti nei loro porti per contribuire a compensare la perdita di gas naturale della Russia. Tra i più forti sostenitori europei dei terminali GNL galleggianti c’è, neanche troppo a sorpresa, la Germania, che aspetta cinque navi e ha impegnato circa 3 miliardi di euro, secondo il Global Energy Monitor. La Germania ha anche approvato una legge per accelerare lo sviluppo dei terminali, sospendendo l'obbligo di valutazioni ambientali, un gesto che preoccupa i gruppi ambientalisti. Il governo tedesco e l'industria energetica hanno tuttavia difeso la loro scelta come risposta urgente alla perdita della maggior parte del gas russo: "In una situazione eccezionale come questa, in cui è una questione di sicurezza dell'approvvigionamento di gas della Germania, è giustificato accelerare il processo di approvazione", ha confermato in una nota BDEW, l'associazione tedesca dell'industria energetica.

Susanne Ungrad, portavoce del Ministero dell'Economia e dell'Energia tedesco, ha osservato che nel perseguire la costruzione di terminali GNL le autorità europee condurranno valutazioni complete, mentre Greig Aitken, analista di Global Energy Monitor, ha confermato che un terminale di prossima apertura nei pressi di Danzica, in Polonia, ha firmato contratti con fornitori americani di GNL estesi a ben oltre il 2030. Ciò potrebbe rendere problematico per l'UE raggiungere il suo obiettivo di ridurre le emissioni di gas a effetto serra di almeno il 55% entro il 2030. Rystad Energy ha reso noto che anche Italia, Grecia, Francia, Paesi Bassi, Croazia, Estonia, Finlandia, Lettonia, Slovenia e Regno Unito hanno in programma uno o più terminali galleggianti di GNL.
LNG, un terminale di esportazione in Texas, ha siglato contratti a lungo termine con una società francese, Engie (appena penalizzata dalla chiusura del Gazprom) e con altri clienti in Asia per fornire GNL dal terminale. La scarsità di gas in Europa ha aumentato i prezzi globali del GNL, e le esportazioni americane cresceranno probabilmente di dieci milioni di tonnellate nel corso del prossimo anno, ha detto Bromander, analista di Rystad. Una volta costruiti, i terminali galleggianti possono essere utilizzati in qualsiasi parte del mondo quindi se le nazioni europee non vorranno più i terminali GNL, le navi potrebbero salpare verso un altro porto, essenzialmente bloccando l'uso del gas naturale per decenni. In alcuni casi, in particolare in Germania, alcuni dei terminal galleggianti proposti sembrano aprire la strada a terminali on-shore costruiti per durare 30 o 40 anni, ben oltre il punto in cui le nazioni dovrebbero continuare a bruciare combustibili fossili, dicono i gruppi ambientalisti. "Dopo che la guerra sarà risolta e, come tutti speriamo, la pace ripristinata, potrebbero dire davvero: 'Oh, portiamola al deposito di rottami?' -  commenta Sterman – non lo faranno mai".
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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