Cristina Zucchetti, Presidente dell’omonimo gruppo, ha raccolto, insieme al fratello Alessandro, l’eredità del padre, Domenico, per tutti Mino, che, commercialista, ha capito che poteva essere adottato un unico ‘’strumento’’ che consentisse chiarezza e speditezza alla sempre complessa dichiarazione dei redditi. Quell’idea rivoluzionaria per i tempi, erano gli anni Settanta, è stata sviluppata - e continua a esserla - con successo, tanto che il Gruppo Zucchetti è, oggi, un protagonista a livello globale. I perché di questo successo - oltre un miliardo di fatturato, centinaia di migliaia di clienti in tutto il mondo - sono stati al centro dell’intervista che Cristina Zucchetti ha concesso a Italia Informa.
Zucchetti, storia di un miracolo tutto italiano: intervista al Presidente, Cristina Zucchetti
Presidente, quale percorso imprenditoriale ha portato Zucchetti a primeggiare in Italia e nel mondo nel settore del software?
La nostra storia inizia 45 anni fa, con mio padre Domenico che, commercialista, ha avuto un’idea rivoluzionaria per quegli anni, e cioè quella di redigere le dichiarazioni dei redditi affidandosi all’informatica e, quindi, legandosi all’innovazione tecnologica guardando all’utilizzo dei primi personal computer, di cui intuì immediatamente le potenzialità e le possibili applicazioni nel nostro campo. È nato così il primo software in Italia in grado di offrire questo servizio. La vena imprenditoriale di mio padre ha dato vita all’azienda Zucchetti, in cui il software, che inizialmente il suo studio di commercialista utilizzava solo internamente come vantaggio competitivo, è stato venduto ai commercialisti in Italia.
Il Gruppo Zucchetti negli anni è cresciuto realizzando soluzioni software per professionisti e aziende, tanto da diventare la prima azienda italiana per fatturato in questo particolare ambito. Nel frattempo, nel 2008, la proprietà è passata nelle mani di noi figli: mio fratello Alessandro ed io abbiamo continuato il percorso indicato da nostro padre. Un percorso basato sull’innovazione continua e sull’ampliamento dei mercati di riferimento. Oggi il gruppo conta 8.000 persone e 2.000 business partner che sono i nostri rivenditori, mentre le nostre soluzioni sono utilizzate da oltre 700 mila clienti nel mondo suddivisi in aziende di qualsiasi settore e dimensione: professionisti, pubblica amministrazione, sanità, hotellerie, ristorazione.
Presentandosi, Zucchetti sul suo sito dice di avere ‘’un’offerta completa per aziende, professionisti, Pubblica amministrazione’’. Quindi, Zucchetti risponde a esigenze di profili diversi. Quali sono oggi le sfide principali per un’azienda di IT?
Deve esserci una continua ricerca di innovazione; una ricerca che non si deve mai fermare. Tutti sanno che questo è il nostro obiettivo, e la sfida è quella di poter essere sempre più propositivi per accompagnare le imprese e i professionisti nella strada della digitalizzazione, che è in grado di generare benessere e sviluppo. Uno dei vantaggi principali della nostra offerta è quello di fornire soluzioni tra loro integrate in modo da gestire tutti i processi aziendali con un’unica regia. Quindi, non solo gli aspetti contabili e fiscali, ma anche quelli amministrativi, organizzativi e di gestione delle risorse umane. Insomma, tutto. Oggi, dunque, un’azienda IT come Zucchetti non si pone solo come partner tecnologico, ma anche come consulente dei clienti per sostenerli nello sviluppo del proprio business attraverso la trasformazione digitale che anche per i nostri clienti diventa un vantaggio competitivo.
Negli ultimi anni la ‘’transizione digitale’’ è entrata a fare parte del lessico quotidiano delle imprese. Come agevola questo percorso l’innovazione tecnologica che Zucchetti propone?
Diciamo che l’innovazione tecnologica, che è nelle nostre soluzioni, mira sostanzialmente a valorizzare quello che è il lavoro delle persone perché automatizza i processi a più basso valore aggiunto e, dunque, fa in modo che la risorsa possa utilizzare meglio il proprio tempo professionale in attività a più alto valore aggiunto. La fatturazione elettronica, ad esempio, ha agevolato il lavoro di consulenza del commercialista nei confronti delle imprese clienti perché la parte di fatturazione che è già acquisita fa sì che ci si possa concentrare sulla parte di analisi più consulenziale. Gli automatismi nel settore del software paghe permettono, poi, ai consulenti del lavoro di elaborare cedolini in modo più veloce e con ridotte possibilità di errore. Nel settore hospitality è possibile effettuare il passaggio dal cartaceo al digitale anche per moltiplicare contatti con i clienti mediante gli strumenti di comunicazione on line, quindi anche qui ci si toglie da attività più ‘’manuali’’ per dedicarsi invece a quelle di comunicazione, molto importanti in questo settore. Ci sono anche algoritmi di intelligenza artificiale che consentono alle aziende non solo di programmare i turni in modo efficace e consono alle esigenze espresse dai lavoratori, ma anche di prevedere il fabbisogno di personale. Queste soluzioni, sia quelle dell’hospitality che di altri settori, con la digitalizzazione di tutti i processi aziendali, consentono poi di avere un grande bacino di dati sul quale prendere delle decisioni.
Quanto è cambiato il modello di lavoro in questa nuova fase definita never normal?
Il modello del lavoro sta cambiando tantissimo grazie alla tecnologia e al ricorso al cloud. Per esempio, durante la pandemia, è stato fondamentale anche per noi come azienda avere le nostre soluzioni in cloud in modo da non fermarci. Dobbiamo comunque ricordare che, per attivare questo modello di lavoro da remoto, non basta soltanto dare a una persona un portatile o uno smartphone, ma serve anche un’infrastruttura tecnologica aziendale e un modello organizzativo che supporti poi il lavoro in mobilità e a distanza. Questo perché si instaura un nuovo modo di relazionarsi con le risorse; un modello improntato su maggiore fiducia e sul procedere per obiettivi, anziché per ore di lavoro giornaliere, soprattutto quando si ricorre a una modalità smart. Fra i traguardi principali c’è quello di prendere in considerazione le risorse umane in modo completo, perché dobbiamo ricordarci che, prima di essere collaboratori, sono persone. In azienda siamo molto attenti al loro benessere, cerchiamo di favorire il work-life balance che è sempre più determinante nell’attrazione e nella conservazione dei talenti.
Quali iniziative mette in atto Zucchetti per colmare il gap fra domanda e offerta di lavoro in relazione alle nuove professioni digitali?
Il gap è abbastanza strutturale in tutto il mondo del lavoro: per quanto riguarda le professioni digitali la domanda è addirittura tre volte superiore all’offerta. La nostra risposta è stata quella di creare un servizio interno dedicato alla formazione, una academy, “Zucchetti Academy” appunto, con proposte su misura per i diversi interlocutori - collaboratori, clienti, partner - fino ad arrivare ad accordi con enti ed istituti esterni, in particolare con scuole superiori e università di area tecnico-scientifica e anche con ITS. Il ‘’Vivaio dei talenti’’, una delle nostre iniziative più importanti, è in grado di proporre percorsi di studio e di approfondimento post laurea e di tirocinio finalizzato all’inserimento in azienda. Prima ancora di accogliere i giovani talenti in azienda per questi percorsi, siamo già presenti nelle scuole superiori per fare conoscere ai giovani le professioni legate al nostro mondo e per cercare di spingerli verso discipline STEM perché la richiesta, da parte delle aziende, di persone con una formazione di tipo scientifico è alta in tutti i settori. In Zucchetti le assunzioni totali nel 2022 sono state 355, ad oggi siamo a quasi 140 e abbiamo ancora 150 selezioni aperte. A tal proposito, ad ottobre partirà il nuovo corso per web developer, per il quale sono già aperte le iscrizioni: è un percorso totalmente gratuito che dà la possibilità a questi ragazzi di entrare direttamente in una società del nostro gruppo.
L’Italia come sta lavorando su questo fronte? Siamo molto indietro rispetto ad altri Paesi oppure in qualche modo ci stiamo avvicinando?
A livello di difficoltà a reperire le risorse, confrontandomi anche con gli amministratori delle aziende del gruppo che sono all’estero (Stati Uniti, Sud America, Europa Occidentale e Orientale), le difficoltà sono le stesse. Quello che noto è che il nostro sistema legislativo è talmente complesso che non favorisce quello che invece altri Paesi riescono a fare, ossia il fatto di attrarre talenti anche dall’estero.
Ambiente, sociale, governance: qual è l’impegno di Zucchetti sulle tematiche ESG?
Sicuramente crediamo in queste tematiche e sulla necessità di essere compliance in questo ambito: ci siamo dati un codice etico improntato in modo specifico allo sviluppo sostenibile con l’obiettivo di generare ricavi come tutte le aziende private, ma sempre nel rispetto delle tematiche ESG. Sul fronte della tutela dell’ambiente abbiamo appena avviato i lavori per la costruzione dello Zucchetti Village che sarà la nuova sede aziendale a Lodi e che, come la precedente realizzazione della Torre Zucchetti, sarà un esempio virtuoso di ecosostenibilità ed efficienza energetica. Sempre in questo ambito, con il fatto di aver normalizzato il lavoro agile abbiamo ridotto la presenza fisica in ufficio (più o meno abbiamo un 50% di presenze). Questo nuovo modello di lavoro ibrido ha consentito al collaboratore di organizzare in maniera flessibile la propria giornata di lavoro, in modo più compatibile con le esigenze familiari e consentendo di essere valutati anche sugli obiettivi e non più strettamente sul numero di ore lavorate. Ma ha anche ridotto del 50% l’inquinamento, dimezzando l’impatto ambientale degli spostamenti. Questo genera sostenibilità sia dal punto di vista ambientale che del benessere e della conciliazione famiglia-lavoro per i collaboratori. Inoltre abbiamo attivato da anni il servizio “PeopleCare”, con una serie di benefit e di iniziative riservate al nostro personale, in particolare in ambito salute e corretta alimentazione, con iniziative quali lo sportello psicologico, lotta alle dipendenze, corsi di yoga, pilates, difesa personale. L’altro ambito di queste aree è quello della cultura del tempo libero, con l’organizzazione di eventi o visite guidate. Poi ci sono le forti ricadute in ambito familiare: oltre ovviamente allo smart working, cerchiamo di realizzare alcune iniziative, come contribuire ad alcune quote di campus estivi, sia in Italia che all’estero, per i figli dei nostri collaboratori, piuttosto che borse di studio per quelli che intraprendano percorsi STEM, sia per le superiori che per l’università. Abbiamo introdotto uno sportello di supporto alla genitorialità e tra l’altro stiamo intraprendendo il percorso di certificazione di parità di genere, che riteniamo sia un altro ambito molto importante all’interno della diversity e inclusion, altra area di attenzione al sociale. Sul piano della governance, ci siamo strutturati per misurare i nostri risultati in ottica ESG sfruttando anche una soluzione software, sviluppata da una società del nostro gruppo, che distribuiamo sul mercato e che insieme ad un’altra soluzione che riguarda il travel, consente di fare il piano di spostamento casa-lavoro e di valutare l’impatto ambientale in base all’organizzazione della propria attività lavorativa. Dunque, anche dal punto di vista delle tematiche ESG, la tecnologia è un elemento indispensabile per le aziende per essere compliance.
Un’ultima domanda: essendo Zucchetti un’azienda di information technology, quindi di sviluppo di software, con una particolare attenzione alla parità di genere, registrate un gender gap interessante oppure ritiene che nella vostra azienda non vi siano sostanziali differenze?
Qualche anno fa, prima di tutte le acquisizioni recenti, avevamo addirittura una percentuale di donne del 46%, mentre adesso siamo al 42%. C’è anche da dire che negli ultimi 10 anni, tra i giovani che intraprendono questi percorsi, le donne sono 1 su 5 e noi cerchiamo soprattutto diplomati e laureati in informatica o in generale persone con competenze STEM. Nonostante ciò, noi siamo oltre 10 punti percentuali sopra la media di settore, dunque siamo molto “femminili” come azienda informatica in quanto il dato di media delle aziende di software è del 31% e anche sulla parità di trattamento, sulla possibilità di carriera e di retribuzione c’è già una politica di uguaglianza.