Welkom: Amsterdam aspetta a braccia aperte Mediaset

- di: Redazione
 
Non deve sorprendere più di tanto la notizia che Mediaset abbia deciso di trasferire la sua sede legale nei Paesi Bassi dove il suo arrivo è atteso a colpi di ''welkom''. La decisione è stata adottata dal Consiglio d'amministrazione di Mediaset, che investirà della decisione un'assemblea straordinaria convocata per il prossimo 23 giugno. In un comunicato del CdA di Mediaset si legge che è stato riconosciuto, all'unanimità, come "sia fondamentale per la strategia del Gruppo accedere a un ecosistema, con un modello di governance ispirato ai migliori standard internazionali e in linea con quello adottato da Mediaset fino a oggi".

In parole povere, Mediaset - che ''deve'' generare profitto, essendo espressione dell'imprenditoria privata - si sposterà laddove la sua missione di rastrellare guadagni viene agevolata da una forma giuridica, quella della 'naamloze vennootschap' (la società a responsabilità limitata), regolata dal diritto olandese. Nel comunicato si evidenza che, una volta perfezionata la procedura di trasferimento, le azioni Mediaset resteranno quotate sul Mercato Telematico Azionario organizzato e gestito da Borsa Italiana. In Italia, precisa Mediaset, rimarrà anche la sede effettiva nonché la residenza fiscale, con un trasferimento che "avverrà senza soluzione di continuità dei rapporti giuridici in essere".

Sin qui l'aspetto giuridico - che evidentemente ne contempla anche uno fiscale, se non non si spiegherebbe il trasferimento ad Amsterdam - che, se chiarisce le motivazioni pratiche, lascia qualche perplessità su quelle politiche, semmai siano state considerate. Perché Mediaset italiano non è solo un colosso del settore della multimedialità, ma è anche la pietra angolare della creatura politica di Silvio Berlusconi che, se qualcuno lo ha dimenticato, da presidente e nume tutelare di Forza Italia, è stato anche e ripetutamente presidente del consiglio del Paese. E, quando aveva il suo ufficio a Palazzo Chigi, non ha mai perso l'occasione di celebrare l'Italia ed i valori sui quali essa è nata e cresciuta.

Si potrà dire che politica e imprenditoria formalmente marciano su binari paralleli, ma che non dovrebbero mai incontrarsi, ma si sa che non è così, non lo è mai stato e difficilmente lo sarà in futuro. Resta quindi difficile da metabolizzare che l'holding di quello che è stato, in più frangenti della storia recente, il padrone del vapore italiano cambi casa per motivi, lo ripetiamo, economicamente comprensibilissimi (si va dove, risparmiando, si guadagna di più), ma che politicamente fanno a pugni con la narrazione che da quasi trent'anni Berlusconi fa del suo rapporto con il Paese, del cui ''miracolo'' faceva vanto.
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