Welfare nell'epoca delle piattaforme: la mappa del fenomeno con Weplat

- di: Barbara Bizzarri
 

“Weplat – Welfare systems in the age of platforms”, il progetto di ricerca finanziato da Fondazione Cariplo che ha l’Università Cattolica del Sacro Cuore come capofila di un partenariato composto da Università di Padova, l’agenzia di community design “Collaboriamo” e la rete di imprese sociali del Consorzio nazionale Cgm, per capire se e come la diffusione di piattaforme digitali possa accelerare lo sviluppo di politiche innovative per la protezione sociale e il benessere collettivo. Ivana Pais e Flaviano Zandonai hanno raccolto nel Quaderno “Il welfare nell’era delle piattaforme. Apprendimenti dal progetto WePlat” spunti e riflessioni su questa ricerca, svolta tra il 2021 e il 2023.

Welfare nell'epoca delle piattaforme: la mappa del fenomeno con Weplat

La ricerca si proponeva tre obiettivi principali: descrittivo, di mappatura delle piattaforme presenti in Italia; analitico, di individuazione delle variabili organizzative e di servizio che caratterizzano i diversi modelli di piattaforma di welfare; di coprogettazione delle piattaforme di welfare per rispondere in modo adeguato alle esigenze di utenti, provider e policy makers. Questi obiettivi sono stati raggiunti attraverso un’attività di individuazione e mappatura delle piattaforme di welfare presenti in Italia e poi attraverso gli studi di caso su alcune di esse, realizzati attraverso interviste mirate e analisi del design delle piattaforme stesse. Il tutto è stato reso possibile grazie a un confronto tra prospettive disciplinari diverse fornite a vario titolo dai partner di progetto.

Secondo la professoressa Ivana Pais, docente di Sociologia economica all’Università Cattolica e principal investigator del progetto, «se a livello globale le piattaforme digitali come Uber, Airbnb, Amazon si presentano sempre più come un oligopolio dai caratteri “imperiali”, come ricorda il sociologo Vili Lehdonvirta nel suo fortunato saggio “Cloud Empires” recentemente pubblicato da Einaudi, a livello nazionale e nello specifico campo del welfare assistiamo a un fenomeno in evoluzione, che assume caratteristiche ben diverse e ci obbliga a ripensare, almeno in parte, le nostre categorie interpretative dei comportamenti di consumo e dei modelli di lavoro».

Un aspetto di particolare rilievo per determinare il successo delle piattaforme di welfare è legato al ruolo degli utenti dei servizi. Per Martina Visentin, ricercatrice dell’Università di Padova «le piattaforme studiate mostrano un’abilitazione nei confronti degli utenti che può superare la dicotomia tipica del welfare tra beneficiari passivi e consumatori di servizi. L’utente sceglie il welfare in piattaforma per la flessibilità e tempestività nella risposta al bisogno, per il contenimento dei costi, ma anche per la reputazione positiva di servizi già presenti sul territorio. Sono quindi comportamenti che possono contribuire ad affrontare alcuni problemi strutturali del welfare italiano come la frammentazione delle risorse e delle prestazioni».

I risultati di Weplat sono stati approfonditi e discussi in un convegno che si è svolto presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, introdotto dal keynote speech di Uma Rani, dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro delle Nazioni Unite. Divisi in quattro panel di grande attualità, qualità del lavoro, ruolo degli ecosistemi d’innovazione, protagonismo degli utenti e design delle piattaforme, i ricercatori di Weplat hanno avuto l’opportunità di confrontarsi con qualificati discussant provenienti sia dal mondo accademico sia dalle organizzazioni che, a vario titolo, sostengono l’innovazione nel campo del welfare. Tra questi ultimi Giovanni Fosti, presidente del Fondo per la Repubblica Digitale, di recente costituito dalle fondazioni bancarie italiane con una dotazione di oltre 350 milioni di euro per contrastare il divario digitale nel nostro Paese, secondo cui «è necessario riconoscere che la comunità è un elemento che genera valore, cosa che i soggetti imprenditoriali che hanno operato attraverso le piattaforme hanno dimostrato e dovrebbero averci insegnato».

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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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