Vini dealcolati: un’opportunità per il Made in Italy, ma servono misure adeguate

- di: Barbara Leone
 
Il settore dei vini a basso o zero contenuto alcolico rappresenta un'opportunità di crescita per il comparto vitivinicolo italiano. Tuttavia, per sfruttare appieno questo potenziale, servono interventi mirati che supportino le aziende del settore nei complessi processi di dealcolazione. È quanto emerge dalla posizione espressa da Cristiano Fini, presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, al termine di una riunione tenutasi ieri presso il Ministero dell'Agricoltura e della Sovranità Alimentare e Forestale (Masaf) con il ministro Francesco Lollobrigida.

Vini dealcolati: un’opportunità per il Made in Italy, ma servono misure adeguate

Secondo Cia, il decreto sui vini dealcolati attualmente in discussione rappresenta un passo nella giusta direzione, ma necessita di ulteriori accorgimenti per garantire un impatto positivo e duraturo sul settore. A partire da un contesto internazionale in cui la dealcolazione è già autorizzata dal 2021 nell'Unione Europea e dove, a livello globale, il segmento dei vini senza alcol genera un fatturato di un miliardo di euro negli Stati Uniti, il principale mercato per il vino italiano.

Cia sottolinea la necessità di finanziare il decreto con risorse economiche adeguate per consentire alle imprese vitivinicole di affrontare il passaggio verso la dealcolazione. Tra le proposte avanzate, l'idea di permettere alle aziende, come già avviene per l'imbottigliamento, di affidarsi al contoterzismo nazionale per la produzione di vini con gradazione alcolica inferiore allo 0,5% (dealcolati) o parzialmente dealcolati (con gradazioni tra 0,5% e 9%). Un altro punto chiave riguarda il sottoprodotto della dealcolazione, che oggi viene destinato principalmente alla produzione di bioetanolo. Cia propone di ampliare le possibilità di utilizzo di questi residui anche in altri settori industriali, sfruttando al massimo le potenzialità delle tecnologie disponibili.

L'associazione insiste sulla necessità di tutelare la qualità produttiva e il valore del vino italiano, evitando che la normativa sui vini dealcolati possa intaccare le denominazioni di origine protetta (DOP) e le indicazioni geografiche protette (IGP). Queste categorie, secondo Cia, devono restare escluse dalla dealcolazione per garantire il rispetto delle tradizioni produttive e la salvaguardia del patrimonio enologico italiano. Un ultimo aspetto sollevato riguarda la terminologia utilizzata nel decreto. Cia propone di abbandonare l'espressione “dealcolizzati”, considerata impropria, in favore del termine “de alcolati”, ritenuto più corretto e rappresentativo del prodotto.

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