Roberto Vavassori è Presidente dell’Anfia. L’Associazione Nazionale della Filiera dell’Industria Automobilistica, una delle personalità più indicate per fare una radiografia del settore, a margine del convegno organizzato da Aniasa.
La filiera automotive ha un’importanza fondamentale, perché coinvolge quasi tutti i cittadini italiani. Quali sono le vostre priorità? Cosa chiedete al governo nazionale ma anche al ‘governo europeo’ che sta per rinnovarsi?
Al Governo italiano chiediamo, e parzialmente abbiamo già ottenuto, una sensibilizzazione sui temi europei importanti, perché le partite europee influenzano decisamente tantissimo la nostra filiera: oltre il 90% delle leggi europee del nostro settore sono quelle che poi diventano leggi italiane. Quindi, è essenziale un ottimo raccordo tra quanto discutiamo in Italia e quanto poi andiamo a rappresentare in Europa. Un esempio per tutti è la recente discussione sull’euro 7, dove il nostro Governo è riuscito ad accettare le nostre tesi, almeno parzialmente, e quindi fare in modo che l’Europa accetti un ridisegno dei vettori energetici che sono da impiegare in chiave di neutralità tecnologica per la transizione. Parlo di E-Fuels, ma dobbiamo adesso aprire ai biocarburanti e a tutta quella fascia di vettori circolari nel quale l’ Italia può dare un contributo importante anche in termini di innovazione.
L’automotive pesa anche, lo sappiamo, sulle tasche del consumatore: quali possono essere gli interventi normativi per andare incontro ad esempio alle esigenze di rinnovare il parco auto?
Pesa sulle tasche dei contribuenti sì, ma al tempo stesso è una grossa fonte di gettito per il Governo. Oltre 75 miliardi di euro è la fiscalità che va nelle casse dello Stato ogni anno grazie alla mobilità nelle sue varie forme. Noi dobbiamo essere molto realisti e non sognare perché le nostre finanze sappiamo in che condizioni sono. Abbiamo, per quanto riguarda l’automotive, un fondo dedicato, frutto del precedente lavoro fatto dal Mise che serve fino al 2030 per incentivare la domanda; dall’altro lato abbiamo invece alcuni miliardi da impiegare in maniera molto saggia nei prossimi anni per rinnovare e fare in modo che le nostre aziende, quindi parlo del lato dell’offerta, siano pronte alla transizione energetica.
Parlando in generale dell’automotive, qual è il ruolo svolto dall’autonoleggio e dal car sharing?
È fondamentale, perché, soprattutto quando si parla di nuove tecnologie, c’è un rischio di obsolescenza tecnologica non indifferente. Allora avere la certezza che un contratto ben chiaro per 4 anni ti consenta, a costi certi, la mobilità che tu desideri con una chiarezza su che cosa succede dopo il quarto anno credo che sia molto utile. E oltre a questo c’è il fatto che i veicoli dopo 4 anni possono essere cambiati dalle case di noleggio ed entrare nel mercato dell’usato: un meracto che, non dimentichiamolo, fa girare il triplo dei veicoli dell’immatricolato nuovo.
Parliamo del futuro: secondo lei qual è la prospettiva non solo per l’auto elettrica ma anche per l’auto intelligente?
È un tema fondamentale: se ne parlava moltissimo qualche anno fa, poi un po’ di meno, adesso un po’ di più... In realtà alla guida autonome ci dovremo arrivare semplicemente per un motivo: non avremo abbastanza persone che guideranno i nostri mezzi. Già oggi in Italia abbiamo un disperato bisogno di oltre 20.000 autisti di autobus e veicoli commerciali pesanti. Personale che non troviamo. Quindi è una necessità, e lo vediamo già in Giappone, o negli Stati Uniti, dove ci sono filiere a rischio perché non hanno abbastanza mezzi di trasporto per consegnare in tempo le merci. Dobbiamo arrivarci, quindi prenderemo qualche rischio e non dovremo, come dire, crocifiggere la tecnologia dopo il primo incidente che potrà avvenire. Non dimentichiamo in Italia, oggi, sono 30.000 i morti per incidenti sulle nostre strade. Quindi non dobbiamo colpevolizzare l’intelligenza artificiale perché e quando avrà causato un incidente: bisogna considerare che in realtà il 98% degli incidenti stradali avviene per responsabilità del driver. Quindi dobbiamo mantenere sempre questo in mente: ci sarà più sicurezza,e minori costi perché la logistica richiede di supplire alla mancanza delle persone. Questo è lo scenario che abbiamo di fronte.