Fuga di dirigenti elettorali dopo presidenziali in Usa: "Troppe minacce"

- di: Brian Green
 
È un fenomeno che forse paga pesantemente la forza della comunicazione, che non lascia zone d'ombra, che limita a dismisura la sicurezza perché niente può restare riservato. Stiamo parlando del numero crescente di responsabili di uffici elettorali negli Usa che, sotto la spinta di non più accettabili minacce, gettano la spugna, pensando alla sicurezza della famiglia più che alla loro funzione pubblica.

Usa: aumentano le fughe dei dirigenti elettorali per via delle minacce

Ormai i funzionari che abbandonano le cariche parlano apertamente di una democrazia in pericolo, perché con le minacce si mette in discussione il principio stesso della rappresentanza degli interessi della comunità. Un sondaggio di poche settimane fa ha rivelato che un funzionario su tre non si sente al sicuro quando esercita il proprio mandato. Un esempio, che suona come un vero e proprio allarme, è quello di Al Schmidt che si è guadagnato un posto nella Storia, in occasione dello scrutinio a Philadelphia dei voti che, attribuendo la maggioranza dei consensi dello Stato della Pennsylvania a Joe Biden, ha di fatto sancito vittoria del candidato democratico alle ultime elezioni presidenziali.

Schmidt, che ha raccontato le sue vicende ad Abc News, in qualità di commissario della città di Philadelphia (governata dai repubblicani, partito al quale lui stesso appartiene), è rimasto rintanato per giorni nel centro congressi cittadino, assicurandosi che ogni voto, inviato per posta o espresso di persona dall'elettore, fosse conteggiato.
"Per noi, non si tratta mai di chi vince e chi perde" - ha detto Schmidt - "Si tratta davvero di contare i voti".

Ha fatto il suo lavoro, garantendo la correttezza nel conteggio dei voti e, quindi, delle elezioni per poi ritrovarsi sotto attacco di Donald Trump (allora sconfitto, ma ancora presidente in carica degli Stati Uniti) che, in un tweet, senza alcuna prova, lo accusò di essersi rifiutato di vedere "una montagna di corruzione e disonestà".
Da quel momento per Schmidt e la sua famiglia è stato un crescendo di minacce, anche di morte. Gli attacchi sono saliti di tono e, per così dire, di qualità: ''Citare i miei figli per nome, indirizzo, foto di casa mia. Come se le persone che hanno mandato le minacce avessero chiaramente fatto i compiti".

Schmidt non è il solo che, tra i funzionari elettorali, statali e locali, stanno subendo crescenti minacce, spingendo molti di loro a lasciare l'incarico, in un esodo che non ha precedenti nella storia Usa. Non sono semplici ipotesi.

Decine e decine di funzionari elettorali, intervistati per un sondaggio condotto dal Brennan Center for Justice (fondato nel 1995 presso la New York University Law School, è un istituto di diritto e politica pubblica senza scopo di lucro, considerato vicino a posizioni liberali) hanno detto non sentirsi al sicuro come conseguenza della loro funzione.
"Non c'è, ne sono certo" - ha detto Schmidt - "nessun funzionario elettorale nel Paese che quando si è candidato per il posto...ha mai contemplato minacce di morte, figuriamoci minacce di morte ai loro figli come parte di quella descrizione del lavoro".

In Pennsylvania, quasi la metà dei direttori degli uffici elettorali della contea si è dimessa dal 2019, riferendo di pesanti minacce subite. La democratica Roxanna Moritz si è dimessa sulla scia delle elezioni del 2020 come revisore dei conti e commissario delle elezioni nella contea di Scott, Iowa, dopo oltre un decennio di lavoro. Ha citato una cultura del bullismo nei confronti dei funzionari elettorali, che spesso lavorano per lunghe ore con poca paga, perché "ci preoccupiamo della nostra democrazia".

Alla base di questa situazione - che peraltro sta rendendo difficile sostituire i dimissionari, col pericolo di farlo con persone che hanno contribuito, direttamente o come parte di uno schieramento, al clima di paura per i funzionari - ci sarebbe il sospetto, alimentato da Donald Trump, che l'esito delle elezioni presidenziali sia stato alterato.

È il teorema della ''Grande menzogna'' che ha larghissimo seguito nelle frange più conservatrici del repubblicani che, negli Stati che governano, stanno cercando di varare leggi elettorali destinate a mettere, nelle mani dei funzionari, un potere enorme e, peraltro, con scarse opportunità di controllo. Per alcuni, quindi, la disinformazione elettorale si sta rivelando un test critico per la democrazia americana. "Penso che ci sia un ulteriore obbligo per i repubblicani come me di dire la verità sulle elezioni del 2020 e di elevarsi contro tutte queste bugie, indipendentemente dalle conseguenze per ognuno di noi", ha detto Schmidt.
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