Usa 2020: il centro di Washington si blinda temendo disordini nel dopo-voto

- di: Brian Green
 
Ancora poche ore e si conoscerà il nome di chi occuperà per i prossimi quattro anni le stanze del potere politico americano, se Donald Trump o Joe Biden, a conclusione di una campagna elettorale a dir poco violenta e che non lascia tranquilli su quello che potrà accadere dopo. A conferma di un clima ad altissima tensione sono state le scene, nelle ultime ore, a cui si assiste a Washington, dove, da mercoledì, nel centro cittadino, diversi condomini hanno iniziato a sbarrare porte e finestre con lastre di compensato in previsione delle proteste notturne del dopo voto che in molti danno per scontate.

Come sempre accade, anche le ''Usa 2020'' sono presentate, come tutte quelle che le hanno precedute, come elezioni incerte, complesse, non interpretabili. Lo si dice sempre, anche quando l'esito viene definito scontato e che, invece, scontato non lo è mai. Ma sicuramente, rispetto al passato, le presidenziali di quest'anno hanno una caratteristica che forse si era ritrovata solo in qualcun'altra campagna agli inizi del '900, quando gli Stati Uniti avevano un corpo elettorale diviso su molti temi e quindi potenzialmente pronto a ribellarsi non solo con le parole a risultati che non erano quelli sperati.

Quest'anno invece lo scenario è diverso perché a gettare dubbi sulla correttezza delle elezioni, e quindi anche lasciando intendere che, se dovesse vincere Biden, esse saranno state sicuramente manipolate (da parte di un non meglio definito gruppo di potere che vede dentro tutti, ma proprio tutti, quelli che non la pensano come Trump), è stato proprio il presidente in carica che sta mostrando una ferocia tale nel mantenere la sua poltrona da lasciare qualche dubbio su quali siano le sue reali motivazioni.

Il fatto stesso che ha continuato a strizzare l'occhio ai gruppi di estrema destra che, sotto il suo mandato, hanno manifestato nuovamente la loro pericolosità, essendo loro sì anti-sistema e non certo i democratici (che Trump e le sue truppe cammellate accusano di volere instaurare, ad elezioni vinte, un soviet), spiega molte delle strategie del presidente e del suo staff, che è ancora più a destra di lui. Non prendere le distanze dalle milizie intrise di suprematismo bianco, i cui appartenenti non si creano problemi nel girare armati per le città, appellandosi al secondo emendamento della Costituzione (che autorizza i cittadini a dotarsi di un arma per difendersi, ma non certo per intimidire e minacciare), non è stato un gesto improvvisato, ma è l'esatta traduzione del pensiero di Trump. Che ha il suo elettorato di riferimento, ma non ha certo remore che cercarsene un altro molto più a destra, in quella porzione di popolazione che crede alla forza come solo strumento politico.

La presenza, sia pure in misure minoritaria, dell'estrema destra armata negli Stati Uniti nel dibattito politico ha inserito un altro elemento del difficile contesto americano degli ultimi quattro anni. Un periodo in cui Trump ha ottenuto successi in campo economico - lo ammettono tutti -, anche se a costo di denunciare accordi e annullare vecchie alleanze ed amicizie. Ma, contestualmente, ha avvelenato il clima sociale non denunciando, ad esempio, le violenze se venivano dalla polizia, anzi addirittura giustificandole alla luce di un malinteso senso patriottico. Cioè: puoi difenderti se pensi di essere attaccato, anche se chi ti "attacca" non è armato e non ha cattive intenzioni o, come accaduto, ti ha girato fisicamente le spalle. Si è assistito, quindi, ad una escalation di tensioni e cattivi segnali che oggi fanno temere che, ad urne chiuse e con un risultato negativo per Trump, qualcuno (o più d'uno) si senta autorizzato a protestare facendo ricorso alla violenza.

Non sorprende quindi il fatto che il capo di Facebook, Mark Zuckerberg, abbia espresso preoccupazione per la potenziale ondata di violenze sulla scia delle elezioni americane. Un ennesimo segnale del clima che si è creato venendo da chi, per il suo ruolo, forse più di altri ha il polso del Paese.

"Sono preoccupato
- ha detto - che ci sia il rischio di disordini civili in tutto il Paese, poiché la nostra nazione è così divisa e i risultati delle elezioni potrebbero richiedere giorni o settimane per essere ufficializzati". Il riferimento ai tempi delle scrutinio è legato al fatto che moltissimi americani hanno scelto di votare per corrispondenza (anche a causa della paura del contagio da Covind.19). Cosa che allungherà il tempo necessario a verificare i voti.

Alla luce del quadro che si è determinato, ha detto ancora il boss Zuckenberg, è necessario che aziende come Facebook si impegnino per proteggere la fiducia nel processo elettorale e impedire che le piattaforme vengano utilizzate per proclamare la vittoria in anticipo o per invocare la violenza nelle strade- Zuckemberg ha ricordato, in proposito, alcune delle misure di salvaguardia messe in essere su Facebook, come il divieto di qualsiasi pubblicità su argomenti sociali o politici che, ad urne chiuse, potrebbero aumentare la tensione, di per sé già elevata. La prossima settimana, ha aggiunto, sarà un test per Facebook, per capire se ha imparato la lezione del 2016 quando le sue pagine furono invase da massicce campagne di disinformazione, che venivano dalla Russia e che indirizzarono molti voti verso Trump.

A fare da eco alle parole di Zuckemberg è giunta la decisione di Walmart, colosso della distribuzione, con una capillare rete di grandi punti vendita in tutti gli Stati Uniti, di ritirare temporaneamente dagli scaffali, armi e munizioni. La decisione è stata adottata dopo l’ennesima ondata di violenza per le strade a causa dell’uccisione di un uomo di colore a Philadelphia.
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