Le università sono tornate a essere luogo di scontro ideologico

- di: Redazione
 
Il ripetersi di manifestazioni che, prendendo spunto dalle vicende mediorientali, stanno cercando di paralizzare molti atenei italiani - volendo impedire alle strutture accademiche la partecipazione a bandi che vedono coinvolte istituzioni israeliane - sono la conferma di come ormai il conflitto sia diventato un pretesto che alcune ben identificabili frange del corpo studentesco italiano cercavano da tempo per riportare indietro l'orologio della Storia, ad anni in cui le università erano il luogo deputato a portare a livello fisicamente più alto le contrapposizioni ideologiche.

Le università sono tornate a essere luogo di scontro ideologico

Per capire cosa stia realmente accadendo basta ascoltare quel che dicono molti (non tutti) i ragazzi intervistati davanti alle università per spiegare i perché della protesta e che sembrano ripetere frasi e circollocuzioni che facevano parte dell'armamentario lessicale di chi, giovane negli anni a cavallo tra i '70 e gli '80, parteggiava per questo o quello schieramento, ritenendo che le tesi di ciascuno necessitavano del ricorso alla forza fisica piuttosto che a quella delle idee.

Le scene cui stiamo assistendo in questi giorni ripropongono un vecchio modello, che è poi quello di impedire più che proporre. E questo, pur ritenendo fondata gran parte delle considerazioni che i manifestanti di oggi fanno sulle politiche del governo di Israele nei confronti dei palestinesi, non può giustificare il fatto che si ricorra a manifestazioni che si sa benissimo, sin dal loro insorgere, che avranno una deriva violenta.
Ma soprattutto, al di là di quello di cui molti dei giovani che vi partecipano sono convinti, appare evidente che esiste un pregiudizio non anti-Netanyahu, ma anti-Israele, retaggio di un'idea stratificata e che, in anni lontani, ha visto l'insorgere di una contiguità di alcuni settori ideologici (della sinistra radicale, ma anche della destra che vedeva negli ebrei comunque dei nemici o avversari) con chi di Israele voleva la cancellazione e non certo solo la modifica del suo atteggiamento nei confronti dei palestinesi.

Anche oggi si registrano, nelle università italiane, episodi che, nella battaglia contro la risposta violenta e sanguinosa di Israele all'altrettanto violenta e sanguinosa (o sanguinaria, termine che meglio si attaglia) aggressione da parte di Hamas e dei suoi sodali, poco o nulla hanno a che vedere.

Se è vero che alcuni studenti israeliti, non necessariamente sionisti, dicono di vivere la quotidianità nel perimetro delle università con paura, addirittura nascondendo i segni visibili della loro religione, come i gioielli con la stella di David.
Se siamo arrivati a questo punto, se si ha paura di mostrare i simboli della propria religione, significa che forse anche l'ultimo baluardo a difesa della civile convivenza è stato abbattuto, sacrificato sull'altare di una lotta che non è solo politica o ideologica, ma che è diventata ben altro.
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