UniCredit: crescono le polemiche sulla retribuzione garantita a Orcel

- di: Redazione
 
Il libero mercato ha le sue leggi e, di conseguenza, tutto ha un prezzo e il suo ammontare è fissato, quasi sempre, dal punto di equilibrio che trovano domanda ed offerta. Quindi non deve sorprendere più di tanto il fatto che UniCredit, per assicurarsi il talento di Andrea Orcel, abbia messo sul piatto un consistente gruzzolo di milioni di euro per convincerlo ad assumere la carica di amministratore delegato. Si dirà che, in ogni caso, trattandosi di un golden boy della finanza, ogni singolo centesimo del trattamento economico garantito a Orcel sarà ampiamente ripagato, ma certo le cifre fanno un po' effetto, e non solo a noi o ai semplici azionisti di UniCredit, ma anche alla gente comune. Quella che, così, solo per personale diletto, comincia a fare due conti ed a chiedersi se tutto sia compatibile con il clima di generale depressione - in tutti i sensi e le accezioni - del Paese.

Verrebbe da dire che, facendo un paragone con il calcio, Andrea Orcel, nella definizione dei parametri economici del suo compenso, è stato il Mino Raiola di sé stesso. Per chi non lo conosce, Raiola - che giustamente sbandiera un passato da pizzaiolo, come fosse una medaglia alla sua caparbietà - è un procuratore sportivo che riesce ad ottenere, per i suoi assistiti (calciatori di primissimo piano) contratti economicamente eccezionali, dai quali ottiene anche lui alti benefici in termini di commissioni. Diciamo che Orcel ha chiesto ed ottenuto un contratto che, nella parte economica, prevedesse delle ricadute che lo tutelino dal suo ingresso in piazza Gae Aulenti sino a quando non decidesse di uscirsene. E sono belle cifre. Secondo la documentazione che prepara all'assemblea di UniCredit del 15 aprile che ufficializzerà l'ingresso di Orcel, il prossimo ad del gruppo potrà godere di una serie di tutele economiche che gli garantiranno, oltre allo stipendio annuale (7,5 milioni di euro, già di per sé uno degli stipendi più alti dei banchieri europei), anche un premio ulteriore - pari a cinque milioni di euro - che non sarà legato ai risultati. E su questi numeri la polemica è già alta, tanto che alcuni "proxy advisor", i consulenti che consigliano gli azionisti chiamati ad esprimersi con il voto, hanno espresso tutte le loro perplessità sia nella definizione della parte economica del contratto che lega UniCredit a Orcel, quanto sulla pubblicizzazione di questi contenuti.

Uno dei consulenti, Iss, letta la documentazione ufficiale, ha comparato la remunerazione fissa di Orcel e del suo predecessore, Jean Pierre Mustier, che, nel 2016, entrando in UniCredit aveva ridotto del 40% il compenso fisso (portato a 1,2 milioni, rinunciando nel 2020 al bonus da 2,6 milioni). Secondo Iss, tra i due contratti c'è uno squilibrio abnorme (+111% a favore di Orcel). Ma c'è anche altro perché, secondo qualcuno, l'articolazione del contratto tra UniCredit ed Orcel garantirebbe a quest'ultimo - quale che siano le sorti future dell'Istituto che gli saranno affidate - oltre ventidue milioni di euro, in base a meccanismi retributivi che, se certamente sono un capolavoro di alchimia contabile, di certo determinano perplessità se si considera il panorama generale del Paese e le difficoltà quotidiane che la gente affronta. Non è moralismo di grana grossa, ma queste stanno creando sconcerto. Anche dipendenti dell'Istituto che, se gioiscono per l'arrivo di un fuoriclasse in cabina di regia, guardano con timore alla sua fama di mago delle fusioni. Un termine che, immancabilmente, prelude a tagli della forza lavoro.
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