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UniCredit: Orcel fa di nuovo il pieno di compensi, ma il mondo reale è un altro

- di: Redazione
 
UniCredit: Orcel fa di nuovo il pieno di compensi, ma il mondo reale è un altro
Ammettiamolo: dobbiamo ormai rassegnarci e mettere da parte certi stereotipi che ci erano cari. Come le famose (ma anche angoscianti) domande che ogni bambino, ad un certo punto della sua giovane vita, si sente fare in merito a come lui si immagina da grande. Prima, statisticamente, era una bella lotta tra il calciatore o l'astronauta, con il medico e il cantante un passetto indietro. Professioni, ma anche missioni che ci stavano tutte nella mente di un bambino, il cui orizzonte non contemplava ancora il dolore, la paura o, come spieghiamo tra un po', il guadagno economico fine a sé stesso.
Perché, da oggi, non ci dobbiamo meravigliare se, alla fatidica domanda, ''E tu, bel bambino/bambina, cosa vuoi fare da grande?'', rischiamo di sentirci rispondere, con la faccetta furba e una simil-Montblanc in mano, ''l'amministratore delegato di UniCredit''.

Andrea Orcel, Ad di UniCredit, ha avuto confermate per il 2022 il totale delle spettanze del 2021

Di per sé essere Ad di un grande istituto di credito, così come di una banca di media grandezza, non è che faccia male al portafoglio, tra competenze, premi, benefit, stock options.
Ma se sei l'amministratore delegato di un gigante come UniCredit l'asticella delle aspettative deve essere messa più in alto. Ma non sempre e comunque, perché non si può pensare di vivere in una dimensione parallela dove ci siano solo cose buone, lasciando ad un'altra il compito di fare da contenitore a sofferenza, dolore, preoccupazioni.
Cerchiamo di essere chiari, anche se i numeri non si possono interpretare.

L'amministratore delegato di Unicredit, Andrea Orcel, ha avuto confermate per il 2022 il totale delle spettanze (nelel varie forme) percepite lo scorso anno, che assommavano alla affatto disprezzabile somma di 6,7 milioni di euro.
Ovvero quasi seicentomila euro al mese; ovvero più di 18 mila euro al giorno, se li avesse lavorati tutti e 365.
Non male, ma non ci si venga a dire che i manager sono sul mercato e quindi le grandi aziende si devono accaparrare, con contratti multimilionari, i migliori per raggiungere gli obiettivi. Forse questo era giusto sino a poco tempo fa, quando il frusciare delle banconote era la melodia che accompagnava i destini degli Ad di società che capitalizzavano il loro lavoro ad ogni battito di ciglia.
Oggi questo non è più possibile, anzi non è più accettabile.

Ma chi ha deciso di confermare per il 2022 quanto Orcel s'è messo in tasca (grazie alla sua capacità, non certo ai risultati) s'è preso la briga di guardarsi attorno o vive sul monte Athos, lontano dalle cose di questo mondo perché a stretto contatto con Dio? Ha pensato, andando a comprare le sigarette o i quotidiani, che quelle saracinesche abbassate sono la sconfitta di chi, fino a pochi mesi fa, le sollevava ogni mattina orgoglioso di quanto aveva fatto? Ha capito che, anche se vivi nelle stanze del potere finanziario dove tutto è giunge ovattato, depurato da disgrazie e sofferenza, non puoi fare finta di non vedere o sentire?

Non conosciamo personalmente Andrea Orcel, che sicuramente è uno dei manager che tutti vorrebbero avere in casa propria. Non lo conosciamo perché cose come la decisione del Cda di UniCredit quasi ne cancellano il viso, facendolo diventare una immagine, quella di una casta che guarda con disdicevole distacco le cose terrene, pascendosi di una autoreferenzialità in cui non c'è posto alcuno per un dubbio, un ripensamento.

Ai piani alti di UniCredit evidentemente ci sono priorità che sfuggono ai comuni mortali e che in qualche osservatore potrebbero muovere a considerazioni di carattere etico.
Capiamoci: nulla in quello che il Cda di Unicredit ha fatto è meno che inattaccabile dal punto di vista formale.
Ma, nelle macerie che la pandemia ha creato e sulle quali si stanno già sedimentando quelle della guerra in Ucraina, un gesto di quella che un tempo era la buona volontà avrebbe avuto un valore immenso.
Soprattutto per chi, giovane, sta vedendo crollare il mondo impregnato di speranze che si era disegnato per lui.
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