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Ucraina, l’accordo è quasi fatto ma la pace resta lontana

- di: Vittorio Massi
 
Ucraina, l’accordo è quasi fatto ma la pace resta lontana
Ucraina, l’accordo quasi fatto ma la pace resta lontana
Intesa al 95%, ma territori, sicurezza e Nato frenano la svolta.
 
(Il presidente ucraino Volodymir Zelensky).

È una trattativa che corre veloce e insieme frena di colpo, come un’auto sportiva costretta a inchiodare davanti a una curva cieca. Gli ultimi contatti tra Washington e Kiev raccontano di progressi concreti, percentuali incoraggianti, segnali distensivi. Ma quando si passa dai numeri alla sostanza, i nodi tornano a stringersi.

Secondo valutazioni emerse a fine dicembre 2025, l’intesa complessiva sarebbe “pronta al 95%” per Donald Trump e poco sotto, intorno al 90%, per Volodymyr Zelensky. Una distanza minima, almeno sulla carta. Sufficiente però a bloccare la vera svolta.

Territori: il cuore duro del negoziato

Il fronte più incandescente resta quello territoriale. Mosca continua a rivendicare il pieno controllo del Donbass, area strategica che comprende Donetsk e Luhansk e che oggi è in larga parte occupata dalle forze russe, ma non interamente conquistata. Il Cremlino insiste su un ritiro totale delle truppe ucraine.

Kiev risponde con una proposta diversa: zona demilitarizzata, arretramento reciproco e cessate il fuoco controllato. Una linea sostenuta anche da ambienti europei, mentre dagli Stati Uniti filtra l’idea di una zona economica speciale per rilanciare produzione e occupazione nelle aree contese.

Resta poi aperta la partita di Zaporizhzhia e Kherson, regioni che la Russia rivendica formalmente ma che non controlla del tutto, oltre alla Crimea, annessa nel 2014 e considerata da Kiev territorio occupato.

Zaporizhzhia, energia e diplomazia nucleare

La centrale nucleare di Zaporizhzhia, la più grande d’Europa, è uno dei dossier più delicati. Occupata dalle truppe russe, rappresenta un rischio costante sul piano della sicurezza e un’enorme leva politica.

Secondo analisi pubblicate tra Bruxelles e Washington a dicembre 2025, la sua gestione potrebbe intrecciarsi con una ripresa dei colloqui tra Stati Uniti e Russia sul controllo degli armamenti nucleari. Sul tavolo ci sarebbero concessioni economiche russe e una possibile apertura a investimenti statunitensi nel settore energetico.

Tra le ipotesi circolate: uno sfruttamento congiunto dell’energia, con una quota gestita da Washington nell’ambito di un’intesa separata con Mosca. Un’idea che Kiev osserva con cautela, temendo un ridimensionamento del proprio ruolo.

Garanzie di sicurezza: il tempo è la chiave

Per l’Ucraina e per molti Paesi europei le garanzie dovranno essere solide e durature, tali da scoraggiare qualsiasi futura aggressione. Gli Stati Uniti parlano di impegni della durata di 15 anni, rinnovabili. Zelensky, però, ha rilanciato chiedendo un orizzonte tra i 30 e i 50 anni.

Trump spinge perché l’Europa sia protagonista diretta. L’ipotesi di una forza multinazionale europea è stata discussa in diverse capitali, ma Mosca la considera inaccettabile e continua a chiedere anche una riduzione strutturale dell’esercito ucraino.

Nato, Unione europea e linee rosse

Una delle condizioni centrali poste dal Cremlino è un blocco formale dell’allargamento della Nato verso est. Washington ha mostrato aperture, ipotizzando persino una rinuncia costituzionale di Kiev all’adesione.

L’Ucraina, però, chiede meccanismi di sicurezza ispirati all’articolo 5 dell’Alleanza Atlantica. In parallelo resta aperto il dossier europeo: Kiev punta a entrare nell Unione europea entro il 2027, obiettivo sostenuto politicamente ma ancora complesso sul piano tecnico.

Elezioni e legittimità

Gli Stati Uniti hanno rilanciato l’idea di elezioni in Ucraina, posizione sostenuta apertamente anche da Mosca. Zelensky si è detto pronto a tornare alle urne in caso di accordo, per la prima volta dal 2019, nel tentativo di rafforzare la legittimità interna del nuovo corso.

Ricostruzione: la sfida da 800 miliardi

La pace, se arriverà, avrà un prezzo enorme. I costi della ricostruzione sono stimati tra 700 e 800 miliardi di dollari. Trump ha assicurato che la Russia “aiuterà” nel processo, mentre Kiev e Washington lavorano a una roadmap che guarda al 2040, con obiettivi su investimenti, lavoro, sicurezza e rientro dei rifugiati.

Come ha spiegato il presidente ucraino, “senza sicurezza e crescita economica non esiste una pace duratura”. Una frase che sintetizza il senso di una trattativa avanzata, ma ancora sospesa.

Le prossime settimane saranno decisive. Il percorso è tracciato, l’arrivo visibile. Ma tra il 95% e il 100% c’è lo spazio più difficile della diplomazia.

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